Reddito di cittadinanza bloccato per alcune migliaia di beneficiari a causa di controlli su presunti illeciti.
Sui social si stanno scatenando le polemiche: molti precisano che quella è l’unica fonte di sostentamento economico per le proprie famiglie e ora non sanno come andare avanti.
Ma il reddito di cittadina sembrerebbe dover presto scomparire, almeno per come lo conosciamo adesso. Nei piani del nuovo governo c’è il superamento con un altro strumento ritenuto più efficace: il cosiddetto reddito di solidarietà. Si tratta di un sussidio a favore solamente dei “fragili”: anziani senza un lavoro; nuclei familiari con minori a carico;
nuclei familiari con disabili.
Nessun beneficio sarà invece previsto per i giovani in grado di lavorare. Questi, secondo le ultime stime dell’Anpal (Agenzia nazionale delle politiche attive per il lavoro), rappresenterebbero circa un terzo degli attuali beneficiari. La buona notizia, almeno per gli attuali beneficiari del reddito di cittadinanza, è che queste modifiche dovrebbero arrivare gradualmente.
Ma nel frattempo anche il presidente dell’Inps, Pasquale Tridico apre, in una dichiarazione alle agenzie di stampa, a una revisione del reddito di cittadinanza, chiesta a gran voce dalla maggioranza di governo e al quale sta lavorando l’esecutivo ma precisa come l’istituto abbia sempre svolto controlli, anche ex ante, per evitare le frodi.
La modifica del meccanismo varato dal governo Conte è uno dei punti nell’agenda del governo di Giorgia Meloni sia per reperire risorse da destinare ad altre priorità sia per affinare uno strumento sul lato di collegamento all’occupazione dove ha mostrato alcune falle. L’emergenza delle bollette ha infatti indotto l’esecutivo a destinare interamente il nuovo deficit di bilancio a compensare l’effetto su famiglie e imprese del caro energia.
Nei piani dell’esecutivo quindi non c’è una cancellazione del reddito ma appunto una modifica come peraltro già annunciato dal governo Draghi e auspicato anche da Confindustria e altre associazioni di impresa. La Banca d’Italia ha più volte sottolineato come il reddito sia stato utile a sostenere una buona fetta della popolazione più in difficoltà e durante la crisi pandemica ma non ha saputo conseguire pienamente gli obiettivi sul fronte delle politiche attive del lavoro.
I sindacati, che porteranno il tema all’incontro di mercoledì prossimo con il premier, invitano alla cautela sottolineando come sia uno strumento indispensabile contro la povertà, in aumento in questi mesi, sebbene riconoscano la possibilità di migliorarlo. E mentre il M5s preannuncia battaglia in caso di una revisione troppo profonda, Lega e Fratelli d’Italia insistono sulle truffe e frodi oggetto di indagini delle Procure per dimostrare il suo fallimento e chiedere “una revisione integrale”.
Si vedrà quale sarà la sintesi di Palazzo Chigi. Nei giorni scorsi il viceministro del lavoro Claudio Durgion ha annunciato che “la proposta che faremo al tavolo sarà quello di cominciare ad interagire per spronare queste persone a trovare il lavoro”.
Secondo gli ultimi dati diffusi dall’Inps lo scorso 25 ottobre sono stati spesi oltre sei miliardi di euro nei primi nove mesi dell’anno per il reddito e la Pensione di cittadinanza. Dall’introduzione del reddito, nell’aprile 2019 in totale sono stati erogati circa 25,9 miliardi. In media l’importo percepito è di 550 euro al mese e il 64,7% dei nuclei beneficiari risiede nel Sud e Isole.
E il presidente dell’ente Tridico si dice “totalmente d’accordo a che le erogazioni vadano a chi effettivamente ne ha diritto secondo i requisiti di legge. Da parte sua l’Inps ha sempre svolto con responsabilità e competenza la funzione di ente erogatore ai sensi delle norme di legge”.
L’Istituto ha fatto controlli ex ante e questo, “anche laddove non fosse espressamente previsto dalla legge, ha permesso di intercettare preventivamente tutti i possibili indebiti individuabili dalle analisi di rischio conosciute e disponibili. Tridico ricorda pooi come “milioni di famiglie in stato di profonda indigenza, progressivamente aumentate a causa della pandemia e della crisi hanno potuto sostenersi e non arretrare in profonda povertà grazie al sostegno del reddito o della pensione di cittadinanza”.
“Lavorare su questo fronte delle condizioni dignitose del vivere e parallelamente potenziare l’accesso al lavoro, per chi può, è la strada maestra” ha aggiunto.
Claudio Durigon, senatore della Lega e sottosegretario al Lavoro e alle Politiche Sociali, intervistato a “24 Mattino”, su Radio24, ha dichiarato che: “sebbene qualche modifica si possa fare sin da subito, il reddito di cittadinanza non finisce sicuramente il 31 dicembre”.
Durigon spiega che bisognerebbe dare un po’ più di potere ai Comuni come era per il Rei e anche di spostare tutta l’attività di controllo ai Comuni, perché in questo modo “diamo una stretta sulle truffe che stiamo vedendo in questo periodo con la gestione centralizzata dell’Inps, che non è capillare sul territorio e accoglie le domande così come vengono”.
Oltre a questo, bisogna dare una risposta al mercato del lavoro, che è anche uno degli aspetti più criticati di questo istituto. “Il reddito di cittadinanza non si può dare a vita a chi può e deve andare a lavorare. Non può esistere la mentalità del ‘tanto ho il reddito di cittadinanza’, per cui non si trovano soluzioni”.
Il vicepremier Salvini ha detto che il sussidio si potrebbe “sospendere per sei mesi a quei 900mila percettori che sono in condizioni di lavorare e che già lo percepiscono da diciotto mesi”. La strada della riforma è però in salita.
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