Immagini in bianco e nero dalla lontana Svezia, poi altre a colori, piuttosto sbiadite (dolorose, per noi italiani, quelle del mondiale Messico ’70) a miracol mostrare sui campi di calcio.
L’arte di quello che con Maradona è considerato il più grande calciatore di tutti i tempi, Edson Arantes do Nascimento, detto Pelè, è immortalata su pellicole antiche e malandate. Dei suoi oltre mille gol sono relativamente poche le immagini che restano, la maggior parte delle quali provenienti dai tre mondiali che ha vinto (1958, 1962 e 1970).
A certificarne la classe inarrivabile ci sono le testimonianze di chi ha avuto la fortuna di vederlo giocare (per tutta la carriera in Brasile e poi, due anni, nei Cosmos di New York) e dei video, alcuni amatoriali, girati sui campi brasiliani dove con il Santos dispensava magie e dava lezioni di calcio agli avversari.
Curiosamente, quindi, forse l’immagine più famosa di Pelè calciatore – oltre al gol con ‘sombrero’ con la Svezia nel 1958 – è quella immortalata da John Huston in un film del 1981, ‘Fuga per la vittoria’, dove il campione brasiliano, in patria soprannominato ovviamente ‘o Rei, recita al fianco di Sylvester Stallone, Michael Caine e Max Von Sidow.
Pelè interpreta un prigioniero di guerra americano in un campo di concentramento nazista durante la Seconda guerra mondiale. Insieme ai suoi compagni di prigionia accetta di sfidare una squadra supportata dal governo tedesco e progetta un piano di fuga rocambolesco da attuarsi nell’intervallo tra il primo e il secondo tempo del match.
Malgrado la drammatica situazione (in campo contro i tedeschi ci sono anche degli ebrei fatti arrivare appositamente dai campi di concentramento per questa partita) il gruppo si fa prendere dalla voglia di rivalsa e dal desiderio di battere i nazisti sul campo di pallone, per cui torna in campo.
Il momento clou del film, che resta impresso nella memoria, dove realtà e fiction si confondono, è la rovesciata con cui Pelè (alias capitano Luis Fernandez) si merita la standing ovation dello stadio e l’applauso di un improbabile ufficiale nazista (Max von Sydow), incapace di contenere l’entusiasmo per quella giocata.
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