Il gip del Tribunale di Bologna, Andrea Salvatore Romito, ha convalidato l’arresto e disposto la custodia cautelare in carcere per Giovanni Padovani, il 27enne calciatore assassino arrestato per l’omicidio della compagna Alessandra Matteuzzi, colpita a martellate martedi’ sera a Bologna.
L’udienza si era tenuta questa mattina e il gip si era riservato la decisione. Davanti al giudice l’indagato, difeso d’ufficio dall’avvocato Enrico Buono, si era avvalso della facolta’ di non rispondere. “E’ molto provato”, ha spiegato il legale ai giornalisti.
Poco prima di uccidere Alessandra, Giovanni aveva pubblicato una storia su Instagram in cui dice: “è giunto il momento di andarsene”. Poi però ha “mandato via” un’altra persona al suo posto. Tutti nel palazzo in cui abitava Alessandra Matteuzzi sapevano dei ripetuti episodi persecutori di quell’uomo nei suoi confronti. Tutti erano stati testimoni di quelle gravi minacce e violenze. Ma alla procura non è bastato.
Intanto emergono i primi macabri dettagli sul martello con cui Alessandra è stata uccisa.
Sembra che Padovani lo abbia sottratto dall’officina di suo nonno a Senigallia, prima di mettersi in macchina e raggiungere Bologna. Ciò potrebbe costituire la prova della premeditazione al processo.
La ragione per cui non siano state adottate misure cautelari per prevenire il crimine, la spiega il procuratore che cerca così di ‘giustificare’: “nella denuncia non si parlava di atti violenti (contro Alessandra, ndr), ma solo di comportamenti di abuso”.
“L’indagato esercitava nei confronti della vittima un controllo ossessivo. La teneva sotto scacco a distanza, chiedendole spessissimo di mandare foto e video del luogo in cui si trovava e delle persone che frequentava spinto dalla gelosia. In alcune situazioni le chiedeva anche di filmare l’orario dal luogo in cui si trovava per verificare che diceva la verità”.
Lo spiega l’avvocato Giampiero Barile, che e’ stato nominato a rappresentare la sorella di Alessandra Matteuzzi. Episodi che sarebbero stati riferiti nella denuncia per atti persecutori presentata dalla vittima lo scorso 29 luglio ai carabinieri, a cui sono seguite alcune integrazioni.
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