In arrivo la rivoluzione fiscale voluta da Salvini. Nella prossima legge di Bilancio infatti il Governo inserirà la data del 2016 per indicare la cosiddetta pace fiscale.
Per i contribuenti non in regola con il Fisco ci saranno dalle misure che permetteranno di beneficiare al massimo di una rateizzazione delle cartelle, tra l’altro gravata da una maggiorazione. Dentro al governo sono tutti d’accordo nel differenziare il regime di favore e questo per evitare di trasformare il messaggio della pace fiscale in quello di un condono generalizzato.
Solo che l’intesa non regge quando si passa dalla regola generale ai contenuti. Per esempio sul cosiddetto saldo e stralcio delle cartelle, sempre precedenti al 2016, con un importo tra i mille e i tremila euro: una parte è dovuta, l’altra viene cestinata. La Lega vuole esonerare i destinatari dal pagamento di almeno l’80 per cento del totale, Fratelli d’Italia è orientata su una percentuale decisamente più bassa, intorno al 50. Far pagare il 20 per cento invece della metà della cartella è lo scarto che separa un intervento vicino al condono da una misura che può essere presentata come un maxi-sconto agevolato.
La misura che non crea imbarazzo a Giorgia Meloni, più prudente rispetto a Matteo Salvini, è la cancellazione di tutte le cartelle notificate prima del 2016 e con un importo fino a mille euro. Il titolo dell’operazione è condono. Gli atti saranno cestinati e allo studio c’è una cancellazione automatica da parte dell’Agenzia delle Entrate. I cittadini, le imprese e i professionisti destinatari di questa tipologia di cartelle non dovranno cioè presentare una richiesta. La pace fiscale qui non raccoglierà dunque entrate, nonostante la metà delle 130-140 milioni di cartelle (dal 2000 a oggi) presenti nel magazzino del Fisco abbiano un importo fino a mille euro.
L’obiettivo della pace fiscale, aggiungono, è evitare di appesantire il conto che grava sulle famiglie per via delle bollette e più in generale dell’inflazione che erode salari e pensioni.
Chi ha una cartella con un valore compreso tra mille e tremila euro potrà beneficiare dal saldo e stralcio: una parte del dovuto sarà corrisposto alle Entrate, il resto non dovrà essere pagato. Fratelli d’Italia è più prudente, mentre la Lega spinge per alzare l’asticella delle somme che non dovranno essere versate. Il partito della premier pensa a uno schema 50 e 50, mentre il Carroccio vuole portare la quota da cestinare ad almeno l’80 per cento del dovuto. Sanzioni e interessi verranno comunque sottratti dal conto, secondo l’ipotesi più accreditata.
Il governo deve ancora decidere quali cartelle sopra i tremila euro potranno essere pagate a rate, in un massimo di cinque anni. Alcune simulazioni prendono in considerazione solo quelle notificate prima del 2016, altre estendono l’agevolazione anche a quelle notificate dopo. L’importo da versare sarà comunque superiore a quello indicato nella cartella, con una maggiorazione che al momento oscilla tra il 5% e il 10%, mentre anche in questo caso dal conteggio potrebbero essere esclusi gli interessi e le sanzioni.
Sono circa 532 mila (quasi la metà del totale) i contribuenti che non hanno rispettato la scadenza delle rate della rottamazione ter, introdotta nel 2018 per chi ha debiti con l’Agenzia delle Entrate compresi tra il primo gennaio 2020 e il 31 dicembre 2017. È una definizione agevolata che permette di estinguere il dovuto senza pagare sanzioni e interessi, ma molti sono finiti fuori perché non hanno pagato nei tempi previsti. Il governo vuole farli rientrare nel sistema, dandogli cinque anni per spalmare la quota che resta ancora da pagare. Le rate scadute, però, saranno maggiorate del 5 per cento.
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