Al Teatro Elicantropo di Napoli Quel ‘copione’ di Shakespeare di Vittorio Viviani. Da giovedì 15 dicembre in scena un reading di grande teatralità, digressioni, aneddotica e curiosità, nello spirito e nello stile affabulatorio dell’artista partenopeo.
William Shakespeare ha “copiato” per alcuni suoi capolavori dalle novelle italiane? Perché, dunque, non andare a scoprire le fonti da cui Shakespeare ha “copiato”? Sarà lo spirito e lo stile affabulatorio di Vittorio Viviani a portare in scena le novelle italiane che hanno ispirato il grande drammaturgo inglese in Quel “copione” di Shakespeare, in scena da giovedì 15 dicembre 2022 alle ore 21.00 (fino a domenica 18) al Teatro Elicantropo di Napoli, presentato da Fondamenta Teatri&Teatro di Roma.
Vittorio Viviani interpreta e commenta quattro delle novelle italiane da cui Shakespeare trasse ispirazione, fra le più famose, una per ogni giorno di programmazione: giovedì 15, La sfortunata morte di due infelicissimi amanti di Matteo Bandello (Giulietta e Romeo); venerdì 16, Per un pugno di ducati di Giovanni Fiorentino (Il mercante di Venezia); sabato 17, La mossa dell’alfiere di Giovan Battista Giraldi Cinzio (Otello); domenica 18, Due pesi e due misure di Giovan Battista Giraldi Cinzio (Misura per misura).
“Ovviamente il termine copiato – sottolinea Viviani – è una provocazione, ma non troppo campata in aria. I colleghi del tempo di Shakespeare lo accusavano esattamente di questo: copiava da tutti. Conosceva molte bene le novelle italiane tradotte in inglese sin dal XIV secolo”.
La tradizione di novelle, canti e ballate nel nostro Paese affonda le sue radici nel Medioevo e nel Rinascimento, periodi in cui moltissimi autori hanno prodotto una grandissima quantità di scritti, ripresi a quanto pare anche da scrittori stranieri, affascinati dalle storie nostrane.
Fin dal 1300, l’italiano “volgare” era la lingua della cultura, della comunicazione e della diplomazia in Europa e, nel ‘500, la regina Elisabetta I parlava, leggeva e scriveva in italiano, con raffinata padronanza. Quindi, il Bardo conosceva bene i nostri novellieri, e, forse, di nascosto di notte li leggeva addirittura in italiano.
Vittorio Viviani accompagna il pubblico dentro racconti appassionanti, divertenti, emozionanti che esaltano il realismo espressivo e la preziosa finezza delle novelle italiane. Servitore dei suoi spettatori, Viviani si rivela egli stesso novelliere che racconta le curve serpentine delle vicende umane, esistenziali e culturali, aprire le circostanze, entrare in corrispondenze, uscire dai labirinti, acchiappare coincidenze, deviare sulle digressioni, ballare sulle concordanze, aprire combinazioni.
Un viaggio inebriante in quella scrittura vivida, spettacolare, moderna dei nostri novellieri per riscoprire, con orgoglio, la grandezza della lingua e della cultura italiane che hanno influenzato il mondo intero, e anche per riconoscere, ancor più, la grandezza drammaturgica di Shakespeare.
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