strong>Ascea. Una “class action” per tutelare i diritti dei circa 40mila turisti in vacanza ad Ascea, nel Cilento, per la carenza di acqua potabile registrata negli ultimi giorni. Ad annunciarla e’ un comitato di oltre 300 persone che ha dato mandato agli avvocati Angelo e Sergio Pisani di intervenire per chiedere un risarcimento danni alla Consac, societa’ che gestisce il servizio idrico e alle istituzioni “che non riescono a controllare e garantire sicurezza e servizi nei mesi estivi”.
“Chiederemo alle autorita’ competenti – sottolinea Angelo Pisani, presidente dell’associazione Noi Consumatori – di accertare le cause della mancanza di acqua in piena estate e la verita’ sulle denunce in merito alla presenza di Eternit nelle condotte dell’acqua, oltre che l’immediata riunione di un tavolo per il controllo dell’ordine pubblico e fogli di via per chi delinque e molesta i turisti”. “Da alcuni giorni – ricordano alcuni vacanzieri – ad Ascea Marina tutta la popolazione e’ senza acqua ed impossibilitata anche a cucinare e lavarsi. L’acqua rappresenta un bene primario, difficilmente reperibile in forma alternativa rispetto alla diretta erogazione”.
“Sono vari – ricorda Pisani – i modi per tutelare i propri interessi in caso di mancata fornitura di acqua. Per prima cosa e’ opportuno documentare accuratamente la durata del disservizio, effettuando anche una chiamata al servizio clienti in modo da avere una stima dei tempi di ripristino e confrontarli poi con quanto effettivamente accade.
E’ molto importante tenere traccia e documentare, anche mediante fotografie, lo stato dei fatti e l’impossibilita’ di svolgere talune azioni della vita ordinaria, o, per le aziende, l’impossibilita’ di procedere con le lavorazioni o fornire servizi. Si pensi per esempio ad un bar, che senza l’acqua non potrebbe erogare buona parte dei suoi servizi, come la preparazione del caffe’, e rimarrebbe paralizzato dall’impossibilita’ del lavaggio di bicchieri e stoviglie.
La Corte di Cassazione ha stabilito che il fornitore del servizio e’ tenuto a risarcire i cittadini da tutti i danni che dovessero derivare da una mancata fornitura di acqua potabile, anche se questo fosse dovuto all’eventuale inquinamento prodotto da insediamenti industriali”.
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