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Omicidio di Fortuna Bellisario: confermata la condanna a 30 anni di carcere

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Napoli. Non c’è stato ribaltone in Cassazione per uno dei femminicidi che a Napoli negli ultimi anni ha destato più scalpore per la sua violenza: quella di Fortuna Bellisario.

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Con il rigetto dei ricorsi presentati dall’avvocato difensore, ieri la Corte di Cassazione ha confermato la condanna a trent’anni di reclusione per omicidio volontario di Vincenzo Lo Presto, 43 anni, marito di Fortuna Bellisario.

.”Trattandosi di rigetto e non di inammissibilità – fa sapere l’avvocato Simpatico, legale di Lo Presto – l’Inter giudiziario non si è concluso: dopo avere letto le motivazioni presenteremo un ricorso straordinario, per far valere le nostre tesi, peraltro accolte anche dal procuratore generale presso la prima sezione penale della Corte di Cassazione”.

La condanna, infatti, è giunta malgrado il sostituto procuratore presso la Corte di Cassazione abbia ritenuto fondate le conclusioni del giudice di primo grado che condannò Lo Presto a dieci anni per omicidio preterintenzionale ritenendo quindi la morte di Fortuna sì causata da un ematoma subdurale, ma determinato da una caduta accidentale verificatasi dopo un pasto, oltre 4 ore dopo le percosse subìte dal marito.

Una tesi sostenuta dall’avvocato Simpatico ritenuta sussistente dal giudice di primo grado, il gup di Napoli Fabio Provvisier, e anche dal sostituto procuratore generale della Cassazione.La condanna in primo grado di Lo Presto, affetto da problemi di salute e attualmente in carcere, suscitò vibranti proteste a Napoli, con manifestazioni e sit-in anche davanti al Palazzo di Giustizia partenopeo.

Il violento omicidio della giovane mamma del rione Sanità a Napoli avvenuto il 7 marzo 2019 ha portato alla nascita di una serie di movimenti a favore delle donne e contro i femminicidi tra cui quello del gruppo delle Forti Guerriere che nel corso di questi tre anni hanno messo in piedi una serie di iniziative in ricordo di Fortuna Bellisario.

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Secondo l’accusa la donna morì a causa delle conseguenze innescate dai colpi inferti con una stampella dal consorte, dopo l’ennesima lite per motivi di gelosia. L’omicidio avvenne davanti al figlioletta in un appartamento di via Marinella a Miano.




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