Salerno letteratura, il festival che ha impegnato il suggestivo centro storico di Salerno dal 18 al 25 giugno 2022, sabato sera ha calato il sipario su una strepitosa decima edizione, caratterizzata da una fitta presenza di pubblico ed una varietà di eventi capaci di soddisfare le attese ed i gusti degli spettatori.
Il condirettore artistico, Paolo di Paolo, in un’intervista realizzata da TGR Campania, rispondendo alla domanda del cronista che gli chiedeva quale fosse il bilancio da trarre al termine della manifestazione, ha rilasciato la seguente dichiarazione:
“… il clima è stato veramente faticoso, però credo che sia rimasta di questa edizione soprattutto l’affetto, gli applausi, in qualche modo la voglia di partecipare che è ancora più intensa rispetto alle due edizioni precedenti segnate dalla pandemia, quindi credo che sia proprio la comunità che si ritrova e si festeggia e noi abbiamo cercato di festeggiarla proprio per riconoscenza“.
Numerosi e significativi gli incontri dell’ultima serata, tra i quali spiccano quelli a cui è stato riservato il nucleo della Salerno antica, Largo Barbuti, a oriente del quale comincia la famosa Via dei Mercanti, che nel Medioevo era chiamata “La Drapperia” in quanto sede di negozi di tessuti.
Nomi illustri della scena letteraria contemporanea, si sono succeduti sul palco collocato in ottima visibilità dei palazzi storici che gli facevano da cornice: Diego De Silva, Luca Bianchini e Daria Bignardi, che hanno affascinato il pubblico presente ciascuno con le proprie doti umane, oltre che artistiche.
Alle 19.30, Paolo di Paolo, ha avviato un sapiente dialogo con Diego De Silva in merito all’ultimo libro di quest’ultimo : “ Sono felice, dove ho sbagliato? “ edito da Einaudi , che tratta un altro capitolo di vita dell’Avvocato Malinconico, personaggio emblematico dell’autore votato alla precarietà, ma che condisce di umorismo anche l’amarezza.
Per la trama e la recensione del libro , clicca sul link sottostante
https://www.cronachedellacampania.it/2022/03/diego-de-silva-libro/
Tanti gli spunti di riflessione profonda di De Silva emersi durante la conversazione con il suo intervistatore, dove non sono mancate famose citazioni e la tipica, garbata ironia dell’autore, che ha innescato ripetuti momenti di ilarità tra il pubblico, con l’effetto di rendere digeribile qualsiasi concetto.
Paolo di Paolo ha introdotto il romanzo andando direttamente al nocciolo della questione sottoposta all’avvocato Malinconico: “La nuova storia di Malinconico parte da un paradosso divertente, ma c’è anche un rovescio tragico, quindi tragicomico, cioè un’ipotetica causa che diventa una gigantesca causa, quindi una class – action contro l’infelicità di coppia, quasi che si potesse con le vie de diritto riuscire a sanare questo problema generale e che ci fa impantanare […]Come ci si costituisce parte civile di fronte all’impantanamento amoroso? “.
De Silva ha spiegato che in realtà , nel suo romanzo, ha attribuito all’ignaro Malinconico un vero e proprio grattacapo al quale solo potenzialmente – e riconoscendogli il curioso appellativo di sinistro sentimentale – potrebbe essere assegnata natura giuridica. Poiché ad un sinistro automobilistico si attribuisce al malcapitato un risarcimento motivato dal danno biologico subito, viene da pensare che al pari di questo , un amore sbagliato, sia suscettibile di causare danni esistenziali permanenti.
Ma il suo personaggio, interrogatosi sulla natura giuridicamente dignitosa dell’amore infelice, e sulla giustezza di un risarcimento dello stesso, ha finito per dedurre che no: il dolore non è risarcibile!
“Il dolore non è risarcibile, non ha mercato, non è quotabile su nessun mercato. Il dolore ci tocca perché è un’esperienza di conoscenza. Dico di più, parte della felicità. Se noi lo quotassimo, se lo facessimo oggetto di risarcimento probabilmente gli toglieremmo ogni nobiltà. E un dolore ignobile, senza nobiltà, è un dolore che non vale la pena di essere provato“.
Non poteva poi mancare la domanda sulla felicità, tema del festival scaturito da una frase di Pasolini che si è chiesto se la rivoluzione si faccia per essere felici. Paolo di Paolo ha dunque stuzzicato una potente riflessione al De Silva con la seguente domanda: “Se io ti metto sul tavolo la felicità e la rivoluzione, che tipo di riflessione ti viene?”.
La risposta dell’autore è stata decisamente illuminata ed illuminante ed ha mostrato una consapevolezza sedimentata nel tempo, di non trascurabile valore: “Io credo che la felicità sia sempre un’eccezione, un momento anomalo in un moto rettilineo di correre della vita. Non voglio dire che la regola della vita sia l’infelicità, però l’uniformità dei giorni ad un certo punto viene interrotta da questa luce che si può accendere in tanti modi.
A mio giudizio, la felicità è sempre un’acquisizione successiva, cioè secondo me non si è felici, si è stati felici. E’ sempre qualche cosa che ad un certo punto arriva. Ed è bellissima questa appropriazione appena appena ritardata su una cosa che è appena successa, che ti dà quello scatto e dà senso alla vita che prosegue.
