Napoli. “La malavita non e’ solo un problema di Napoli. Per me il vero volto di Napoli e’ un altro.
E’ quello della gente buona, accogliente, generosa, ospitale, creativa nel bene. E’ quello delle sue bellezze naturali del suo golfo, che incantano chiunque abbia avuto il privilegio di vederle rimanendone incantato e conservando il desiderio di potere un giorno tornare.
E’ vero pero’ che possiamo partire anche da Napoli per parlare dell’oltraggio fatto ai bambini quando li si priva della loro innocenza, li si deruba della loro infanzia, per portarli sulla strada del crimine”. Lo dice Papa Francesco in una intervista al Mattino.
“Non dobbiamo scaricare sui piu’ piccoli le nostre colpe. Tanti bambini nel mondo non sanno nemmeno cosa sia la scuola, e spesso cadono nelle mani di delinquenti che li educano alla criminalita’, alla violenza, anche alla guerra. Pensiamo ai bambini soldato. A come l’infanzia viene strappata a forza dalle loro vite, e la loro innocenza violata, il loro futuro trasformato in un labirinto”, aggiunge.
“Ognuno di loro e’ un urlo di dolore che sale a Dio e accusa chi ha messo le armi nelle loro piccole mani. Siamo tutti responsabili di questo, quando voltiamo la testa dall’altra parte, quando ci diciamo che questa tragedia (i bambini soldato, i bambini manovalanza della criminalita’ organizzata) non ci riguardi. Per questo, anche per questo, dobbiamo partire da noi stessi. Cambiare noi stessi. Stimolare un cambiamento negli altri. Non e’ impossibile”.
“Tutti possono cambiare vita, cambiare strada. Quanto alla fragilita’, tutti siamo fragili. Ma la fragilita’, l’accettazione del proprio limite, la consapevolezza di cio’ che ci manca e il discernimento in questo fra il bene e il male, e’ la molla che puo’ spingerci alla ricerca del bene comune”, dice ancora il Papa.
“La sensazione di onnipotenza e’ cio’ che ci porta invece alla negazione dell’altro, degli altri; e a tagliare anche le nostre radici, a considerarle un peso, una zavorra. Quando questo accade, quando tradiamo la fiducia dei bambini o consideriamo gli anziani uno scarto di cui liberarsi, coltiviamo in realta’ il nostro scontento, roviniamo la nostra storia e il nostro futuro”.
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