Omicidio Vassallo, ci sono “ragioni fondate per ritenere che l’omicidio di Angelo Vassallo sia stato posto in essere per impedirgli di rivelare quanto aveva appreso circa il coinvolgimento di soggetti, da lui individuati, in un traffico di stupefacenti che coinvolgeva il porto di Acciaroli, luogo di approdo di gommoni che scaricavano la droga”.
Lo sostengono i pm della Dda di Salerno nella nuova indagine sull’omicidio del sindaco di Pollica-Acciaroli, Angelo Vassallo, avvenuto 12 anni fa, e che hanno notificato, con tali motivazioni, nove decreti di perquisizione.
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La moglie dell’ex carabiniere Lazzaro Cioffi, indagato nell’ambito dell’inchiesta sull’omicidio del sindaco Angelo Vassallo, non ci stava a che solo lui, tra i suoi colleghi, rischiasse di essere coinvolto nel delitto e, parlando con la sorella, manifesta l’intenzione di rivelare agli inquirenti tutti i nomi della “squadra”.
E’ quanto si legge nel decreto di perquisizione a carico di nove indagati, tra cui lo stesso ex brigadiere Cioffi, il tenente colonnello Fabio Cagnazzo, e il carabiniere Luigi Molaro. In una intercettazione ambientale dell’aprile 2018, citata nel provvedimento, la donna parla con la sorella Concetta delle indagini.
DONNA – Ehm hanno fatto… hanno messo tutto quanto insieme. Sono andati a scavare tutto quello che c’era, tutto quanto. Ma poi c’era Cagnazzo. Eh! Ora pure loro pensano che…. non pensano se Lazzaro dice la verita’…
CONCETTA – E intanto il nome e’ venuto fuori solo il suo.
DONNA – E’ venuto fuori solo il suo?
CONCETTA – Uhm
DONNA – Cagnazzo teneva la casa la’.
CONCETTA – Ce l’hai detto che lui era della squadra?
DONNA – Eh!
CONCETTA – E’ venuto fuori solo il nome suo!
DONNA – Si’, si’! Glieli vado a fare io i nomi. Se e’ cosi’, io parlo! Non me ne fotto proprio. Solo mio marito?!
CONCETTA – Va buo’, parli, dici: ‘Ma non ci stavamo solo noi’
DONNA – Eh!
CONCETTA – Eh, eh..! ‘Ed e’ solo indagato mio marito della squadra’.
Secondo la Dda di Salerno da questa intercettazione “si ricava l’intenzione della donna, qualora il marito fosse stato effettivamente coinvolto nelle indagini sull’omicidio, di fornire agli organi investigativi i nomi di tutti i carabinieri della ‘squadra’ che in quelle contingenze temporali erano stati ad Acciaroli e di disvelarne lei stessa – qualora non l’avesse fatto il marito – il loro coinvolgimento nei fatti che, in quel momento, sembravano essere contestati solo a Cioffi”.
“Appare pacifico che alla fine del mese di agosto 2010 il sindaco Vassallo avesse iniziato una personale attivita’ di contrasto al fenomeno dello spaccio di stupefacenti in Acciaroli e che, evidentemente non fidandosi del locale presidio dei carabinieri, avesse coinvolto in questa attivita’ alcune unita’ della polizia municipale, cui aveva affidato servizi di appostamento sul porticciolo per cercare di individuare i gommoni che portavano lo stupefacente sulla terraferma – si legge nel provvedimento – e quanto scoperto aveva provocato all’amministratore un forte senso di delusione oltre che forti timori per la propria incolumità”. Durante le perquisizioni disposte dai pm, sequestrati pc, telefonini e documenti.
Con l’omicidio di Angelo Vassallo, argomentano gli inquirenti, si voleva “occultare e preservare un traffico di stupefacenti riconducibile ad un soggetto vicino ad organizzazioni camorristiche, quale Raffale Maurelli e in cui erano attivamente coinvolti i carabinieri Lazzaro Cioffi e Fabio Cagnazzo e la famiglia Palladino“ cioe’ i fratelli Domenico, Giovanni e Federico, imprenditori proprietari tra l’altro di un albergo.
Due i filoni principali su cui e’ incentrata la nuova inchiesta, che potrebbe portare ad una svolta clamorosa. Il primo e’ legato al traffico di droga che ruotava attorno al porticciolo di Acciaroli, una frazione di Pollica, dove arrivavano i gommoni con lo stupefacente.
