Morto Vito Annicchiarico, testimone di Roma Città Aperta. Interpretò il piccolo ‘Marcello’. ”
E’ deceduto stamattina alle 6 in ospedale Vito Annicchiarico, il piccolo ‘Marcello’ del film ‘Roma Città Aperta’. Classe 1934, non ha retto alla perdita di sua moglie, ed è andato via a cinque mesi di distanza dalla scomparsa della sua Maria. Ultimo testimone della grande opera di Roberto Rossellini aveva saputo mantenere i legami con la famiglia Venturini (finanziatrice della pellicola), e con i figli di Teresa Gullace, Mario e Umberto. Annichiarico lascia tre figli e tre nipoti. I funerali si terranno lunedì mattina alle 10 nella parrocchia San Fedele, in via Mesula, a Pietralata.
Il critico cinematografico Adriano Aprà definì Vito Annichiarico “un signore dai modi gentili con una memoria di ferro” che era inciampato nel cinema mentre faceva lo sciuscià nel dopoguerra a Roma, ultimo testimone del grande film di Roberto Rossellini. “E’ come se lo avesse portato via il vento…”, dice adesso chi gli è rimasto vicino fino all’ultimo.
La biografia di Annichiarico non può che iniziare da quando Rossellini vide Annichiarico a largo del Tritone, angolo via Macelli, mentre aspettava che arrivasse qualche soldato americano per farsi pulire le scarpe e se ne innamorò subito. Era un bambino talmente bello. E di lui disse in seguito alla sua troupe: “Oh sto ragazzino è un fenomeno”.
Lo portò a farlo conoscere alla contessa Chiara Politi, che sarebbe stata la prima finanziatrice del progetto del film nei locali di via Crispi. Ma con la scusa che gli avrebbero offerto di pulire 40 paia di scarpe. Con la contessa, c’erano anche nella sede della Cis Nettunia lo sceneggiatore Sergio Amidei e il ballerino Harry Feist che interpretò il maggiore della Gestapo Fritz Bergmann.
Inizia così l’avventura nel cinema del signor Vito. E’ il 1944 e fino al 1950 Annichiarico è stato più volte sul set con grandi registi come Vittorio De Sica, Mario Soldati, Gennaro Righelli. Spesso in coppia con Anna Magnani che lo voleva adottare, e sul palco con Aroldo Tieri nella pièce di Luigi Pirandello “L’Uomo la bestia e la virtù”.
“Mi sono preso una lunga pausa dal cinema”, aveva detto a Veronica Pivetti in occasione della presentazione a Roma, del progetto della regione Lazio: “100 film, un paese… l’Italia”.
Massimo Ghini, che aveva interpretato assieme a Lina Sastri il film di Carlo Lizzani, Celluloide, in quell’occasione lo andò a salutare, desideroso di fare la conoscenza diretta del piccolo Marcello, che raccontò in quella sede il suo esordio cinematografico. Celluloide è infatti il film del 1966, che ripercorre la storia di come fu messo a punto Roma Città Aperta, delle difficoltà finanziare di Rossellini e dei problemi a terminare il progetto per la mancanza di pellicola e di fondi. Poi di colpo nel 2005 Vito Annichiarico viene cercato dopo tanti anni il figlio di Aldo Venturini, Claudio, per un nuovo progetto: girare con Laura Muscardin “I figli di Roma Città Aperta”. Vito ripercorre tutti i luoghi in cui fu girato il film raccontando aneddoti ed episodi legati a quel periodo storico.
