Arzano. Le fiorenti piazze di spaccio di via Zanardelli e la “cornetteria” di via Galilei, e i ruoli di D’Aria Mario, Piscopo Raffaele, De Sica Vincenzo e Laezza Ciro.
“Il 15 febbario del 2019 – scrivono i magistrati – Monfregolo Mariano spiega nel dettaglio i1 modo in cui è gestito i1 traffico di sostanze stupefacenti: egli si avvale di alcuni affiliati che, a 101’0 volta, hanno alle loro dirette dipendenze altri soggetti dediti allo spaccio al dettaglio della sostanza stupefacente. D’Arìa Mario, detto “Marietriello”, è l’uomo di fiducia di Monfregolo Mariano incaricato della gestione dell’attività illecita.
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Monfregoìo Mariano, nel corso della conversazione ambientale, all’interno della Fiat Panda, parlando con D’Aria Mario, gli indica come esempio Alterio Massimo (cognato di Renato Napoleone) che, per l’attività dj spaccio nell’area di Ponticelli, si serve di uno spacciatore tanto affidabile da godere della sua totale fiducia. In sostanza, Mariano Monfregolo sta comunicando a D’Aria Mario che, all’interno della 167, è proprio lui lo spacciatore nel quale ripone massima fiducia: (“quello lo vende il servizio .. lo sai perché lo vende . tiene tipo ad uno come tengo io a te …a Ponticelli… tale e quale e basta… e forte .. e basta che e forte .. gli fa i pezzi glielo da e quello li venda… ”).
D’Aria Mario, a sua volta, si avvale di altri affiliati che curano la vendita al dettaglio dello stupefacente all’interno delle piazze di spaccio e, in particolare, di quella di via Einaudi incrocio via Galilei, chiamata convenzionalmente “la cornetteria”.
Nel corso della conversazione del 15 febbraio del 2019, è ricostruita l’attività dì spaccio, articolata, dal punto di vista territoriale, in tre piazze e con il supporto di soggetti che si riforniscono dal clan per lo spaccio al dettaglio. Mariano Monfregolo, giunto in Via Galileo Galilei, nei pressi della “cornetteria”, si ferma ed inizia a parlare con D’Aria Mario, al quale, chiede di salire a bordo dell’auto e prendere qualcosa da portare ai “moccus’” (ragazzini).
La conversazione conferma il ruolo di D’Aria Mario quale coordinatore delle piazze di spaccio e gestore della contabilità: Giunti nei pressi di via Silone – angolo via Meuccì — D’Arìa Mario scende dall’auto e Mariano Monfregolo inizia a parlare con tale Lello; la conversazione verte sulla qualità della sostanza stupefacente venduta da Monfregolo e dai suoi spacciatori.
Monfregolo Mariano sostiene che “allungare” la sostanza stupefacente sarebbe poco redditizio in quanto comporterebbe Ia perdita di clienti per la scarsa qualità del prodotto. Gli acquirenti, secondo lui, conoscono bene la qualità del prodotto e “la fatica” (intesa come affidabilità – ndr) (“mo sta li stà inc…. pero sai che è Lelluccio…a volte quello non capisce… tu allunghi un poco il brodo…quello che fai fai per dirti una stronzata… mo ti sto dicendo… perdi la gente e ti sgamano (ndr ti scoprono)… non tieni niente .. perché lelluccio [0 sa la gente lo sa la fatica mia .. quando vedono un prodotto diverso, oh mi dicono” o frà ma. questo tieni? se questo tien‘ a me non piace” però sanno a me per dire …la fatica “).
D’Aria Mario, poco dopo, risale in auto e, unitamente a Monfregolo Mariano, si reca presso la piazza di spaccio di via Zanardelli dai cosiddetti “moccusi ” Piscopo Raffaele e De Sica Vincenzo. Alle 22.20.56, nei pressi di Via Zanardelli, è presente Piscopo Raffaele, spacciatore alle dipendenze dirette di Mariano Monfregolo e D’Aria Mario che riferisce che il denaro è stato consegnato a tale “Vincenzo” (da identificare, come dimostrano le successive conversazioni, in De Sica Vincenzo) che è già rincasato.
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Monfregolo Mariano prima chiede di De Sica Vincenzo e poi ordina a Piscopo Raffaele di dargli i soldi già incassati per la vendita dello stupefacente, a lui consegnato in una precedente occasione e gli chiede se una determinata sostanza stupefacente ha avuto riscontri positivi tra i consumatori.
