L’autista Emanuele Melillo, morto precipitando col bus a Capri il 22 luglio del 2021 era invalido al 50%, doveva essere sottoposto a periodici controlli ma nessun controllo ne per lui ne sulla ringhiera inadatta.
Secondo quanto emerso dalle indagini – chiuse di recente – ci sono profili di responsabilità a carico di nove persone, tutte destinatarie di un avviso di conclusione indagini, preludio a una eventuale richiesta di rinvio a giudizio da parte della Procura di Napoli.
Un malore, forse causato dall’assunzione di droga: ci sarebbe anche questo alla base del grave incidente avvenuto il 22 luglio 2021 a Capri, dove un bus del trasporto pubblico locale è precipitato in una scarpata profonda 15 metri, a Marina Grande, a pochi metri da una spiaggia. Il bilancio della tragedia fu di un morto, l’autista, Emanuele Melillo, e di 23 passeggeri feriti, alcuni in maniera piuttosto seria.
Il lavoro dei consulenti degli inquirenti ha rivelato anche che la barriera contro la quale il bus ha impattato non era idonea e, infatti, non ha retto all’urto. Non solo.
Il conducente (morto a causa dei traumi subiti nell’impatto e non per il malore) non doveva e non poteva essere alla guida: era portatore di invalidità al 50% peraltro mai evidenziata anche perché non sottoposto dall’azienda per la quale lavorava alle visite mediche periodiche previste dalla legge.
Visite che avrebbero potuto evidenziare anche l’assunzione di sostanze stupefacenti. L’avviso di conclusione indagini è stato notificato al legale rappresentante della società di trasporto pubblico caprese Atc, al medico che avrebbe dovuto tenere sotto controllo lo stato di salute di Melillo, a un dirigente della Provincia di Napoli (per il periodo che va dal 2006 al 2010), a un tecnico responsabile della manutenzione straordinaria della strada provinciale 66 (sulla quale avvenne l’incidente).
Ma anche a quattro funzionari della Città Metropolitana di Napoli e al dirigente della gestione tecnica strade e viabilità, quest’ultimo per non avere tenuto conto di una segnalazione con la quale un pool di tecnici evidenziava la necessità di predisporre una barriera di protezione in sostituzione della ringhiera evidentemente incapace di resistere all’impatto di veicoli come, appunto, il bus precipitato e i pullman turistici che circolano sull’isola azzurra soprattutto d’estate.
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