Non credo che la felicità termini nell’attimo in cui arriva, in cui te ne accorgi. E’ qualche cosa che lascia come una corrente che tu fingi di non sentire, ma se non ci fossero questi accadimenti è molto difficile che noi riusciremmo a reggere la vita senza queste esplosioni di felicità. Il paradosso della felicità è che tu un attimo dopo ti chiedi: “ la Madonna , ma dove era questa clausola scritta in caratteri piccolissimi che ho firmato senza sapere? Perché la pagherò questa cosa qui!”.
Sul palco, magicamente ravvivato dai colori del sopraggiunto tramonto misto agli effetti luce creati dalla scenografia, alle 20.30 si è poi svolto l’incontro con l’effervescente, spumeggiante Luca Bianchini, autore del libro dal singolare titolo “Le mogli hanno sempre ragione”.
L’autore si può dire abbia trattenuto il pubblico quasi ipnotizzandolo con la sua simpatia e spontaneità, intervallando la spiegazione del suo romanzo con racconti di esperienze personali, capaci di scatenare allegria e buonumore. Addirittura la giornalista Giovanna Di Giorgio, preposta all’intervista, si è piacevolmente abbandonata alle risate provocate dal suo ospite.
“Le mogli hanno sempre ragione “ rappresenta il primo romanzo giallo scritto dall’autore, che però, rispetto ai libri precedenti non ha modificato la scelta del luogo in cui ambientare la storia.
La vicenda infatti si svolge a Polignano a mare, in provincia di Bari, ed ha per protagonista il maresciallo Clemente che fa rientro al suo paese pregustandosi l’onore di rappresentare l’arma alla processione di San Vito ( patrono del luogo) , in rigorosa alta uniforme, nonchè la pensione ormai vicina. I suoi piani, però, vengono intralciati da un triste evento: l’omicidio della tata peruviana della famiglia Scagliusi.
Giovanna Di Giorgio ha poi sottoposto al Bianchini la domanda di rito, quella che concerne il tema del festival – la felicità la rivoluzione – traendo spunto dalla tormentata vicenda amorosa di Don Mimì e Ninella, che dopo tanto tempo, finalmente, diventano coppia determinando addirittura la commozione del composto Maresciallo Clemente. Giovanna Di Giorgio ha infatti rimarcato proprio che Mimì e Ninella, unendosi sentimentalmente, fanno una rivoluzione per essere felici.
“E’ così difficile avere coraggio, non ce l’hai sempre. Loro – Mimì e Ninella – hanno avuto questo coraggio… e voglio leggervi una cosa sulla luna, che riguarda loro, l’amore e la luna. Io amo le albe, i tramonti : …mentre Mimì e Ninella fanno rientro a casa, vedono la luna. Uno spicchio di luna fecce capolino tra i due. […] La luna che spunta all’improvviso è un messaggio di speranza messo dentro una bottiglia. E credo che ogni persona che la vede, per un attimo, dimentichi tutti i dolori”.
Per Bianchini il dolore è annullato dalla luna, che ha il grande potere di rendere felici. Questa è per lui la felicità. L’incontro non poteva che concludersi con una simpatica e chiarificatrice spiegazione del titolo del libro da parte dell’autore:
“E’ un titolo perfetto perché apre una discussione, ma è quasi inutile. Le mogli hanno sempre ragione anche quando non la hanno. E’ un patto non scritto tra marito e moglie perché il matrimonio duri più a lungo. Se fossi stato più ruffiano lo avrei intitolato le ex mogli hanno sempre ragione”.
Il gran finale della manifestazione è stato riservato a due eventi importanti: il primo, che ha visto protagonista Daria Bignardi con il suo libro: “I libri che rovinano ( ma salvano ) la vita”. ll racconto della sua formazione di lettrice appassionata, che bacia il libro tre volte prima di legggerlo, che riempie gli scaffali di volumi capaci di fare da collante tra il piacere ed il dolore. I libri che trattengono il tempo, che così non va perso. Che addirittura lo aumentano, il tempo, e che leggendoli provocano una commozione allegra.
Il secondo è l’evento conclusivo della manifestazione, la festa che ha raccolto il pubblico a Santa Teresa e con cui i Direttori artistici, i volontari e tutti coloro che hanno preso parte a questa intensa settimana d’incontri letterari, hanno salutato e ringraziato quanti si sono impegnati per la realizzazione del festival.
In particolare il Direttore artistico Gennaro Carillo, ha pubblicamente ringraziato il sindaco di Salerno, Vincenzo Napoli: “… vorrei anche ringraziare, in forma del tutto non rituale, il Sindaco Vincenzo Napoli perché ci è stato vicinissimo, anche come spettatore, un sindaco che partecipa, che tiene alle cose che facciamo. Credetemi non è cosa di tutti i giorni”.
Il notevole richiamo di pubblico, ed il successo della più grande manifestazione letteraria del sud Italia, dà la misura di come ci si stia avvicinando sempre di più alla cultura ed al sapere. Una forma di sensibilizzazione forse indotta dalla profonda riflessione a cui ci ha abituati la pandemia che, per mutuare un’espressione cara a Diego De Silva, ci ha indirizzato verso “I valori che contano”. E la cultura è davvero una dimensione che conta e che eleva la vita di ognuno di noi.
Annamaria Cafaro
Articolo pubblicato il giorno 1 Luglio 2022 - 15:57