‘Non Plus Ultras’ con Adriano Pantaleo in scena al Piccolo Bellini dall’8 al 10 novembre al Piccolo Bellini, il il 13 novembre al NEST per la regia di Gianni Spezzano. Una produzione Argot Produzioni/Nest Napoli Est Teatro.
Il viaggio di “Non plus ultras” con Adriano Pantaleo e la regia di Gianni Spezzano fa tappa al Napoli e andrà in scena dall’8 al 10 novembre al Piccolo Bellini e il 13 novembre al Nest, nell’ambito della rassegna Est. Spettacolo vincitore di IN-BOX 2020.
Martedì 24 giugno 2014 alle ore 6.00 il cuore di Ciro Esposito, il tifoso del Napoli di 28 anni ferito il 3 maggio da un tifoso romanista, mentre si avviava allo stadio Olimpico per assistere all’incontro Napoli-Fiorentina, ha smesso di battere. Il giovane ragazzo è spirato al policlinico Gemelli dopo 52 giorni di agonia e dopo aver subito sei interventi chirurgici. È all’indomani della scomparsa del giovane supporter partenopeo che inizia per Pantaleo e Spezzano un percorso di avvicinamento al mondo Ultras. Il progetto Non Plus Ultras è un progetto d’indagine teatrale che nasce dall’esigenza di comprendere i meccanismi di uno dei più grandi fenomeni di aggregazione sociale degli ultimi 50 anni: le tifoserie calcistiche, nello specifico il fenomeno Ultras.
Qual è il modello di vita degli Ultras? Il modello di vita degli Ultras si racchiude in una sola parola: Mentalità. Dunque, cos’è la Mentalità? È una filosofia di vita basata su delle regole non scritte ma condivise tacitamente da tutti gli Ultras. L’impianto drammaturgico dello spettacolo procede alla scoperta di questo codice etico e comportamentale svelandone i pregi e i limiti.
BREVE SINOSSI
“Io per mestiere mi arrangio”, con queste parole Ciro si presenta, mentre svolge le sue mansioni di portiere d’albergo. Ciro è un ragazzo che non ha grande aspirazioni nella vita, non si rispecchia nei valori della società in cui vive, non è interessato alla carriera e ai sacrifici che le persone intorno a lui compiono per guadagnarsi un gradino più alto nella scala sociale. È un border-line che avverte un vuoto incolmabile nella sua vita, al quale, però, non dà importanza. La sua unica passione sono le femmine. Dall’incontro con Susanna, figlia del noto capo ultras “’O Mohicano”, inizierà il suo avvicinamento al mondo della curva, in un primo momento per avvicinarsi alla dolce Susanna, per poi ritrovarsi impelagato in quella “Mentalità” che sembra riuscire a dare un senso a quel mondo inspiegabile in cui vive. Ma quali sono i danni collaterali? Qual è il prezzo da pagare? Qual è il confine tra il Ciro-Ultras e il Ciro-Portiere d’albergo? Quando la vita privata verrà compromessa irrimediabilmente, dalla fede nella maglia e la lealtà al gruppo, emergeranno le prime crisi per Ciro che dovrà compiere una delle scelte più difficili per il suo cuore. Non Plus Ultra, ovvero “non più oltre”, è la scritta che Ercole incise, sulle colonne omonime, per stabilire il limite al quale l’uomo aveva accesso. Qual è questo limite? Ciro lo scoprirà, a sue spese.
MESSA IN SCENA
Il progetto si presenta come un monologo che al suo interno vede sviluppati svariati codici espressivi e drammaturgici. Difatti parte della storia è raccontata in prima persona, in uno stile più classico da teatro di narrazione, mentre un’altra parte ha uno stile performativo. Ricreando le atmosfere sonore tipiche degli stadi, attraverso l’utilizzo di una ‘loop station’, lo spettatore sarà fiondato in prima persona sugli spalti, in quella curva che rappresenta uno spazio di libertà conquistato, faccia a faccia con quel mondo che spesso vediamo solo attraverso i telegiornali o sulla pay per view, comodamente seduti sui nostri divani. L’utilizzo di alcuni brani tratte dalle opere di Shakespeare (Enrico V, Troilo e Cressida, Coriolano), adattati al contesto stadio e arricchiti con effetti sonori, riesce a conferire la giusta epicità al fenomeno che volevamo ricreare. Le parole di Enrico, che incita i suoi fratelli a combattere al suo fianco nella battaglia di San Crispino, si confondono, si mischiano, si perdono per poi emergere riconoscibili nel flusso: non sappiamo più dove finisce il poeta e dove inizia l’ultras. Altro elemento importante è lo stile narrativo: strizza sempre l’occhio alla narrativa inglese. Il lessico ricercato si mischia ad un italiano-regionale creando un effetto in alcuni punti straniante. Da una parte l’intento è quella di omaggiare la terra in cui il fenomeno Ultras nasce, l’Inghilter- ra, dall’altra è disancorare dal territorio alcuni concetti, tipo quella della Mentalità, che invece non hanno confini e abbracciano una comunità ramificata in tutta Europa e oltre.
Il PROGETTO
Dal latino “non plus ultra” che vuol dire “non più oltre”, coniato, secondo la leggenda, da Ercole, che lo scrisse in prossimità delle colonne omonime, stabilendo il limite al quale l’uomo poteva avere accesso. Quali sono i nostri limiti oggi? Da chi ci vengono imposti? Qual è il limite tra la libertà, di espressione, di aggregazione, di rappresentanza, e il vivere socialmente accettabile?
Chi sono gli Ultras? Cosa vuol dire essere un Ultras? Che legame corre tra lo stato civile e il fenomeno degli Ultras? Queste sono le prime domande a cui abbiamo cercato di dare una risposta. Durante il nostro percorso ci siamo resi conto che esiste un divario significativo tra la percezione mediatica delle tifoserie, spesso agglomerate nel contenitore “Violenza negli stadi”, e le convinzioni personali, o di gruppo, degli Ultras. Per avere un quadro più preciso del fenomeno abbiamo deciso di entrare in contatto diretto con alcuni Ultras delle tifoserie più consolidate d’Italia. Questi incontri ci hanno permesso di guardare più da vicino un mondo che ci appariva del tutto sfocato. Nei toni di voce, nelle espressioni, negli occhi vibranti di quelle persone abbiamo compreso con maggiore profondità il lato emotivo di tutta la faccenda.
Programmazione:
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