Nella successiva conversazione ambientale registrata all‘interno dell’autovettura Fiat Panda, l’argomento è la consegna del denaro provento della vendita di marijuana (“erba”) a Monfregolo Mariano e D’Aria Mario. Nei pressi di via Zanardellì, durante la conversazione con Piscopo Raffaele, D’Aria Mario chiarisce che 60 Euro “vecchie” , sono riferite al pagamento dell’erba (Monfregolo Mariano: Che sono le 60 euro?” – D’Aria Mario rispondeva: ”l’erba!!…. ”). D’Arìa Mario si rende conto che Piscopo Raffaele è in possesso di una consistente somma di denaro e gli chiede di consegnarla, stessa richiesta è formulata da Mariano Monfregolo.
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Il dialogo continua con il conteggio ed il pagamento delle vecchie e nuove forniture di droga e si conclude con la seguente frase proferita da Mariano Monfregolo “o frà allora tieni 20 i duri e 15 di questi qua ..ci vediamo dopo ….. toglimi una ceppa da mezzo .. mo che vai a pigliare I ’erba..capito?.. me la vengo a prendere fra un altro poca. “
Mariano Monfregolo conferma che il giovane spacciatore avrebbe dovuto rifornirsi di un quantitativo dì stupefacente del tipo marijuana da cui, poi, avrebbe prelevato una dose per lo stesso Manfregolo Mariano. Monfregolo Mariano e D’Aria Mario si allontanano da Via Zanardelli e continuano ad effettuare i conteggi inerenti la vendita di sostanze stupefacenti esplicitamente indicate con i termini ‘fùmo” e “fidi/letta“ ( “è finito sto fumo? …n0? “….. “sai quanto mi devi dare a me ? “….”.. 90 …più una panetta”).
Monfregolo Mariano e D’Aria Mario, nella parte finale della conversazione, quantificano anche l’importo che il primo deve a Monfregolo Mariano per lo stupefacente preso in carico. Si tratta del pagamento dello stupefacente di cui D’Aria Mario si fornìsce per lo spaccio presso la piazza denominata “la cornetteria” di Via Galilei; i due annotano anche che il nipote di Monfregolo Mariano, Monfregola Francesco, ha ritirato n. 3 panetti (D’Arìa Mario :” tuo nipote… tre lì tiene lui”).
Monfregolo Mariano e D’Aria Mario, sempre all’interno dell’auto monitorata, parlano della “cornetteria” che, in quanto base per lo spaccio delle sostanze stupefacenti, dovrebbe essere un luogo di aggregazione e intrattenimento, per consentire la presenza dì pregiudicati senza attirare l’attenzione delle forze di polizia. D’aria Mario riporta le parole di un terzo: “Marittiè vendiamo questo, butta le zeppate, teniamo quest’altro compriamo il bigliardìno… o frà ..qua non è niente il tuo qua la cornetteria …deve stare aperta il circoletto noi facciamo la droga 10 giorni e ce lo chiudono …ì delinquenti….omissìs….i pregiudicati qua dentro si mette la pattuglia là fuori”; ”meglio a tenerla così” vendi un poco di droga“.
Monfregolo Mariano ricorda che è stato grazie alla sua insistenza con i] fratello (Monfregolo Giuseppe, allora latitante) che l’attività sta andando bene: “ma non può mai essere .. mi sono litigato con mio fratello…mio fratello ha detto “quella cosa gli deve fare l’erba davanti” sono stato io .. cioè l’ho pregato …l’ho martellato bung bangt… mi sono fatto dare le chiavi mio fratello disse io mi piglio tutte cose e mi paghi a me… mio fratello deve avere ancora 2000 euro se vogliamo parlare… ”.
È evidente che Monfregolo Mariano sta organizzando la piazza di spaccio, chiamata comunemente “cornetteria”, con la copertura di un’attività commerciale che non attiri le attenzioni delle forze di polizia. Alle 23.57, in via Galilei incrocio Via Einaudi, proprio nei pressi dell’attività commerciale chiamata “la cornetteria”, Mariano Monfregolo discute dell’opportunità di gestire il locale non come circolo ricreativo, ma come cornetteria/paninoteca.
Carmine Longhi
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