Natale, presepe vivente nel duomo di Napoli dedicato all’accoglienza.
Una ragazza di colore nel ruolo della Madonna, che cammina verso l’altare accompagnata da San Giuseppe, portando in braccio un bambolotto che raffigura Gesù, anch’esso di colore.
Intorno alla scena che raffigura la Natività, ci sono altri 78 ragazzi, tra personaggi di primo piano e comparse, vestiti con abiti dell’epoca, ispirati a quadri di pittori di fama internazionale.
Nel Duomo di Napoli va in scena la rappresentazione del presepe vivente, organizzato e realizzato dagli studenti dell’istituto superiore ‘Isabella d’Este-Caracciolo’, insieme con i loro docenti. Attraverso il simbolo principale del Natale, i giovani lanciano un messaggio “nuova umanità”, che si fa anche accoglienza. Dopo la rappresentazione, infatti, molti dei 1.100 iscritti alla scuola superiore raggiungono la mensa di Santa Sofia, gestita dalle suore Vincenziane, dove servono pasti caldi e offrono assistenza ai tanti senza fissa dimora che vivono in questa zona.
“Da dieci anni l’istituto lavora per la cura dell’altro attraverso un concetto di una nuova umanità, che guarda a valori diversi da quelli che la società spesso chiede – spiega il dirigente scolastico, Giovanna Scala – questa presa in carico dell’altro guarda soprattutto a coloro che hanno più bisogno, a cominciare dai senza fissa dimora.
Questa idea accompagna tutto l’impianto educativo e formativo dell’istituto, e’ l’idea di fondo di un processo che parte dall’accoglienza dal ragazzo fino alla fine del suo percorso”. Per mettere in scena il presepe vivente, che rientra nel progetto ‘Note di bellezza per raccontare un prodigio’, i ragazzi e i loro docenti hanno realizzato tutti gli abiti nei laboratori dell’istituto.
Il parroco del Duomo, Vittorio Sommella, spiega che questa collaborazione è destinata a proseguire e a rafforzarsi.
“L’istituto Isabella d’Este-Caracciolo ha anche un indirizzo alberghiero – sottolinea – e c’è la disponibilità a cucinare per le nostre mense”. In totale sono 22 quelle gestite dalla Curia di Napoli, dove ogni giorno si distribuiscono oltre 5.000 pasti caldi.
“Assistiamo quotidianamente i senza fissa dimora – ricorda il parroco – e stiamo ragionando sull’idea di allestire un ricovero provvisorio, visto che molti di loro si rifiutano di andare nei nostri dormitori”. Sommella lancia quindi un appello alle istituzioni, affinché ognuno dia il proprio contributo fino in fondo. “Bisogna fare rete – ragiona – perché da soli non si va da nessuna parte”.
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