Sono tanti, troppi, purtroppo, i femminicidi commessi già in questi ultimi mesi dell’anno ed, almeno in parte, implementati dallo stress causato dalle restrizioni anti-covid e dalla conseguente crisi economica.
Alcuni parenti delle vittime di femminicidio, per ora circa una cinquantina in tutta Italia, assistiti dall’Associazione Giustitalia (www.associazionegiustitalia.it), hanno deciso di chiedere allo Stato un indennizzo che attualmente ammonta a 75 mila euro per ogni figlio/a della vittima.
Tra le richieste dei casi più recenti di cronaca anche quelle dei figli della signora Maria Teresa Dell’Unto uccisa dall’infermiere Killer di Roma e dell’A.d.S. di Mauro, il figlio disabile di Clara Ceccarelli la donna assassinata brutalmente a Genova tutti assistiti dall’Associazione Giustitalia nella richiesta di attivare il Fondo vittime di femminicidio.
E poi ci sono molti altri casi sparsi a macchia di leopardo in quasi tutte le Regioni italiane.
Più in particolare l’Associazione promuoverà davanti al Tribunale Civile di ogni Capoluogo di Regione un’azione collettiva dei figli delle vittime per ottenere l’indennizzo garantito dallo Stato. Molteplici azione collettive e simultanee per circa 10 milioni di euro.
La normativa riguardante la questione purtroppo non trova ancora grande applicazione pratica perchè non molto conosciuta nemmeno tra gli “addetti ai lavori”.
Il provvedimento che si invoca attua la Legge 122/2016 e successive modifiche che ha riconosciuto il diritto al risarcimento da parte dello Stato alla vittima di un reato doloso commesso con violenza alla persona: legge che prevede che la fissazione dell’ammontare dell’indennizzo avvenga attraverso un decreto ministeriale, privilegiando (si fa per dire) con un importo più alto le vittime dei reati di violenza sessuale e di omicidio e comprendendo, ai sensi della legge 232/2016, anche i figli della vittima in caso di delitto commesso dal coniuge, anche separato o divorziato, o dal compagno della persona offesa.
Per il delitto di omicidio è stabilito l’importo fisso di 50 mila euro; nel caso dei femminicidi, l’importo fisso erogato, come detto, sale a 75 mila euro ma esclusivamente a favore dei figli della vittima: non per gli altri familiari.
Come già ricordato, per il delitto di violenza sessuale spettano 25 mila euro, salvo non ricorra la circostanza attenuante del caso di minore gravità. Alla vittima di lesioni personali gravissime e di deformazione dell’aspetto della persona mediante lesioni permanenti al viso (si veda con l’acido), l’importo fissato è pure di 25 mila euro.
In aggiunta viene riconosciuta anche una somma equivalente alle spese mediche e assistenziali documentate, ma solo fino a un massimo di diecimila euro. Per gli altri reati l’indennizzo copre solo le spese mediche e assistenziali documentate, fino a un massimo di 15 mila euro.
Va precisato che il decreto determina anche una disciplina provvisoria relativa a domande già presentate e addirittura già liquidate. Le cifre, dunque, trovano applicazione anche a istanze di indennizzo già presentate, a meno che non sia stato già determinato l’importo.
La domanda deve essere presentata al Prefetto territorialmente competente e non ha nessun costo
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