Il clan di Vincenzo Saetta aveva trasformato la storica pizzeria Spaccanapoli di Viareggio in un vero e proprio hub della droga.
Nella pizzeria venivano confezionate ingenti partite di cocaina e hashish acquistate da altri clan a Napoli. Lo stupefacente veniva distribuito a mediatori che poi a loro volta lo smerciavano in modo capillare ai pusher di strada operanti nella parte ovest della Toscana. Stamane è stato stroncato dalla Dda un hub della camorra per il traffico e la distribuzione all’ingrosso degli stupefacenti in Toscana, sulla costa ovest sull’asse Pisa-Viareggio-Versilia, in un’operazione con decine di perquisizioni e 14 misure cautelari eseguite dalla Dda di Firenze coi carabinieri e le Fiamme gialle di Lucca.
Le misure riguardano soggetti raggiunti a Viareggio, Napoli e Pisa. Quattro vanno in carcere, cinque ai domiciliari, per gli altri nove ci sono obblighi di dimora. L’accusa è di associazione a delinquere per il traffico di stupefacenti ma i carabinieri riferiscono chiaramente di “gruppo criminale di matrice camorristica”.
La presenza delle mafie in Versilia è fenomeno ridondante dagli anni ’70 con i primi impianti causati da quello che era il soggiorno obbligato. In questa inchiesta, su un filone parallelo a quello della droga, le indagini bancarie e patrimoniali curate dalla guardia di finanza ha messo in luce che il quartier generale degli indagati, dove, secondo la Dda, essi organizzavano incontri per pianificare affari illeciti, era nello storico stabilimento balneare Balena, uno dei più antichi d’Italia, la prima concessione demaniale a Viareggio.
L’attuale gestione, sottolineano le fonti investigative, è nuova, c’è da pochi mesi ed è totalmente estranea alle indagini, il bagno Balena non è più nella disponibilità degli indagati già da tempo. Ma, secondo la Dda dopo che soggetti vicini agli indagati ne hanno preso la gestione dalla famiglia storicamente proprietaria – le indagini sulla droga sono partite nel marzo 2021 – il Balena è divenuto luogo d’incontro per gli affari criminali.Incontri che per gli investigatori risultano curati da Vincenzo Saetta, oggi tra i 14 destinatari delle misure eseguite.
Saetta è stato sottoposto alla misura cautelare del carcere ed è una figura nota nel panorama criminale della Toscana, sempre nell’area occidentale della regione, poiché era già stato condannato definitivamente per il reato di usura aggravato dal metodo mafioso ma, tornato in libertà, continuava le sue attività.
Quanto al traffico di cocaina, hashish e marijuana messo in luce da questa inchiesta, ingenti carichi venivano acquistati da affermati clan a Napoli, trasportati su auto e conducenti ‘puliti’ a Viareggio e qui gestiti nel retro di una pizzeria, la Spaccanapoli, adesso chiusa, che ha fatto da base logistica sotto copertura per la distribuzione a mediatori attivi in Versilia, che poi affidavano lo smercio di dettaglio ai pusher attivi nelle strade e nelle pinete.
Il giro di soldi sporchi sarebbe stato reimpiegato in Toscana ma gli accertamenti coordinati dal pm Luca Tescaroli sono in pieno corso. Per questa operazione sono stati impegnati dall’alba 100 carabinieri e 30 militari della guardia di finanza di Lucca. Sequestrati nella giornata una decina di rolex ed altra droga con peso consistente.
Invece, sul filone del riciclaggio del denaro sporco in Toscana, le Fiamme Gialle hanno svolto indagini bancarie e patrimoniali da cui è emerso che pregiudicati, tra i vari beni, avevano acquistato uno storico stabilimento balneare di Viareggio, uno dei più antichi d’Italia, il Balena.
Il bagno, si specifica però, non è più nella disponibilità degli indagati dato che il tribunale di Lucca nelle settimane scorse, dopo la stagione estiva, lo ha assegnato a un nuovo titolare che è completamente estraneo a queste vicende. Il Balena negli ultimi anni era divenuto luogo d’incontro per gli affari criminali della camorra sulla Costa Toscana.
Le indagini, coordinate dalla Direzione distrettuale antimafia di Firenze, furono avviate nel marzo 2021 dal Nucleo Investigativo dei Carabinieri di Lucca, per far luce sul presunto traffico di sostanze stupefacenti nel territorio della Versilia.
L’attenzione degli investigatori si è concentrata su un sodalizio di persone di origine campana ma da tempo radicato nella provincia di Lucca, considerato vicino a strutturati ambienti della criminalità organizzata di matrice camorristica, operante tra le province di Napoli e Lucca.
Il sodalizio criminale, gestito in modo “imprenditoriale”, acquistava all’ingrosso considerevoli partite di cocaina e hashish da esponenti appartenenti ai clan camorristici di Napoli, per poi confezionarla all’interno di una pizzeria di Viareggio e distribuirla ai mediatori della Versilia, i quali a loro volta provvedevano a darla ai pusher per lo smercio al dettaglio a innumerevoli clienti.
Dall’attività di indagine è emersa la particolare scaltrezza degli indagati i quali, per rifornirsi degli ingenti quantitativi di stupefacente, utilizzavano autovetture sempre diverse e persone insospettabili nonché i locali di una pizzeria durante l’orario di chiusura per il confezionamento e la suddivisione dei quantitativi da distribuire ai pusher locali per il successivo spaccio al dettaglio.
Nel corso dell’attività investigativa è stato possibile accertare come il sodalizio criminale, in pochi mesi, sia riuscito a commercializzare numerosi chili di sostanza stupefacente del tipo cocaina e hashish.
Congiuntamente, sempre sotto la guida della DDA fiorentina, sono state delegate alle Fiamme Gialle indagini bancarie e patrimoniali, mirate a corroborare l’eventuale riciclaggio di capitali illeciti ad opera di pregiudicati nell’acquisizione, tra l’altro, di uno storico stabilimento balneare di Viareggio.
I carabinieri e finanzieri hanno accertato che lo storico Bagno viareggino, uno dei più antichi d’Italia (ora non più nella disponibilità degli indagati), era luogo d’incontro per gli affari illeciti, i quali erano curati dal principale indagato, ossia il capostipite di una nota famiglia di provenienza campana operante da diversi anni in Versilia.
Il capo dell’associazione, oggi sottoposto a misura cautelare in carcere, era già stato condannato definitivamente per il reato di usura, aggravato dal metodo mafioso.
Il frutto di questa importante attività investigativa è stato reso possibile grazie al costante monitoraggio effettuato dalla DDA di Firenze, la quale ha coordinato i reparti investigativi dei carabinieri e della Guardia di Finanza.
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