Orari ridotti o aperture a singhiozzo, alcune saracinesche gia’ abbassate. Schiacciati dai rincari delle bollette e dagli affitti alle stelle e in generale dall’aumento dei prezzi e quindi dei costi, molte attivita’ commerciali ed esercizi pubblici faticano ad andare avanti e tentano di restare a galla rivedendo la tabella di marcia e mettendo in atto piani di risparmio.
Succede piu’ o meno ovunque, per negozi, alimentari, bar, ristoranti e hotel. Cosi’ come diffuso e’ il rischio di effetti piu’ pesanti del caro-bolletta in autunno: migliaia di attivita’ rischiano di chiudere, con un nuovo colpo, dalle vie dello shopping alla periferia, dopo il Covid.
E’ l’allarme che arriva da diverse citta’, con la richiesta di aiuto per evitare ulteriori stop. L’incidenza dei costi dell’energia sui fatturati delle imprese del terziario e’ sempre piu’ alta: in media del +121%, secondo l’indagine di Confcommercio Milano, Lodi, Monza e Brianza, realizzata su 703 imprese.
La crescita va dal +181% nel dettaglio alimentare al +161% per alberghi-ricettivita’ e +123% per la ristorazione, al +119% e +116% per i negozi non alimentari ed i servizi, in un anno (2022-2021). Le conseguenze? Il 15% vede il rischio di chiusura e il 10% di sospensione temporanea dell’attivita’. La maggioranza (il 66%) indica una soluzione per ridurre il caro energia nel minore uso di illuminazione e aria condizionata/riscaldamento. E, allo stesso tempo, chiede provvedimenti piu’ ampi e incisivi per ridurre il carico fiscale sulle bollette. Alberghi e ristoranti sono tra i settori che soffrono di piu’.
Cosi’ sempre piu’ attivita’ di somministrazione dopo il pranzo chiudono e riaprono per l’aperitivo, risparmiando energia per alcune ore. “Gli interventi devono essere molto rapidi per evitare una vera e propria recessione e indesiderati ‘lockdown’ per le imprese”, afferma il segretario generale di Confcommercio Milano, Lodi, Monza e Brianza, Marco Barbieri. Stesse difficolta’ a Roma. “Bisogna evitare ulteriori chiusure, dopo la perdita in questi ultimi anni gia’ di 10-15 mila aziende per gli effetti della pandemia. Una situazione che oggi ci fa vedere anche diverse vetrine chiuse nel centro storico.
Ora i rincari energetici mettono a rischio altre aziende, 8-10 mila nell’anno”, dice il direttore di Confcommercio Roma, Romolo Guasco. Attualmente chiusure per il caro bollette nella capitale “non se ne registrano, ma il rischio c’e’ nei prossimi mesi. E’ necessario che il governo intervenga con misure immediate che riducano i costi”, aggiunge. Da Firenze a Napoli lo scenario si ripete.
“Le difficolta’ sono diffuse”, rimarca il direttore generale di Confcommercio Campania, Pasquale Russo. Un esempio su tutti: i panificatori, che vivono “una situazione drammatica. Con i forni quasi sempre accesi fanno i conti con un aumento straordinario delle bollette e delle materie prime. Anche ristoranti e bar sono in una situazione di difficolta’; come la grande e piccola distribuzione: i supermercati stanno riducendo l’orario di lavoro (solo mezza giornata la domenica, aprono piu’ tardi la mattina o chiudono prima la sera gli altri giorni).
In questo momento le attivita’ stanno cercando di resistere, molto dipendera’ dall’autunno. E’ in atto il tentativo di ridurre i consumi energetici incidendo sugli orari. Bisogna intervenire, dalla logistica al commercio al turismo”. “Una impresa su tre e’ a serio rischio chiusura in Toscana”, avverte il direttore di Confcommercio Toscana, Franco Marinoni, ricordando l’iniziativa “Bollette in vetrina” e portando l’esempio di una macelleria dove i costi della luce sono passati “dai 628 euro del 2021 agli attuali 3.500 euro. E’ a rischio un intero settore economico. Le aziende hanno bisogno di lavorare e di guadagnare. Alcune attivita’ sono aperte solo il fine settimane, alcune hanno deciso di chiudere perche’ non ci sono le condizioni per restare aperte”.
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