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Il super narcos Raffaele Imperiale e il suo ultimo carico prima di “andare in pensione”

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Il super narcos Raffaele Imperiale voleva fare l’ultimo colpo e poi “andare in pensione”.

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E’ quanto emerge dall’inchiesta dalla Dda di Reggio Calabria che la scorsa settimana gli ha notificato in carcere una nuova ordinanza per traffico internazionale di droga insieme con altre 35 persone tra cui noti esponenti della ‘ndrangheta.

Lui e il suo socio, quel Bruno Carbone di Fuorigrotta, altro broker mondiale della cocaina si sono scambiati nel corso degli ultimi anni migliaia di chat e conversazioni in spagnoli, inglese ma anche in napoletano. La notizia è riportato da Leandro Del Gaudio sul quotidiano Il Mattino di oggi in cui si raccontano una serie di episodi inediti della storia criminale di lellullio ‘o parente oppure lelluccio ferrarelle da Castellammare di Stabia finanziatore della guerra di camorra a Scampia a favore degli scissionisti degli Amato-Pagano e delle famiglie collegate.

Scaltro imprenditore della droga e amante del lusso e della bella vita sapeva di essere intercettato nonostante tutte le precauzione tecniche prese parlava naturalmente in codice usando nomi come Pentagon o Plutone.

L’altro giorno, difeso dai penalisti Massimo Caiano e Maurizio Frizzi,  si è avvalso della facoltà di non rispondere. È accusato di aver organizzato un traffico di cocaina dal porto colombiano di Turbo a Gioia Tauro, con scalo europeo in Olanda. Un traffico condotto assieme al presunto socio calabrese Bartolo Bruzzaniti.

Dalle intercettazioni di chat, sms e conversazioni emerge che sono tre i problemi da risolvere: corrompere i funzionari della dogana; trovare gli addetti al posizionamento dei panetti di cocaina, garantire uno scalo europeo a prova di controlli. Dice Bruzzaniti: “Bisogna creare un container gemello con le banane vere… Ho smosso mezza Colombia per ottenere questo risultato”. E Imperiale di rimando chiede: “E cosa accade se alcuni impiegati (onesti) si mettono a controllare il container?”. E senza farsi pregare il boss della ‘ndrangheta replica: “Bisogna garantire una pensione dorata al funzionario delle Dogane…”. Poi Imperiale e Carbone discutono del progetto: “Se Dio Vuole coroniamo questa di Turbo, se va bene Turbo prendono 12,13 milioni bro'”.

L’intercettazione risale al 22 febbraio del 2021,e Imperiale prova a tranquillizzare il suo interlocutore: “Ma cerchiamo di essere forti, che siamo solo all’inizio, dobbiamo fare 30 t (tonnellate?) quest’anno, importante che facciamo prima e 30 t, e poi prima di ogni altro stress possiamo anche parlare di andare in pensione che abbiamo fatto tanto per arrivare dove siamo arrivati. Non possiamo arrenderci adesso”.

 Imperiale si lamentava che il suo nome era in cima alla lista dei ricercati napoletani

E da quella che è stata la sua latitanza dorata a Dubai, Lelluccio da Castellammare conferma a Carbone: “Sono 1920 panetti di cocaina” e il broker di Fuorigrotta replica: “Ci vuole una tripletta di questa…”,  che risponde con un “magari” . Poi si lascia andare a un commento sulla politica italiana in materia di mafia e di latitanti, dopo aver appreso che il suo nome è in cima alla lista dei wanted a Napoli: “Ormai non ce n’è rimasto più nessuno (di boss latitanti); in Sicilia non c’è più nessuno, la verità è che non c’è più delinquenza e mettono due nomi a caso (tra cui anche il suo) nella lista dei ricercati, ma lo fanno solo per mangiarsi i soldi delle tasse…”. 

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Le conversazioni che sono entrate in questa inchiesta fanno parte di una mole di lavoro investigativo enorme nelle mani degli inquirenti non solo italiani. Ci sono ben cento milioni di chat da trascrivere in cui sono raccontati anni di storie criminali e di traffico di droga internazionale tra il Sud America e l’Europa in cui hanno avuto un ruolo da protagonista sia raffale Imperiale sia Bruno Carbone.

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Articolo pubblicato il giorno 11 Ottobre 2022 - 14:19


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