Da giovedì al Teatro Tram va in scena la catarsi con “Io sono plurale”, spettacolo diretto da Maria Claudia Pesapane, finalista al Premio “Regista con la A” che la sala di via Port’Alba ha lanciato per riconoscere maggiore spazio alle donne impegnate in regia. Gli attori Daria D’Amore, Chiara Di Bernardo e Mariano Di Palo daranno vita a una storia di delusione e riscatto, quando l’amore finisce e lascia amarezza e rimpianti. In occasione dello spettacolo, in scena dal 17 al 20 novembre, è stata attivata una call per invitare gli spettatori a donare oggetti legati al loro passato traumatico.
“Io sono Plurale” è il flusso di coscienza di chi non si ritrova più nella vita, di chi ha bisogno di esorcizzare ricordi che ossessionano e impediscono di perdonare e perdonarsi, per sentirsi ancora una volta liberi di vivere. È la storia di una rinascita da un grande dolore, dalla fine di una relazione travolgente, che ha abbandonato Graciela, la protagonista, in un vortice nero dal quale ha creduto non sarebbe stata più in grado di rialzarsi.
La scena si apre con la protagonista, ubriaca, intenta a fare le valigie a suo marito che in realtà è già andato via da tempo, ma lei ancora non riesce ad accettarlo. Raccoglie quindi tutti i vestiti di lui rimasti in casa andando a formare un alto cumulo che impone sulla scena e che esprime simbolicamente il “mostro” da cui lei deve liberarsi per ricominciare a vivere. Durante il suo percorso riporterà a galla alcuni dei ricordi di un vissuto significativo della sua storia d’amore, fatta anche di umiliazioni e tradimenti. Ma sognerà anche l’amore, quello “perfetto”, quello forse irrealizzabile, quell’amore che lei desidera e che le darà la forza di rialzarsi e cominciare finalmente ad amarsi.
Tutti possiedono un luogo in cui sono custoditi i sogni, un’energia vitale ricca di stimoli e scopi, come un “Pozzo dei Desideri”. Ecco che allora parte la ribellione, la voglia di ritrovare la felicità e l’identità perduta. Ma per potersi riscattare, per potersi rialzare c’è bisogno di “vomitare” il nostro male, di restituirgli una forma, di averlo lì davanti a nostri occhi, guardarlo, riviverlo e comprendere che è fatto di una sostanza distruttibile.
“La ricerca, che ha portato poi alla forma definitiva dello spettacolo, è iniziata alcuni anni fa da un accadimento personale della mia vita – spiega Maria Claudia Pesapane -: quei momenti in cui sei invasa da un dolore che ti invalida fisicamente, non riesci a controllare la tua rabbia, ti senti completamente perso e non vedi nessuna luce in fondo a questo tunnel. Ecco, Io Sono Plurale accende il faro in questo tunnel buio, prova a farci vedere quella luce. L’idealizzazione del marito da parte di Graciela, che sembra appunto impedirle di credere in se stessa e che la porta a sprofondare in un tunnel cieco, si materializza sulla scena in un enorme cumulo fatto di vestiti, come un “enorme mostro” da cui liberarsi”.
“Io Sono Plurale”, oltre ad essere uno spettacolo teatrale, è un progetto che si pone l’obiettivo di coinvolgere attivamente la comunità. Ad ogni messa in scena viene aperta una call in cui si chiede, a chiunque abbia voglia, di donare un pezzo di abbigliamento legato ad una persona o a un dolore da esorcizzare. Dalla raccolta di tutto questo materiale si è formato il “mostro” di vestiti, un cumulo sempre in evoluzione, un cumulo che è diverso ad ogni spettacolo.
“Abbiamo avuto aperture del lavoro sotto forma di studio – prosegue Pesapane -, ma per queste date al Tram lo spettacolo andrà in scena in una forma di allestimento definitiva. “Porta la tua catarsi in scena” è divenuto in qualche modo il manifesto di Io Sono Plurale. Questo spettacolo è infatti la storia di una catarsi che si compie sulla scena, di una catarsi condivisa con il pubblico in sala”.
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