Trianon Viviani, sabato 15 ottobre l’inaugurazione della stagione con “La donna è mobile”. In scena la commedia – parodia musicale di Vincenzo Scarpetta, per la regia di Francesco Saponaro e la direzione musicale di Mariano Bellopede.
Marisa Laurito: “Il teatro continua con la protesta per le donne iraniane con la partecipazione di testimonials”.
Domani, sabato 15 ottobre, alle 21, inaugurazione della stagione 2022/2023 del Trianon Viviani con “La donna è mobile”, commedia – parodia musicale di Vincenzo Scarpetta.
E, con questo spettacolo, continua nel teatro della Canzone napoletana il sostegno alla protesta delle donne iraniane: «con la partecipazione di personaggi della cultura, attori, autori e registi e associazioni – spiega il direttore artistico Marisa Laurito –, continuiamo a proporre al nostro pubblico il taglio delle ciocche di capelli da inviare all’ambasciata iraniana». In occasione della “prima” interverrà Rosa Di Matteo, presidente di Arcidonna e coordinatrice dei centri Antiviolenza di Napoli, assieme a operatrici della cooperativa Dedalus e delle Kassandre, nonché a donne che, proprio grazie a questi centri, hanno intrapreso i percorsi di fuoriuscita da casi di violenza maschile. Domenica parteciperà all’iniziativa il regista de La donna è mobile, Francesco Saponaro.
Ma veniamo allo spettacolo. La figura di Vincenzo Scarpetta è molto legata alla storia del Trianon, perché fu proprio il commediografo, musicista e capocomico a inaugurare il teatro, l’8 novembre 1911, con la fortunata commedia paterna Miseria e Nobiltà, nella quale debuttava nel ruolo di don Felice Sciosciammocca, segnando così il passaggio di testimone con papà Eduardo.
La donna è mobile andò in scena la prima volta nel 1918. In essa Francesco Saponaro, che firma anche il disegno dello spazio scenico, intravede «echi di Petito e Marulli, il lirismo vibrante di Viviani e qualche sfumata complessità dai risvolti pirandelliani».
“Destreggiandosi in un nugolo di personaggi, che ricalcano gli echi della più nota drammaturgia scarpettiana – prosegue il regista –, Vincenzo Scarpetta ci offre una raffinata e umoristica critica della società del suo tempo che in realtà non è affatto lontana dalla nostra. Giocando con equivoci e malintesi, travestimenti e lotte di classe, inseguendo l’amore e il danaro, è il riscatto sociale pacifico e scaltro, tutto arte della scena e teatro, ad avere la meglio. Gli ultimi gabbano i prepotenti che perdono le loro infauste e stolide imprese. Almeno a teatro è così”.
L’azione è sorretta e arricchita da monologhi, duetti e terzetti musicati e cantati, presentati come parodie di famose arie di opera lirica. Il panorama musicale dell’Ottocento romantico viene ampiamente rivisitato grazie alla riscrittura comico-grottesca e alla rielaborazione dei testi. Si tratta di un’originale e particolare tessitura musical-drammaturgica che, pur partendo dai canoni del tradizionale stile scarpettiano, si distingue per l’impianto fortemente corale.
Qui la commedia dialettale incontra la parodia dell’opera lirica, grazie alla capacità dell’autore, commediografo e musicista, di attraversare diversi registri e canoni essenziali della tradizione teatrale napoletana del tempo. Si va da Rigoletto e La Traviata di Verdi a Cavalleria rusticana di Mascagni, da Guglielmo Tell di Rossini a La Bohème di Puccini. Non mancano deliziose citazioni dell’operetta e rielaborazioni parodiche di grandi successi di inizio Novecento per finire con marce e balletti composti dallo stesso Vincenzo Scarpetta.
La direzione musicale è di Mariano Bellopede, che ha curato anche gli arrangiamenti. “Grazie al sodalizio con gli artisti coinvolti e con il maestro Mariano Bellopede, la musica guida, in un gioco pirotecnico, il tessuto emotivo della messa in scena e libera suggestioni che viaggiano ben oltre il confine partenopeo – conclude Saponaro –: Vincenzo Scarpetta era un artista raffinato e, seguendolo, abbiamo scoperto che la partitura può essere contaminata dal guizzo nomade del napoletano curioso, dagli States al Sud America, dal Mediterraneo all’Estremo Oriente”.
La sinossi. Nella Napoli degli anni Venti la vecchia nobiltà vive il suo crepuscolo e l’alta borghesia è in piena crisi economica dopo l’euforia borsistica d’inizio Novecento. La nobile Giulietta, rampolla di casa Sazio, aspira a un matrimonio con un uomo ricco e d’alto lignaggio. Don Ignazio, suo padre, cerca di accontentarla nei suoi capricci e la lascia giocare con i sentimenti dello squattrinato Eugenio Fiorillo, un trovatello beneficato dal barone don Ambrogio, e del ricco ma per nulla avvenente baroncino Turzi. Giulietta, preda del suo arrivismo, cede alle lusinghe del Turzi e si prepara ad accasarsi come baronessa. Grazie ad alcune lettere ritrovate in una vecchia poltrona, Eugenio scopre di essere figlio legittimo ed erede universale di don Ambrogio. Per vendicarsi si finge il ricchissimo principe indiano Kitikuti facendo intendere alla compiaciuta Giulietta che vuole sposarla. Con l’aiuto di Ferdinando il dottore, Luisella la fruttivendola, Pascale il pescivendolo e i tre servitori Felice, Vincenzo e Salvatore, organizza una festa-beffa ai danni di Giulietta e di tutti i suoi sodali.
In scena Enzo Attanasio (marchese Cornacchia), Luigi Bignone (Eugenio Fiorillo), Giuseppe Brunetti (baroncino Procolo Turzi), Viviana Cangiano (Giacinta, figlia del marchese Cornacchia), Salvatore Caruso (Vicienzo, cameriere di don Ambrogio), Elisabetta D’Acunzo, (Filomena, l’usuraia), Rosario Giglio (Ignazio Sazio), Ivana Maione (Luisella), Davide Mazzella (Salvatore, cuoco del baroncino), Biagio Musella (Felice Sciosciammocca, cameriere di Eugenio), Serena Pisa (Giulietta, figlia di Ignazio), Luca Saccoia (dottor Ferdinando Saraca), Ivano Schiavi (il pescivendolo Pascale) e Federica Totaro (Rosina, cameriera di Ignazio).
Musica dal vivo eseguita dal pianista e arrangiatore Mariano Bellopede, che cura anche la direzione musicale, con Arcangelo Michele Caso, al violoncello e ai plettri, e Giuseppe Di Maio, al clarinetto. Costumi di Anna Verde, luci di Gianluca Sacco e suono di Daniele Chessa.
Lo spettacolo sarà replicato domenica 16 ottobre, alle 18.
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