“Non c’è lavoro, non c’è nulla: c’è solo l’illegalità. Da lì arrivano proposte ma io non sono il tipo di fare queste cose: ho sempre e solo lavorato”.
La denuncia arriva dal presidio degli ex lavoratori della Meridbulloni di Castellammare di Stabia, in provincia di Napoli, comune sciolto per infiltrazione mafiosa. A parlare, ai microfoni della TGR Campania, è uno dei circa 40 operai rimasti senza lavoro da due anni, da quando il 18 dicembre 2020 il Gruppo Fontana decise di chiudere quel sito.
La proposta per i circa 80 lavoratori fu irrevocabile: accettare il trasferimento a Torino o essere licenziati. Meno di 20 traslocarono, altri accettarono l’offerta di un altro imprenditore del settore di spostarsi nel Nord Est. La metà è rimasta a lottare per tornare a lavorare nello stesso sito, che intanto è stato messo in vendita.
“Da sei mesi attendiamo la convocazione di un tavolo in Regione Campania– raccontano – e a breve per molti di noi scadrà anche il sussidio di disoccupazione”.
Un territorio, quello stabiese, dove la Camorra aveva messo le mani anche sull’Amministrazione comunale, stando alla relazione del Ministero dell’Interno che ne ha decretato lo scioglimento lo scorso febbraio, e che ora offrirebbe lavoro agli operari espulsi dal ciclo produttivo secondo le loro stesse testimonianze: “Promettono soldi facili ma a me non piacciono”, racconta uno di loro. “Io voglio lavorare: il lavoro è dignità e mi permette di camminare a testa alta”, conclude.
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