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Napoli, i neonazisti di ‘Ordine di Hagal’ pronti ad azioni militari

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Smantellato dalla Digos di napoli il gruppo, con sede a Marigliano, facente capo all’associazione neonazista Ordine di Hagal.

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Dai numerosi servizi tecnici di intercettazione è emerso, altresì, la dichiarata volontà di alcuni degli indagati di compiere eclatanti azioni violente, sia nei confronti di civili sia nei confronti di appartenenti alle Forze di Polizia.

Stamane personale della Polizia di Stato, D.I.G.O.S. di Napoli e Direzione Centrale della Polizia di Prevenzione – UCIGOS, con il Servizio della Polizia Postale e delle Comunicazioni, ha posto in esecuzione una misura cautelare emessa dal GIP del Tribunale di Napoli, su richiesta della Procura della Repubblica partenopea, nei confronti di cinque indagati per i reati di seguito indicati, connessi alle attività di una associazione sovversiva, di stampo neonazista, negazionista e suprematista, denominata “Ordine di Hagal”, strutturata in maniera verticistica ed avente sede in località Marigliano.

Nello specifico 4 soggetti sono stati sottoposti alla custodia cautelare in carcere per il delitto di “Associazione con finalità di terrorismo o di eversione dell’ordine democratico”, di cui all’art. 270 bis co.1, 2, 3 c.p., in quanto ritenuti gravemente indiziati di avere costituito, organizzato, promosso e finanziato “un’associazione per delinquere, operante anche attraverso la diffusione del sito web dell’Associazione “Ordine di Hagal”.

Oltre all’utilizzazione di altri social media, finalizzata al compimento di atti eversivi violenti, istigazione a delinquere, apologia e negazionismo, con finalità di terrorismo e di eversione dell’ordine democratico, diretta e idonea a sovvertire violentemente gli ordinamenti economici e sociali nonché quello politico e giuridico dello Stato, avente carattere e finalità neonazista, suprematista e di discriminazione razziale, etnica, e religiosa”.

Gli indagati sono stati, altresì, ritenuti gravemente indiziati del delitto di cui all’art. 604 bis co.1 lett. a e b, e co. 3 c.p. “per avere compiuto attività di propaganda delle idee fondate sulla superiorità e sull’odio razziale ed etnico, e di istigazione a commettere atti di discriminazione e di violenza per motivi razziali ed etnici, fondati anche sulla minimizzazione in modo grave e sulla apologia della Shoah”.

La quinta persona è stata sottoposta all’obbligo di presentazione alla polizia giudiziaria a Roma, in quanto gravemente indiziata del delitto di “Propaganda e istigazione a delinquere per motivi di discriminazione razziale, etnica e religiosa” previsto dall’art. 604 bis c.p. poiché, “attraverso il social media Facebook scambiava, diffondeva e propagandava materiali, testi e video nel web, in modo che derivasse concreto pericolo di diffusione, di ideali neonazisti e suprematisti fondanti in tutto o in parte sulla discriminazione per motivi razziali nonché sulla negazione, sulla minimizzazione in modo grave o sull’apologia della Shoah o dei crimini di genocidio, dei crimini contro l’umanità e dei crimini di guerra”.

Contestualmente sono state eseguite anche 26 perquisizioni personali, domiciliari ed informatiche, nelle province di Napoli, Avellino, Caserta, Milano, Torino, Palermo, Ragusa, Treviso, Verona, Salerno, Potenza, Cosenza, Crotone, nei confronti di altre persone, alcune indagate ed altre emergenti dalle indagini, poiché in contatto con le persone arrestate attraverso i social ed i canali dedicati nel complesso circuito nazionale neonazista.

L’indagine, iniziata nel 2019, svolta con numerosissimi servizi tecnici di intercettazione, telefonici, ambientali, di captazione informatica e con l’impiego prolungato di personale della DCPP-UCIGOS specializzato in servizi di osservazione controllo e pedinamento, ha dimostrato l’esistenza di una associazione i cui componenti hanno tenuto condotte riconducibili all’agire di gruppi organizzati di stampo neonazista, con campagne di apologia del fascismo, negazionismo della shoah, incitazione all’odio razziale e all’antisemitismo attraverso chat e canali sulle principali piattaforme di messaggistica istantanea, in particolare Telegram.

 Addestramento paramilitare all’estero

Ma anche ad una costante attività di addestramento paramilitare, anche frequentando, all’estero, corsi di addestramento al combattimento corpo a corpo e all’utilizzo di armi da fuoco, sia corte sia lunghe. Sono emersi, altresì, contatti diretti e frequenti con formazioni ultranazionaliste ucraine: “Battaglione Azov”, “Pravi Sector”, “Centuria”, verosimilmente in vista di possibili reclutamenti nelle fila dei citati gruppi combattenti.

 Utilizzavano il canale Telegram “Protocollo 4”

Le 26 perquisizioni di oggi fanno seguito alle 30 già eseguite a maggio ed ottobre 2021 che hanno consentito la raccolta di numerosissimo materiale di propaganda, proiettili, armi soft air, abbigliamento tattico e ulteriori importanti elementi indiziari che hanno suffragato la tesi investigativa.

In particolare, dall’analisi dei dispositivi informatici sequestrati è emerso un canale Telegram, denominato “Protocollo 4”, elemento di contatto fra gli iscritti all’ “Ordine di Hagal” e costante strumento di diffusione e propaganda di teorie naziste, negazioniste, violente e suprematiste.

 


Articolo pubblicato il giorno 15 Novembre 2022 - 11:04

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