Acerra: Un’egemonia ed un riconoscimento criminale talmente elevato da rendere obbligatorio l’”omaggio” da parte della processione della “Madonna dell’Arco”. Carabinieri eseguono fermo nei confronti di padre e figlio.
I Carabinieri del Nucleo Investigativo del Gruppo di Castello di Cisterna hanno dato esecuzione ad un decreto di fermo di indiziato di delitto emesso dalla Procura Distrettuale Antimafia di Napoli a carico Andretta Salvatore e Andrea, padre e figlio, rispettivamente di 60 e 37 anni, entrambi residenti ad Acerra, raggiunti, a vario titolo, da gravi indizi di colpevolezza in ordine ai reati di tentato omicidio, estorsione continuata e detenzione illegale di armi, tutti aggravati dalle finalità e modalità mafiose.
Nello specifico, l’attività investigativa condotta dai carabinieri attraverso un diffuso impiego di intercettazioni telefoniche ed ambientali nonché di metodi tradizionali quali telecamere attive h24 e servizi di osservazione e riscontro, ha permesso di documentare la piena operatività del sodalizio criminale operante ad Acerra del quale Salvatore Andretta è esponente di vertice.
In particolare, gli Andretta sono considerati i mandanti o comunque gli istigatori (l’esecutore materiale, Picardi Giuseppe, era stato arrestato in data 1.2.2022) del tentato omicidio di D’Agostino Emanuele, avvenuto ad Acerra in data 21.11.2021, a causa di un contrasto dovuto al controllo del territorio legato allo spaccio di sostanze stupefacenti.
Nella circostanza, gli Andretta, insieme ai fratelli Avventurato, Bruno e Giancarlo, avevano dato luogo ad una “stesa” effettuata per le vie di Acerra, in sella a un motociclo, armati di pistola e fucile mitragliatore, nelle ore immediatamente precedenti al predetto evento delittuoso.
Salvatore Andretta è, inoltre, ritenuto responsabile, quale mandante, di tre diverse richieste estorsive ai danni di imprese edili operanti nel comune di Acerra ai cui titolari era stata formulata una richiesta di denaro.
L’egemonia ed il riconoscimento criminale della famiglia Andretta era tale che la casa di residenza costituiva “omaggio” obbligatorio da parte della processione della “Madonna dell’Arco”, così come documentato nel corso delle indagini.
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