Teatro Tram, si inizia giovedì con “Una storia per Euridice”: un monologo in italiano e napoletano sulla ninfa amata da Orfeo
E’ pronto a tornare in sala il pubblico del Teatro Tram di via Port’Alba a Napoli, che per l’avvio di stagione si affida a Una storia per Euridice, scritto e diretto da Luisa Guarro, che debutterà in prima assoluta dal 20 al 30 ottobre 2022. Il monologo, interpretato da Chiara Orefice, è una suggestiva riscrittura del mito in chiave contemporanea, poetica e cruda, con una lingua che spazia dal napoletano alla prosa letteraria. Lo spettacolo, finanziato da Teatro dell’Osso ETS, è il progetto vincitore del premio “Regista con la A” riservato a spettacoli diretti da donne.
Euridice, la bellissima ninfa arborea protagonista del mito di Orfeo, non ha una sua storia. Di lei si sa solo che, amatissima dal divino musico, con la sua morte prematura ne provoca uno straziante e poetico dolore e la discesa agli inferi. Nella versione di Virgilio e Ovidio, si accenna al fatto che la ninfa corre nel bosco senza prestare attenzione e viene morsa da una vipera, per sfuggire all’allevatore di api Aristeo, che vuole possederla. Questo particolare dell’inseguimento fa di lei un esempio antico di vittima della violenza maschile e da qui parte la fantasiosa ricostruzione.
“Esiste un tempo di passaggio prima della morte, un lampo, durante il quale tutta la vita ti passa davanti – spiega Luisa Guarro -. E in questo tempo dilatato, Euridice, sul punto di varcare la soglia dell’al di là, rivive la sua storia, attraverso frammenti di memoria. La sua è una storia mai raccontata prima. Di lei poco si è detto nei secoli: era una ninfa, era sposa del musico Orfeo ed è morta prematuramente, morsa da una vipera, mentre fuggiva da un allevatore di api, Aristeo, che voleva possederla. La sua morte prematura provoca la discesa agli inferi di Orfeo, a cui si dedica il mito. Ninfa vittima di una violenza maschile, dunque. Da qui parte l’originale ricostruzione, che racconta tutta la sua vita, dalla nascita alla morte ed oltre, e racconta di una giovane avvenente e vivace donna-ninfa della provincia napoletana, figlia di una Quercia, il cui ardore viene spento da una relazione d’amore fagocitante con Aristeo”.
Nella storia proposta le dinamiche socio-culturali e psicologiche si intrecciano. Accade spesso che i genitori sacrifichino le istanze di libertà e autenticità dei figli, di cui dovrebbero farsi portavoce presso la comunità di appartenenza, per piegarle alle regole che questa impone. Ciò produce profonde ferite narcisistiche, che predispongono a diventare succubi e artefici di amori patologici, amori nei quali si cerca ossessivamente di sanare la ferita originaria. Solo dopo aver superato il suo inferno, Euridice incontra Orfeo ed è capace di vero amore.
Quello di Euridice è un monologo visionario, in napoletano e italiano, secondo il bilinguismo campano, un virtuoso gioco di cambi di voci e personaggi, di danze e canti d’amore disperato. Una riflessione sulla condizione delle donne-ninfe, la cui essenza di spiriti liberi viene repressa, per cui, o si trasformano in piante, radicate e immobili, con una silenziosa energia vitale mortificata e costretta da membra legnose, o si ribellano, scatenando la violenta reazione di chi pretende il loro soccombere.
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