“Non lasciateci soli”. È l’urlo dei piccoli studenti di Melito che, insieme ai loro genitori, hanno manifestato fuori alla scuola media Marino Guarano.
E’ l’istituto dove la scorsa settimana è stato ritrovato, in un’aiuola poco distante dall’ingresso dell’istituto, il cadavere del docente Marcello Toscano. Sono loro a indirizzare un messaggio allo Stato, chiedendo l’attenzione delle istituzioni.
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“Vogliamo certezza, scuola in sicurezza”, recita un cartello firmato dagli alunni della 2C. Gli allievi della 2G, una delle classi dove insegnava Toscano, hanno lasciato un messaggio fuori all’ingresso del plesso: “Dovrebbe essere un luogo sicuro per noi alunni. Ciao prof Toscano, non ti dimenticheremo mai. Ti vogliamo bene”.
“Quella coltellata non ha ucciso solo il professore, quella coltellata ha colpito l’intera città di Melito”, dice una delle mamme che stamattina si sono riunite fuori alla Marino Guarano per invocare interventi a favore della sicurezza e a tutela dei loro bambini. Una manifestazione pacifica e silenziosa che ha coinvolto alcune decine di genitori.
“Non solo i bambini, ma anche noi genitori urliamo questo grido di aiuto: non lasciateci soli. I riflettori non si spengano, restino accesi”, ha spiegato alla Dire, Manuela Del Frate, componente del comitato genitori. Uno dei suoi figli era stato un alunno di Toscano e sia lei che il ragazzino conservano un buon ricordo del docente.
“Chiediamo un presidio di sicurezza, un incremento delle forze dell’ordine per il territorio di Melito e in particolare di questo plesso scolastico perché abbraccia una zona di confine dove c’è una platea molto difficoltosa, è un territorio ad alto tasso di criminalità.
I ragazzi – continua Del Frate – sono preoccupati che possa accadere qualcosa all’interno della scuola, come è già accaduto. Però noi mamme cerchiamo di rassicurarli in tutto e per tutto. Purtroppo assistiamo a un aumento della micro e macro criminalità, la situazione è fuori controllo.
Non c’è un organico che possa rispondere a questa richiesta di controllo e, inoltre, i ragazzi hanno perso il senso della realtà dopo due anni e mezzo di pandemia. Non riescono a vivere la scuola serenamente come era un tempo”.
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