Il docu-film della produzione Nuvola film di Amedeo Bacigalupo, vince un premio al Tribeca Film Festival di Robert De Niro. Poi la pubblicazione a cura di Simonetta Ramogida del libro “Roma Città Aperta Vito Annicchiarico racconta il set con Anna Magnani Aldo Fabrizi Roberto Rossellini”, edito da Gangemi, raccoglie aspetti ancora inediti e testimonianze di quel periodo intensissimo del Neorealismo di cui il piccolo Marcello prese parte anche a film come “Abbasso la Miseria! Ed Abbasso la Ricchezza”, “Domani è troppo tardi”, e “Chi è Dio”. Annichiarico – si ricorda – partecipa anche al film “Cuore”, con Vittorio De Sica, e a “Un mese di onestà” di Domenico Gambino.
Di Rossellini, dirà: “Per me era come un padre”. Il suo, di padre mentre girava il film era in Etiopia a combattere nell’esercito italiano. La sua grande umanità lo porta a intrattenere un rapporto epistolare con Mario Gullace, il figlio di Teresa Gullace, la martire cui Rossellini si ispira per girare il film, e successivamente all’altro figlio: Umberto Gullace che vedrò per la prima volta in occasione della presentazione del libro su Roma Città Aperta.
Con grande emozione, il piccolo Marcello, incontra il bambino “vero” di Roma Città Aperta? Nato a Grottaglie nel 1934, dopo la Liberazione con il padre disperso in Etiopia per aiutare la madre, nel dopoguerra come tanti altri ragazzini, faceva lo sciuscià. E’ proprio lui che conduce Rossellini nei luoghi in cui fu girato il film, perché il maestro del Neorealismo, gli dice: fammi vedere dove vivi, portami nella chiesa dove vai a fare il chierichetto, fammi vedere l’Oratorio dove vai a giocare a pallone, Questi luoghi sono i post del cuore di Vito. E’ il Pigneto dove viveva con la madre e i sui fratelli, Liliana e Aldo.
Rossellini porta Vito Annichiarico con sé anche durante le riprese di “Paisà”, tra Napoli, Maiori, Minori. Avrebbe dovuto girare alcune scene, ma – raccontò poi – “come succede ai ragazzi attorno all’età della pubertà improvvisamente ero cambiato. Non avevo più l’aspetto di un ragazzino, magari smagrito dalla povertà”, e la parte fu quindi affidata ad Alfonsino Pasca, ma lui rimase legato a Rossellini di cui diceva “era un pezzo di pane”.
L’idillio per Anna Magnani durò per sempre. Quando parlava di quel periodo cinematografico e pensava al film si commuoveva sempre. La sua carriera cinematografica si interrompe nel 1950, dopo il diploma inizia infatti a lavorare in una multinazionale americana, dove rimarrà fino alla pensione, come tecnico hardware.
La madre non aveva voluto che andasse in America dove una grossa produzione gli avrebbe pagato gli studi, e l’avrebbe fatto continuare a lavorare. Non voleva lasciarlo andare, e nel frattempo anche il cinema di Rossellini era cambiato: il ciclone Ingrid Bergman l’aveva travolto. Mamma Linda desiderava che suo figlio studiasse.”
Nel 2016, in occasione della ricorrenza dei 70 anni del Sindacato dei Giornalisti Cinematografici viene assegnato ad Annichiarico il Nastro d’Argento “Speciale” che proprio nel 1946 fu riconosciuto ad Anna Magnani e a Roberto Rossellini. Più volte era tornato a via Montecuccoli, nei due portoni, uno di fronte l’altro, dove erano state girate alcune scene del film, ripercorrendo la scena del piccolo Marcello che si affaccia per le scale quando “a sora Pina”, Anna Magnani lo chiama.
Quattro anni prima Alberto Crespi lo aveva voluto nel docu-film “Voi siete qui” con la regia di Francesco Mattera. Una grande produzione cinematografica lo aveva di recente contattato per la partecipazione ad un nuovo progetto, la Stayblack Productions.
Il produttore e regista Jonas Carpignano di Stayblack sta producendo un documentario del regista Spike Lee e avrebbero voluto farlo partecipare. Il piccolo Marcello? non ha fatto in tempo. Ma per lui, solo grandi film, solo grandi registi.
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