“Da quando ad agosto i nuovi vertici aziendali si sono insediati all’ospedale Cardarelli, nulla è stato fatto, non un atto, non una disposizione è stata assunta, tranne quella di ‘mettere il bavaglio’ al disagio dei lavoratori e di ‘silenziare e normalizzare’ il malessere dei cittadini attraverso una ferrea gestione delle notizie”.
Lo affermano i vertici della Segreteria Funzione Pubblica Cgil dell’area metropolitana di Napoli e della Campania sul nuovo caos barelle al pronto soccorso del maggiore ospedale di Napoli. “Di fronte alla realtà oggettiva dei fatti – proseguono i sindacalisti – che non possono essere smentiti, la narrazione crolla con effetti devastanti, soprattutto per un sistema costruito sull’oscuramento e la negazione della verità che non può accettare che la realtà venga resa pubblica e messa sotto gli occhi di tutti.
La Fp Cgil, il sindacato dei diritti, non rimarrà in silenzio e continuerà a chiedere un confronto di merito sulla riorganizzazione dell’area critica di emergenza/urgenza, perché i diritti violati sono lo specchio e la misura della ingiustizia e al tempo stesso rappresentano uno strumento per combatterla”.
La Cgil sottolinea che “ad ogni cambio di direzione aziendale le prime dichiarazioni rilasciate sono sempre ‘mai più barelle in Pronto Soccorso al Cardarelli’, un rito propiziatorio che non produce effetti, perché le barelle persistono nel pronto soccorso come è purtroppo a conoscenza dei cittadini e dei lavoratori. Lo iato tra la rassicurante narrazione istituzionale e la cruda realtà è stridente e sottaciuta fino a quando la notizia non riemerge perché le condizioni assistenziali e lavorative hanno oltrepassato il limite della decenza.
E così il pomeriggio di sabato 3 dicembre si scopre che al Cardarelli erano presenti 125 pazienti in barella tra Pronto Soccorso e Osservazione Breve Intensiva, un eufemismo considerato che i pazienti in attesa ricovero dovrebbero stazionare, secondo le indicazioni del Ministero della Salute, non oltre le 36 ore, ma invece vi permangono per giorni e per settimane.
I vertici aziendali si sono affrettati a riproporre la solita procedura e a trasmettere una nota alla Centrale Operativa di Napoli nella quale, a seguito saturazione, si invita il Responsabile del 118 a non inviare al Cardarelli i pazienti con patologie non gravi, a esclusione dei pazienti in imminente pericolo di vita e rientranti nelle reti tempo dipendenti.
Una situazione che si ripete e torna alla ribalta della cronaca, perché nonostante le dichiarazioni dei vertici della Azienda, non sono state affrontate le cause strutturali organizzative interne all’ospedale che determinano la “attesa ricovero”, al netto delle cause esterne sulle quali i vertici ospedalieri non possono intervenire, perché di competenza della Regione che non si assume le proprie responsabilità e continua a latitare: desertificazione territoriale, riduzione dei posti letto e chiusura dei pronto soccorso afferenti alla rete ospedaliera della città di Napoli.
Per gestire l’attesa ricovero, causa principale del sovraffollamento, e per dare risposte immediate al disagio lavorativo e soprattutto assistenziale bisogna intervenire sulle cause interne attraverso il controllo dei tempi medi di degenza ospedaliera e la verifica del corretto equilibrio tra volumi di attività ordinaria istituzionale e attività libero professionale”.
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