I clan più potenti della camorra hanno utilizzato la pandemia come strumento di una nuova affermazione sociale nei confronti delle classi più deboli colpite dalla crisi economica e sociale scaturita dalla crisi.
E’ uno dei passaggi più preoccupanti della relazione semestrale della Dia, che riferisce della situazione criminale da giungo a dicembre del 2021. Non a caso i messaggeri del clan che giravano tra i vicoli di Napoli per sostenere chi era in difficolta’ economica con pacchi di cibo “ha creato consenso”. Due i maggiori clan di Napoli, l’Alleanza di Secondigliano, in accordo con i Casalesi, e i Mazzarella.
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La camorra infatti “affonda le radici nelle voragini socioculturali dove i fenomeni della dispersione scolastica, della disoccupazione e della devianza minorile costituiscono variabili di un sistema complesso da cui gli attori criminali traggono forza e risorse a discapito della fiducia della popolazione nei confronti delle istituzioni locali e dello Stato”.
Ma non solo perché sono aumentati gli omicidi e le sparatorie tra la gente, le famose stese, ma aumentano anche gli arresti per i reati di camorra “tuttavia i fenomeni criminali campani in particolare nella provincia di Napoli sono connaturati da peculiarita’ tali da non poter essere approcciati solo come emergenze di ordine o sicurezza pubblica, relegandone di fatto l’alveo di responsabilita’ agli angusti confini della repressione giudiziaria e di polizia”.
Non c’e’ piu’ la camorra “parcellizzata in tanti piccoli gruppi in caotica contrapposizione”. Al suo posto, emerge sempre piu’ nitido “un vero e proprio ‘sistema’ basato su stratificati e complessi livelli decisionali, nonche’ su una struttura criminale consolidata sul territorio e dotata di un direttorio per la gestione e il coordinamento dei gruppi subordinati”.
Camorra, per la Dia meno divisioni e sempre più ‘sistema’
E’ questa la nuova immagine della criminalita’ organizzata campana che viene fuori dall’ultima Relazione semestrale della Dia secondo cui “la scaltra capacita’ di generare ingenti profitti anche attraverso attivita’ a basso rischio giudiziario ha trasformato da tempo i principali cartelli camorristici in vere e proprie holding imprenditoriali parti integranti dell’economia legale supportate da stratificati sistemi relazionali fondati su legami personali molto spesso parentali e connivenze in ampi settori dell’imprenditoria e nella pubblica amministrazione”.
A parlare di ‘sistema’ sono gli stessi affiliati: “una struttura di coordinamento gestionale che le organizzazioni camorristiche si danno al fine di raggiungere gli obiettivi comuni finalizzati esclusivamente al perseguimento dell’illecito arricchimento”. Anche se,” al margine dei grandi cartelli criminali e di quel mondo in cui gli interessi mafiosi si congiungono con quelli dell’impresa, persiste la ‘camorra dei vicoli e delle stese’, dei conflitti tra bande che si disputano il controllo dei tradizionali mercati illeciti, del racket e della droga”.
Allarme della Dia, ‘ecco come la camorra si infiltra nell’economia’
La camorra, come del resto tutti i cartelli criminali italiani, negli ultimi anni hanno fatto meno “eclatanti manifestazioni di violenza” e guardato più agli interessi negli affari a “basso rischio giudiziario”. Anche se “il presupposto resta il controllo del territorio, certo. Ma soprattutto con la corruzione, il riciclaggio, l’avvicinamento di imprenditori in difficolta’ per acquisirne gli asset, l’inquinamento dell’economia sana”.
L’ultima Relazione semestrale della Dia restituisce ancora una volta l’immagine dei gruppi criminali “silenti” e che non si limitano più al “saccheggio parassitario” della rete produttiva “ma si fanno impresa”. Una ulteriore conferma della “strategicita’ dell’aggressione ai sodalizi mafiosi anche sotto il profilo patrimoniale”. In sei mesi sono stati effettuati sequestrati per 165 milioni, confische per 108 milioni; 373 interdittive antimafia, 69mile segnalazioni per operazioni sospette. Se da un lato l’allarme riguarda i grandi investimenti, come quelli previsti dal Pnrr, occorre preservare dalle mire della criminalita’ di stampo mafioso anche appuntamenti importanti, come i Giochi Olimpici invernali Milano-Cortina del 2026.
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“La capacità di generare ingenti profitti anche tramite attività criminali a ‘basso rischio giudiziario’ che spaziano dalle tradizionali attività dei magliari del contrabbando e del gaming illegale alle truffe telematiche e al controllo degli appalti, dalle aste giudiziarie, ciclo dei rifiuti ed edilizia pubblica e privata fino alla nuova frontiera delle grandi frodi fiscali, ha infatti trasformato da tempo i principali cartelli camorristici in vere e proprie holding imprenditoriali parti integranti dell’economia legale supportate da stratificati sistemi relazionali fondati su legami personali molto spesso parentali e connivenze in ampi settori dell’imprenditoria e nella pubblica amministrazione”.
E non solo perchè nella relazione semestrale della DIA presentata dal ministro dell’interno e relativa all’analisi sui fenomeni di criminalità organizzata di stampo mafioso del II semestre del 2021 si legge ancora: “Tutto ciò è peraltro esemplificabile con quello che è stato dagli stessi affiliati denominato il ”Sistema” ovvero una struttura di coordinamento gestionale che le organizzazioni camorristiche si danno al fine di raggiungere gli obiettivi comuni finalizzati esclusivamente al perseguimento dell’illecito arricchimento.
Tuttavia al margine dei grandi cartelli criminali e di quel mondo in cui gli interessi mafiosi si congiungono con quelli dell’impresa persiste la ”camorra dei vicoli e delle stese”, dei conflitti tra bande che si disputano il controllo dei tradizionali mercati illeciti, del racket e della droga. La potenza economica delle organizzazioni criminali anche campane viene assicurata principalmente dal traffico di droga”, si sottolinea nella relazione.
La ‘holding’ camorra, tra droga e profitti a basso rischio
“L’interesse fuori regione delle consorterie mafiose campane si rivolge prevalentemente al narcotraffico e al riciclaggio di capitali, con particolare riferimento – si legge nella relazione – nel Lazio, in Liguria, Lombardia, Emilia Romagna, Toscana, Umbria, Abruzzo e Molise. All’estero, tra i Paesi più interessati al fenomeno, si segnalano Spagna, Francia, Olanda, Regno Unito Germania, Austria, Repubblica Ceca e Romania; risulterebbero anche contatti con organizzazioni criminali marocchine limitatamente all’acquisto di narcotici”.
Articolo pubblicato il giorno 3 Ottobre 2022 - 08:43