Nei confronti di Giandavide De Pau emesso dalla Procura di Roma un decreto di fermo in relazione all’omicidio delle tre donne avvenuto nella giornata di giovedì nel quartiere Prati.
De Pau da tempo è in cura psichiatrica e sta seguendo anche un percorso farmacologico. In passato De Pau ha avuto anche due ricoveri in strutture psichiatriche. Nel corso dell’atto istruttorio, avrebbero poi contestato a De Pau di essere stato ripreso dalle telecamere anche in via Durazzo, dove e’ stata uccisa Marta Torres Castano, 65enne colombiana.
Nei suoi confronti la procura di Roma contesta il triplice omicidio aggravato. Secondo quanto si apprende, Giandavide De Pau, sospettato di aver ucciso tre donne giovedi’ scorso a Prati, nel cuore di Roma, nel corso dell’interrogatorio, durato circa 7 ore, ha dichiarato di essere arrivato in auto in via Riboty e di essere entrato in un appartamento al piano terra, lasciando li’ il cellulare.
Era la prima volta, ha spiegato l’uomo agli agenti di polizia, che entrava in quell’appartamento, dopo aver preso appuntamento per telefono. De Pau ha inoltre raccontato di aver tentato di tamponare la ferita di una delle ragazze di nazionalita’ cinese e di aver avuto, successivamente, un’amnesia.
L’uomo, che da questa mattina si trova nella questura di Roma, ha raccontato di aver vagato per due giorni senza ne’ mangiare ne’ dormire, per poi andare a casa della madre e della sorella con i vestiti ancora sporchi di sangue. Dopo aver dormito circa due ore sul divano, intorno alle sei di mattina, sono arrivati i poliziotti che lo hanno bloccato
De Pau al pm: ho vuoto, vagato per 2 giorni
“Avevo i vestiti ancora sporchi di sangue. Ero stravolto e mi sono messo a dormire per due ore sul divano e poi, alle 6 di mattina, sono arrivati i poliziotti che mi hanno bloccato”. Poi ha aggiunto: “Ricordo di essere stato nella casa di via Riboty (dove hanno perso la vita le due donne di origine cinese) e di avere tentato di tamponare la ferita di una delle ragazze, ma poi ho un vuoto e non ricordo più nulla. Ho avuto blackout. Non ricordo di essere stato in via Durazzo. Ho vagato per due giorni senza mangiare nè dormire”.
“Quando me se cambia la testa, capito?… Dopo divento freddo, non mi altero più, io dopo prendo e faccio in modo che la gente muoia, perché muoiono… muoiono di crepacuore, di coso …devono mori, devono pagare …”. Le parole pronunciate da Giandavide De Pau risalgono al 2014 e vengono riportate in una ordinanza del 2020 in cui il 51enne romano figura tra i destinatari delle misure cautelari insieme tra gli altri al boss Michele Senese.
De Pau un violento, con il boss Senese diceva: “i morti li ho fatti solo io..non me frega un cazzo”.
In quell’occasione le disse per recuperare una serie di crediti vantati nei confronti di diversi soggetti, ma oggi fanno ancora più impressione, considerati gli eventi. “…Poi scateno addosso l’inferno – scriveva il giudice nell’ordinanza riportando le frasi di De Pau – perché poi vi faccio vedere….ti faccio vedere una cosa… i morti li ho fatti solo io..non me frega un cazzo”.
Dell’arma utilizzata ancora non c’è traccia e sul punto l’uomo non avrebbe fornito alcun elemento. Risposte sulla lama utilizzata per i delitti potrebbero, però, arrivare dall’autopsia che verrà disposta entro lunedì. Dall’analisi delle tre salme anche riscontri su eventuali tracce biologiche lasciate dall’indagato.
Per chi indaga De Pau avrebbe aggredito la ragazza cinese durante un rapporto sessuale. A quel punto, allertata dal trambusto, è intervenuta la seconda donna asiatica che era presente nell’appartamento al primo piano di via Riboty, a due passi dal tribunale.
Per l’accusa De Pau l’ha uccisa e poi si è accanito sull’altra giovane massacrandola sul ballatoio che aveva raggiunto per tentare di scappare. Un modus operandi del tutto simile a quanto avvenuto in via Durazzo, con i fendenti inferti al petto durante un rapporto sessuale.
Articolo pubblicato il giorno 19 Novembre 2022 - 19:43