Al Teatro San Ferdinando di Napoli, ‘Italia-Brasile 3 a 2 – il ritorno’. Dal 10 al 15 gennaio di e con Davide Enia
Nel 2022 è ricorso il doppio anniversario del quarantennale della partita al Sarrià di Barcellona e del ventennale del debutto dello spettacolo Italia – Brasile 3 a 2 (Premio Ubu Speciale 2003).
Con il sottotitolo Il ritorno, lo spettacolo Italia-Brasile 3 a 2 del drammaturgo e attore siciliano Davide Enia – tra i maggiori e più autorevoli nomi del “teatro di narrazione” – è ritornato in scena su produzione del Teatro Metastasio di Prato, Fondazione Sipario Toscana, toccando i principali teatri italiani. A Napoli lo spettacolo sarà in scena al Teatro San Ferdinando da martedì 10 a domenica 15 gennaio 2023.
Il monologo, della durata di 90 minuti più recupero, si avvale delle musiche in scena di Giulio Barocchieri e Fabio Finocchio, delle luci di Paolo Casati, dei suoni di Paolo Cillerai, della video documentazione di Ivan D’Alì, graphic designer Sara Gaibotti.
“La nuova messa in scena dello settacolo – dichiara Enia – rivisiterà il testo originale, nuove saranno la regia, le luci, le musiche.
Il mondo è cambiato, diverse sono le urgenze, i vuoti urlano più dei pieni. I tempi sono cupi, si profila un conflitto sociale durissimo, il Covid e l’esperienza del lockdown hanno segnato uno spartiacque che rimette in discussione lo stesso dispositivo teatrale, la sua urgenza, il suo fine. Italia-Brasile 3 a 2 il ritorno
– prosegue Enia – opera su un doppio binario.Il primo è quello della coscienza collettiva, tramite il ricordo di quell’evento specifico, la partita del mondiale del 1982, che segna un atto identitario e comunitario. Il secondo binario è quello della coscienza intima, ovvero l’operazione privata di scomposizione e ricomposizione dei temi e dei sentimenti affrontati, rapportandoli al proprio vissuto personale. La partita epica della nazionale contro il Brasile diventa uno strumento liberatorio, il suo ricordo è intriso di gioia e questo restituisce al dispositivo teatrale il suo ruolo di costituente della coscienza comunitaria”.
“E poi – ancora Enia -, c’è qualcosa che appartiene a una dimensione più profonda e misteriosa, legata a doppio filo con l’essenza del teatro stesso: il rapporto tra i vivi e morti. La presenza di chi non c’è più continua a vibrare da questa parte della vita, si impone nella memoria, segna traiettorie nel futuro. A differenza di quando si debuttò nel 2002, sono morti tanti protagonisti di questo lavoro: è morto Paolo Rossi, è morto Enzo Bearzot, è morto Socrates, è morto Valdir Perez, è morto lo zio Beppe. Eppure i loro occhi, le loro voci, le loro gesta continuano a ripresentarsi come presenze vive, scena dopo scena, parola dopo parola, gol dopo gol, schiudendo le porte dell’inesprimibile, invitando ad abbandonarci al mistero, permettendoci di scorgere ciò che brilla nel buio e non fa male”.
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