A Benevento arrestato ex primario: tangenti sulle protesi “non necessarie”. Arrestato Antonio Piscopo, primario di Ortopedia del Fatebenefratelli di Benevento
Intascava una percentuale per ogni protesi della sua ditta ‘preferita’ che impiantava ai pazienti. Indagini coordinate dalla procura di Benevento, nella mattinata odierna e delegate alla Guardia di Finanza di Napoli e Benevento, hanno portato all’esecuzione di una misura cautelare in carcere con il beneficio dei domiciliari e a un sequestro preventivo di beni fino 576.486,25 euro nei confronti del medico napoletano Antonio Piscopo di 64 anni, che deve rispondere di corruzione ed emissione di fatture per operazioni inesistenti.
Il medico all’epoca dei fatti era primario del reparto di Ortopedia dell’Ospedale Sacro Cuore di Gesù Fatebenefratelli di Benevento, e riceveva sistematicamente per i pm denaro e regali da due referenti di zona di aziende fornitrici di materiali chirurgici; in cambio acquistava, per gli interventi da lui programmati ed eseguiti tra il 2014 e il 2019, protesi ortopediche realizzate da quelle ditte, facendo sì che le protesi ortopediche e i dispositivi medici utilizzati dall’ospedale avessero quasi esclusivamente quella provenienza.
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Intercettazioni telefoniche e ambientali, perquisizioni presso il domicilio degli indagati e le sedi delle società coinvolte, l’escussione di persone informate sui fatti, acquisizione e analisi di documentazione contabile, bancaria e amministrativa, hanno consentito di ricostruire le dazioni e le utilità illecitamente ricevute dal medico.
Con cadenza mensile, al professionista sono arrivati in totale 315.000 euro, giustificati con lettere di incarico per consulenze e formazione fittizie in realtà mai prestate; altri 185.779 euro, pari all’8% del valore delle protesi vendute; i lavori di ristrutturazione di un immobile a Maiori (Sa) per 72.712 euro; l’uso di uno scooter e di un’auto.
Il medico, inoltre, teneva una contabilità personale di tutta dell’attività lecita svolta presso l’ospedale e delle visite private, ma anche di quella illecita percepita in nero e delle ‘elargizioni’ delle società, con un accurato conteggio sia delle somme in entrata che in uscita, operazioni che trovavano corrispondenza negli appunti scritti a mano da uno dei corruttori, dove si evidenziavano le dazioni di denaro, giustificate con contabilità artatamente confezionata.
Le consulenze e i corsi di formazione che dovevano giustificare le ‘mazzette’ erano documentati con fatture per operazioni inesistenti. Tra la documentazione acquisita, anche i messaggi scambiati tra il medico e uno degli indagati per commentare l’andamento degli affari illeciti. Sigilli alle disponibilita’ finanziarie rinvenute e anche all’immobile di Maiori.
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