Scaparro torna alla regia con ‘Il Re muore’ al Teatro Nuovo di Napoli.
Dopo 60 anni dalla prima mondiale del capolavoro di Eugène Ionesco in scena a Parigi, questa sera alle 19 torna Scaparro con un lavoro più che mai attuale.
Sono trascorsi sessant’anni dalla prima mondiale de Il Re muore di Eugène Ionesco al Théàtre de l’Alliance francaise di Parigi, Maurizio Scaparro torna alla regia affrontando questo lavoro più che mai attuale, in scena questa sera alle 19 (in replica domani) al Teatro Nuovo di Napoli.
Presentato da Associazione culturale Laros, lo spettacolo si avvale della colonna sonora del premio Oscar Nicola Piovani (il suo ultimo lavoro con Scaparro risale a La bottega del Caffè di Carlo Goldoni). Nel cast, come protagonista, troviamo Edoardo Siravo, che ha già lavorato con il maestro nei panni di Pozzo in Aspettando Godot, affiancato da Isabel Russinova e da Gabriella Casali, Carlo Di Maio, Claudia Portale, Michele Ferlito.
Le scene sono affidate ad Antonia Petrocelli, i costumi sono firmati da Santuzza Calì, che ha collaborato con Scaparro anche tra cinema e lirica. Il testo di Ionesco, come la maggior parte delle opere del Teatro dell’Assurdo, è un’immagine poetica della condizione umana. Si direbbe che l’autore abbia assorbito alcune linearità formali di Beckett e alcune ritualità di Genet.
La trama racconta del regno di Bérenger ormai alla deriva, e quello che dovrebbe essere un re alla guida di un popolo è soltanto un uomo in decadimento. Le due regine, l’istitutrice Marguerite e l’amorevole Marie, dopo aver saputo dal medico che il re morirà, discutono su come informarlo.
Bérenger apprende la notizia, ma, nonostante il suo corpo manifesti forti segni di cedimento, non vuole accettare che la sua ora è vicina e tenta in tutti i modi di convincere gli altri. Solo quando scopre che i suoi poteri non lo assistono più, realizza che il suo tempo sta per scadere e acconsente che sia celebrato il rito di preparazione alla sua morte.
“Ritengo che sia quanto mai necessario – sottolinea Scaparro – mettere in scena un testo di questo peso per cercare di portare un po’ più di consapevolezza nell’animo delle persone in un momento storico come questo. Pandemia e guerra stanno lasciando un segno molto forte nella nostra coscienza e, giacchè persone di cultura, abbiamo il compito di far riflettere e far rinascere il pubblico attraverso una storia che sembra essere stata scritta ieri”.
Al suo apparire sulle scene parigine nel dicembre 1962, Il Re muore fu salutato da una larga parte della critica come il vertice più alto raggiunto dalla creazione drammatica di Ionesco. Taluni, anzi, non hanno esitato a inserire l’opera tra le più significative del teatro contemporaneo.
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