Nonostante le ottime prestazioni in campionato e una striscia di vittorie consecutive che è record assoluto nella storia del Napoli, non si può e non si deve parlare mai di scudetto. L’argomento è tabù assoluto. La tradizionale scaramanzia per scongiurare malefici e disgrazie e propiziare il destino non è mai stata forte come in questo momento. E poco conta se, alla dodicesima giornata, gli uomini di Spalletti sono a +5 dalla seconda in classifica con 10 vittorie, 2 pareggi e nessuna sconfitta. Vietato parlare di scudetto.
Le agenzie di scommesse invece ne parlano eccome, quotando il Napoli di Spalletti a 1.85 volte la posta per la vittoria dello scudetto (il Milan secondo è quotato a 4.50). Ma se i bookmaker “classici” non fanno per te, puoi provare le scommesse virtuali, novità degli ultimi tempi. Potrebbe essere il modo alternativo per puntare sugli azzurri senza allontanare la fortuna.
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Stesso discorso vale anche per il cammino del Napoli nelle competizioni europee. Anche in questo caso, non si può e non si deve parlare di vittoria finale. Considerando però le ottime prestazioni in Champions League, con 5 vittorie su 5 partite, una media di quattro gol segnati a partita, unica squadra a punteggio pieno insieme al Bayern Monaco, la qualificazione alle fasi finali già in tasca e lo scontro diretto di andata con il Liverpool dominato per 4-1 è veramente difficile non pensarci. Anche perché mai come quest’anno sembra un’operazione fattibile per il Napoli, che non è mai andato oltre gli ottavi di finale. Ma anche la Champions resta un tabù sul quale è meglio fare gli scongiuri.
Dunque, non ci resta altro che parlare del passato. Ripercorrere gli anni d’oro che hanno portato al primo, storico scudetto nella stagione 1986/87, e al secondo pochi anni dopo. Con la consapevolezza che nessuna sfortuna potrà cancellare le gesta di grandi campioni come Maradona, Ferrara, Zola e Antonio Careca.
Difficilmente si potrà eguagliare o superare il periodo di massimo splendore della gestione Ferlaino. L’ingegnere e imprenditore napoletano fu presidente dal ‘69 al 1993, ed ebbe il merito di creare un club capace di vincere 2 scudetti, 2 coppe Italia, 1 supercoppa italiana e 1 coppa Uefa. Ma soprattutto il merito di aver portato a Napoli il giocatore più forte di sempre nella storia del calcio: Diego Armando Maradona.
Stagione 1986/87, in panchina Ottavio Bianchi, in campo, con la fascia di capitano, Maradona. Prima giornata di campionato, è il 14 settembre, 58000 abbonati per il San Paolo, ma si gioca fuori casa contro il Brescia. Vittoria per 0-1, gol al 41’, neanche a dirlo, del capitano. Il Napoli si piazza al primo posto in classifica, ma siamo appena agli inizi. La seconda e la terza giornata terminano con un pareggio, poi due vittorie, contro il Torino e la Sampdoria, e di nuovo un pareggio. Alla sesta giornata di campionato il Napoli si trova in seconda posizione, a un punto dalla Juventus.
La partita successiva segnerà una svolta importante. È il 26 ottobre, stadio Olimpico, si gioca contro la Roma di Conti, Giannini e Ancelotti. Oltre 64000 spettatori riempiono le gradinate. Verranno zittiti però dal solito Maradona, che con un gol al 46′ sancirà la vittoria dei partenopei e l’aggancio con la Juve per il primo posto in classifica.
Da allora resterà prima fino alla fine del campionato, perdendo solo tre partite (3-1 a Firenze, 1-0 a Milano contro l’Inter e 3-0 per opera del Verona). Vincerà entrambi gli scontri diretti con la Juventus, lasciandola a -3 punti a fine campionato. 42 punti totali, in un campionato dove le vittorie valevano ancora 2 punti, con 15 vittorie e 12 pareggi. A Napoli è festa grossa per il primo scudetto della loro storia.
Ma non solo, la stagione ‘86/87 verrà ricordata per lo storico “double” portato a casa contro l’Atalanta nella doppia finale di Coppa Italia.
Gli anni successivi al primo scudetto proseguono con grandi prestazioni e nuovi acquisti. Arriva, nell’estate 1987 dal
São Paulo FC, anche conosciuto come San Paolo (guarda il caso), quello che è considerato uno dei più forti attaccanti della sua generazione: Antônio de Oliveira Filho, al secolo Careca. Con i suoi gol il Napoli conquista due secondi posti in serie A e il primo trofeo internazionale della sua storia. È il 17 maggio del 1989 quando, anche grazie ai suoi gol, il Napoli alza al cielo la Coppa Uefa.E arriviamo alla stazione 1989/90. In panchina Alberto Bigon, padovano, ex centrocampista di Lazio e Milan con il quale vinse, oltre a tre coppe Italia e una coppa delle coppe, lo scudetto nel 1979. Uno che di vittorie ne sa. Si troverà a schierare un tridente d’attacco composto da Maradona, Careca e Carnevale, con in panchina un ventitreenne Gianfranco Zola futuro erede del n°10 di Maradona.
Nonostante le assenze nelle prime tre giornate dei giocatori sudamericani impegnati in Copa América, il Napoli si porta subito al primo posto in classifica, battendo l’Ascoli per 0-1. Incasellerà 16 risultati positivi di fila dopo quella partita, perdendo solo alla 17ª giornata in casa della Lazio per 3-0. Resterà comunque prima in classifica fino alla 25ª giornata, con il sorpasso del Milan fino alla trentesima giornata.
Il controsorpasso avverrà nella 31ª giornata, finita in pareggio a Bergamo ma assegnata il giorno dopo a tavolino per via di una monetina da 100 lire lanciata dagli spalti in testa ad Alemão. Sarà un episodio che lascerà pesanti polemiche per diversi motivi, ma che non impedirà al Napoli di arrivare, a fine campionato, 2 punti sopra al Milan e diventare per la seconda volta campioni d’Italia.
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