Era un vero e proprio imprenditore della droga Raffaele Imperiale il supernarcos di Castellammare di Stabia che dopo soli 4 mesi di carcere lontano dalla sua latitanza dorata a Dubai ha deciso di pentirsi: dava ai ai suoi fedelissimi anche la quattordicesima mensilità
E’ quanto emerge dai suoi primi racconti depositati nei verbali redatti davanti ai pm Giuliano Caputo, Maurizio De Marco e Lucio Giugliano coordinati dalla procuratrice reggente Rosa Volpe della Dda di Napoli che stanno conducendo le indagini con squadra mobile, carabinieri e finanza.
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Alleanze trasversali, conversazioni criptate, e il riciclo dei milioni di euro che ogni mese incassava quale unico referente europeo per il traffico di sostanze stupefacenti. Soldi che erano investiti in beni durevoli, soprattutto lingotti di oro e immobili. Questi i contenuti dei primi verbali di Raffaele Imperiale, detto ‘Lelluccio Ferrarelle’, il boss dei Van Gogh.
Sono sei i verbali depositati, quattro contenenti i racconti di inizio collaborazione con la giustizia di Imperiale, uno quelle del suo socio Bruno Carbone.
Un’organizzazione di trafficanti internazionali che spostava in media 300-400 chili di cocaina al mese, concludeva da dieci a venti compravendite in un solo giorno e trasferiva, con un semplice tocco di mouse, enormi somme di denaro da un continente all’altro.
Nei primi verbali del “boss dei Van Gogh” parla di come riciclava gli ingenti proventi del traffico di droga attraverso l’acquisto di oro: “Ho comprato oro fino a 40 chili alla settimana, ho reinvestito 30-40 milioni così”. E spiega di aver acquistato il metallo prezioso sia in lingotti da una fonderia del Nord, vicino a Venezia, sia in Campania, al Tari, il polo di Marcianise, attraverso un contatto il cui nome è coperto da omissis.
“I lingotti li ho presi da un’azienda, una fonderia del Nord vicino Venezia, si tratta di una signora di origini marocchine, ho conosciuto lei e il marito tramite un calabrese latitante a Istanbul, con il quale ho fatto affari e che mi doveva dei soldi, circa 500- 600mila euro ed è lui che mi ha consegnato dei lingotti”.
“Il sistema dei lingotti era un’alternativa al sistema di Mattia Anastasio che ridusse la percentuale dal 2% all’1% e io ridussi il flusso di contante a lui destinato. Quando è tornato al 2% ho ripreso con lui gli stessi volumi, anche perché temevo l’attenzione delle forze dell’ordine su un mercato piccolo come quello del Tarì”.
E a proposito dei rapporti con il Tarì- come riporta Il Roma- Imperiale ha spiegato: “I contatti al Tarì di Napoli li ho avuti tramite omissis sono arrivato fino a 40 chili di oro al mese, in realtà 20-25 con il Tarì, in quantitativi giornalieri di 3-4 chili al giorno, il resto con Bit”.
“L’oro che compravo al Tarì, lo portavo in Germania, se ne occupava Daniele. Contatti al Tarì li abbiamo avuti da Ciro…omissis.. e da Gianmarco Cerrone. In oro compravamo fino a 40 chili a settimana, ho reinvestito complessivamente massimo 30-40 milioni in oro”.
Poi Imperiale abbandonò questa strada temendo un possibile innalzamento dell’attenzione degli investigatori sul Tari, anche perché fra gli operatori stava girando la voce di un interessamento all’oro dei “signori della droga” ed era facile che queste voci arrivassero alle forze dell’ordine.
Anche il braccio destro di Imperiale, Bruno Carbone, preso in consegna da polizia e carabinieri nei giorni scorsi dopo essere rimasto per mesi nelle mani di una fazione integralista in Siria, ha reso un interrogatorio.
Il 22 novembre Carbone dice: “Raffaele Imperiale insieme a me era il capo. Il nickname della persona cui a Napoli consegnavamo i soldi e’ “il Bello” e dopo che questi fu arrestato c’era un altro soggetto di cui ora non ricordo il nome. Genovese ha operato per noi dal 2019 per circa due anni”.
Quanto ai rapporti con Imperiale, “ho cominciato a lavorare con lui verso fine 2014, inizio 2015. Prima che dall’Olanda mi trasferissi a Dubai. Col tempo sono entrato in societa’ con lui. Io ero socio al 25%, con un altro 25% si pagavano le spese e il restante 50% era di Imperiale”.
E ancora gli affari in tutto il mondo: “Con Giovanni Fontana abbiamo fatto un lavoro in Australia, di 600 pacchi, organizzato da Raffaele Imperiale con un socio australiano, Mark, e un socio olandese, Hanas Zamouri, che e’ stato sequestrato in Siria con me. Gli australiani ci dissero che il carico di droga era stato sequestrato, ma non abbiamo nessuna prova, ne’ alcuna notizia sulle fonti aperte. La merce era stata portata da noi dall’Olanda, erano 200 chili nostri e 400 chili degli australiani”.
1. continua
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