Al Teatro Bolivar ‘Amor Cruel… Historia De Carmen’ di Manuela Iannelli. Lo spettacolo è liberamente ispirato all’opera “Carmen” di G. Bizet con la regia e le coreografie di Manuela Iannelli e Antonio Campaiola
Sabato 15, al teatro Bolivar (Via Bartolomeo Caracciolo, 30), con la direzione artistica di “Nu’ Tracks”, arriva l’“Amor Cruel… Historia De Carmen” (open 20,30 – start 21,00), uno spettacolo di Manuela Iannelli, liberamente ispirato all’opera “Carmen” di G. Bizet, con le coreografie di Manuela Iannelli (“Carmen” nella storia) e Antonio Campaiola (“Josè”). Insieme a loro, saranno in scena anche Giada Buono, Genny Calvanese e Antonio Marino. «Il mio rapporto con l’opera parte da lontano, ma oggi con uno sguardo più adulto è ancora diverso – racconta Manuela Iannelli, mentre spiega la sua personale lettura della “Carmen” – La “mia” Carmen è una donna forte, all’avanguardia, che vive in modo intenso l’amore a differenza della figura maschile, poco incline a prendere una posizione. Al centro dello spettacolo c’è l’evoluzione dell’amore dal primo sguardo alla passione folle fino alla distruzione del legame e al tragico epilogo, toccando temi spaventosamente attuali».
Siviglia 1820. Preso dalla passione folle, Don Josè rinuncia a tutto, lasciandosi condurre alla rovina dalla donna che ama, al punto di ucciderla. Questo per la mancata comprensione del suo essere: zingara bellissima, passionale, ricca di fascino e sensualità, una donna come poche, contraddistinta da un fortissimo slancio vitale, dall’amore per la libertà e per l’indipendenza, tutte qualità che spaventano un uomo debole, dipendente sentimentalmente e legato alle regole come don José. La musica di Bizet e l’ambientazione spagnola avvalorano ed enfatizzano l’essenza di Carmen e il suo modo leggero di vivere la vita, mentre la musica del flamenco ne sottolinea, invece, l’irriverenza e lo sprezzo per le regole. Il canto jondo (profondo) tipico del flamenco esalta il lamento ed il dolore di colui che soffre per amore, e il battito dei piedi (zapateado) costituisce linguaggio intrinseco che conduce i protagonisti ad amarsi fino ad odiarsi.
L’opera è una commistione di sentimenti che invoca il verismo tipico dell’epoca: l’amore e la libertà arrivano a confondersi, a tratti quasi ad essere la stessa cosa, perché sono entrambi ubriacatura, smoderatezza, follia. Così, sull’intricata tessitura dei sentimenti, lo spettacolo prende forma, restituendo temi e dinamiche di cui tutt’oggi si discute.
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