I vertici del clan Mazzarella seppur divisi tra di loro per questioni di divisioni degli introiti avevano deciso di dichiarare guerra al clan Contini.
E qualora questo fosse accaduto è probabile che oggi a Napoli staremmo ancora a contare i morti di camorra. L’inquietante scenario viene fuori dall’ordinanza di convalida del fermo dei tre cugini Ciro e Michele Mazzarella e Salvatore Barile fermati l’altro giorno mentre stavano progettando di scappare all’estero.
Voleva innescare una guerra su larga scala il triumvirato che guidava il clan Mazzarella. Uno scontro che li avrebbe visti contrapposti ai nemici dell’Alleanza di Secondigliano, in particolare, al clan Contini, che avrebbe rotto gli equilibri criminali a Napoli.
Emerge dall’ordinanza con la quale oggi il gip Luca Rossetti del Tribunale di Napoli che ha convalidato il fermo emesso dalla DDA nei confronti dei vertice del clan. Voleva innescare una guerra su larga scala il triumvirato che guidava il clan Mazzarella. Uno scontro che li avrebbe visti contrapposti ai nemici dell’Alleanza di Secondigliano, in particolare, al clan Contini, che avrebbe rotto gli equilibri criminali a Napoli.
La conversazione viene intercettata dai carabinieri del Nucleo Investigativo di Napoli. Dal tenore si comprende che i Mazzarella sono a conoscenza della volontà del boss Patrizio Bosti (scarcerato l’11 maggio scorso ma provvidenzialmente arrestato nuovamente appena sei giorni dopo) di voler uccidere Salvatore Barile. La faida doveva essere innescata proprio dai Mazzarella, attaccando il clan Reale di San Giovanni a Teduccio, componente dell’Alleanza, mettendo fine così alla “pace”.
Barile e Ciro Mazzarella parlano di strategie criminali, dei rapporti con i Contini, della tregua – con tanto di accordo – ma anche dell’intenzione di Bosti di uccidere Barile. Dal tenore della conversazione si evince chiaramente che il triumvirato è pronto a passare ai fatti: si parla infatti di reperire le armi, attivare i cosiddetti “killer dormienti” e reclutare affiliati per lo scontro.
Il clan Mazzarella ha anche attraversato dei momenti di crisi interna. Lo si evince da uno dei verbali del pentito Salvatore Giuliano: “Alessio mi ha confessato di essere stato l’autore materiale del tentalo omicidio di Tubetti, nipote di Maurizio Ferrainolo, avvenuto tra il 2017 e 2018.
Il pentito Salvatore Giuliano: “Alessio Vicorito tentò di uccidere il nipote di Ferraiuolo”
“In effetti questo gesto è stato, più che altro, una sfregio fatto da Vicorito in quanto Tubetti era un appartenente ai clan di Ferraiuolo Massimo, fratello di Maurizio, dal momento che Vicorito ha subito un vero e proprio trauma, quando era un bambino, da parte di Ferraiuolo Maurizio il quale, dopo l’arresto del padre Vicorito Luigi, avvenuto nel 1998, quando ci fu il primo processo al clan Giuliano, fu cacciato insieme ai fratelli, alla sorella e la madre, dell’appartamento dove all’epoca ubicato alia Maddalena e cioè dove adesso abita Massimo Ferraiuolo, in quanto Maurizio Ferraiuolo voleva impadronirsi e, di fatto, si impadronì della loro abitazione.
Questo episodio Alessio Vicorito non lo ha mai digerito e quindi, quando si è presentata l’occasione ha colpito uno degli appartenenti al gruppo di Ferraiuolo. Preciso, in particolare, che ciò è avvenuto durante il periodo in cui il gruppo De Martinio-Vicorito era appoggiato da Eduardo Saltalamacchia il quale aveva anche mire espansionistiche sulla Maddalena e cioè voleva inserirsi nelle attività illecite di quella zona ovvero nello spaccio, nella contraffazione nelle estorsioni alle bancarelle e ai depositi di merci, all’epoca e tuttora gestite da Ferraiuolo Massimo e dal fratello Gaetano”.
E a proposito degli ambulanti e delle bancarelle il clan Mazzarella usa toni dispregiativi, li chiama “scimmiette”, per definire gli ambulanti immigrati che tengono sotto torchio imponendo il “pizzo”.
Il pizzino di Totoriello Barile e i soldi dalle “scimmiette”
A rivelarlo è un pizzino sequestrato dalla Polizia di Stato nel corso di una perquisizione disposta pochi giorni dopo il raid compiuto il 4 gennaio 2017 nel noto mercato della Maddalena. Quel giorno un commando fece fuoco tra le bancarelle ferendo tre extracomunitari e una bimba di dieci anni. Una strage sfiorata.
A scrivere quel messaggio per gli investigatori è stato Salvatore Barile, reggente dei Mazzarella, che in quel frangente è detenuto. Il pizzino è stato trovato dai poliziotti del commissariato Vicaria-Mercato il primo febbraio 2018, in un ristorante sottoposto a perquisizione. Per il raid nel mercato vennero poi arrestate cinque persone, ritenute tutte persone legate ai Mazzarella.
“Non farmi stare in pensiero… – scrive Barile nel pizzino palesemente preoccupato per la sparatoria – io un po’ ed esco ma se voi vi bruciate, mannaggia. E segna il fatto dei soldi delle scimmiette… “.
Articolo pubblicato il giorno 9 Dicembre 2022 - 22:21