Il Castello di Capri nell’epoca angioina”, un testo del 1920 di autore misterioso rimasto anonimo. Testimonianza unica perché basata su fonti andate distrutte durante il Secondo conflitto mondiale. In libreria per Stamperia del Valentino
“L’isola di Capri ha invidiabile bibliografia. Dalla classica: greco-romana e medioevale fino alla moderna: estera e nazionale. Ma non tutti gli scrittori, gli storici e gli scienziati scrissero «ex professo» di essa, come si può rilevare, in certo qual modo, dalle bibliografie del Furchheim, del Fasulo e del Doria. I pochi, che si sono esclusivamente e direttamente occupati dell’isola, sono riusciti utili; meno gli storici, che non hanno portato alcun contributo alla verità. Dal Mangoni questi hanno copiato l’uno dopo l’altro, mentre vi è tanto materiale inedito nei Mss. delle biblioteche di Napoli, dei monasteri, delle Curie vescovili, dei Capi toli, delle Parrocchie, delle famiglie private (che hanno avuto relazione con Capri) e, soprattutto, del Grande Archivio di Napoli, da farmi rimanere attonito. Non ho esitato di ricorrere a queste fonti e dopo tredici anni di ricerche, prima, religiose sul Patrono S. Costanzo, patriarca di Costantinopoli e poi civili e politiche dell’isola, mi permetto di presentare come tesi di laurea, questo lavoretto, quasi frutto di non poche veglie nelle brumali pareti dell’ospedale militare di Aversa”. È così che esordisce il misterioso autore, rimasto anonimo, di questo libretto dal titolo “Il Castello di Capri nell’epoca angioina”, che l’editore Paolo Izzo, dopo averlo scovato durante le abituali opere di ricerca di testi “curiosi e inediti” (oppure sconosciuti e dimenticati), lo ha pubblicato nella collana Sotto il cappello della sua casa editrice Stamperia del Valentino (pagg 52, euro 10,00).
Si tratta di una tesi di laurea datata 1920 che tenta di far luce su un periodo della storia caprese che oramai traspare soltanto dalle strette stradine coperte e dai consunti archi ogivali che le scandiscono. “Ne valeva la pena? Ne siamo certi, vista anche la sorte subita nell’ultimo conflitto mondiale da tanti codici angioini, andati distrutti dalla cieca follia di chi intendeva cancellare le radici storiche di un popolo che doveva essere oggetto di conquista e che – per fortuna – non lo fu”, commenta l’editore.
Ebbene, come dichiara l’anonimo Autore, il suo lavoro è condotto appunto su tali Codici in un momento felice, perché precedente alla loro quasi totale dispersione. Tutto ciò quando nessuno degli scrittori precedenti si era preoccupato di compulsare tali preziose fonti. Tale circostanza rende questo volumetto una testimonianza unica, anche se (ne siamo coscienti) destinata a pochi cultori della storia del periodo e dell’Isola. Tanto è bastato per convincere Izzo a strapparlo all’oblio nel quale era relegato da ormai un secolo.
La casa editrice
Editore dal 2002, Paolo Izzo, alter-ego della Stamperia del Valentino, gestisce con estremo rigore le scelte editoriali della sua “creatura”. Il risultato è un catalogo di alto profilo sia nell’ambito della cultura napoletana, che in quello della produzione di stampo umanistico, esoterico e storico.
La Stamperia del Valentino vuole riportare all’attenzione del pubblico la Napoli colta, folkloristica e letteraria. A tal proposito seleziona opere rivolte al curioso colto come allo studioso, con un occhio all’originalità e completezza dei temi proposti.
Articolo pubblicato il giorno 1 Dicembre 2022 - 13:11