Un traffico che il sindaco aveva scoperto grazie anche agli appostamenti commissionati ai vigili urbani, poiche’ “non si fidava” dei carabinieri locali. Tutto cio’ provoco’ in lui “un forte senso di delusione – si legge nel decreto di perquisizione – verosimilmente per il coinvolgimento di persone che egli non avrebbe immaginato potessero essere coinvolte”.
Ed infatti, secondo la Dda di Salerno, non solo il giro di droga era “riconducibile ad un soggetto vicino ad organizzazioni camorristiche”, ora deceduto, ma in esso “erano attivamente coinvolti” i carabinieri “Lazzaro Cioffi e Fabio Cagnazzo” e “la famiglia Palladino”.
Nonostante avesse “forti timori per la propria incolumità”, Vassallo si confido’ con l’ex procuratore capo di Vallo della Lucania, Alfredo Greco, riservandosi di formalizzare la denuncia ad un carabiniere di assoluta fiducia dello stesso Greco. Ma non fece in tempo perche’ venne ammazzato la sera prima dell’incontro, il 5 settembre 2010, con nove colpi di pistola mentre rientrava in auto a casa.
Per la Dda di Salerno, l’omicidio fu preceduto da un sopralluogo compiuto da due persone ritenute della criminalita’ organizzata, ovvero Salvatore e Romolo Ridosso, e “dall’imprenditore Giuseppe Cipriano (tutti e tre di Scafati ndr) e fu seguito da un’attivita’ di depistaggio, gia’ in precedenza pianificata e garantita, realizzata dal tenente colonnello Fabio Cagnazzo e dal carabiniere Luigi Molaro”.
I nove indagati sono il colonnello dei carabinieri Fabio Cagnazzo, il carabiniere Luigi Molaro, l’ex brigadiere Lazzaro Cioffi, Romolo e Salvatore Ridosso ritenuti esponenti del clan camorristico Loreto Ridosso attivo nella zona di Scafati, l’imprenditore Giuseppe Cipriano, titolare di una sala cinematografica a Scafati e, per un breve periodo, anche ad Acciaroli (frazione marina del comune di Pollica), e i fratelli Domenico, Federico e Giovanni Palladino, imprenditori di Acciaroli titolari di un residence della zona, questi ultimi indagati solo per droga e non per l’omicidio. Cagnazzo e Molaro erano stati già indagati negli anni scorsi per il sequestro di un impianto di videosorveglianza che puntava sul porto di Acciaroli, ma la loro posizione era stata archiviata.
Un depistaggio che avrebbe coinvolto anche l’altro carabiniere Lazzaro Cioffi e che sarebbe stato pianificato, appunto, prima dell’omicidio, motivo per cui questo viene contestato anche agli appartenenti dell’Arma, i quali avrebbero saputo a che sorte Vassallo andava incontro.
Obiettivo dello sviamento delle indagini, in cui Cagnazzo si era infilato non avendone alcun titolo e senza delega da parte della procura, sarebbe stato quello di “indirizzare le attivita’ investigative nei confronti di soggetti estranei al delitto”: i carabinieri sono in particolare accusati di aver acquisito immagini dai sistemi di videsorveglianza per incastrare un uomo conosciuto nel mondo degli spacciatori di droga, Umberto Bruno Damiani, detto o’ brasiliano.
“Una boccata di ossigeno dopo 12 anni trascorsi in apnea, come un sub che esce dall’acqua”. Così Massimo Vassallo fratello del sindaco “pescatore” di Pollica, descrive la sensazione provata venendo a conoscenza dell’esecuzione di un decreto di perquisizione nei confronti di 9 persone nell’ambito delle indagini sull’omicidio del fratello Angelo.
La Procura di Salerno, guidata da Giuseppe Borrelli, ha fatto sapere che l’ipotesi emersa dalle indagini è che il “sindaco pescatore” sia stato ucciso per impedire che denunciasse un traffico di droga che aveva scoperto nel porto di Acciaroli, frazione marina del comune di Pollica e località che, anche e soprattutto grazie al suo operato, è diventata tra le più apprezzate del Cilento.
“E’ il percorso che abbiamo da sempre individuato – ricorda Massimo Vassallo – ed era evidente che non ci fosse altra strada da percorrere rispetto al traffico di droga e al coinvolgimento di personaggi legati alle istituzioni. Siamo fiduciosi nell’attività di Borrelli e del pm Colamonici che abbiamo incontrato in questi anni e negli ultimi mesi”, conclude.
Soddisfazione per la svolta nelle indagini viene espressa dall’ex pm di Palermo ed attuale avvocato Antonio Ingroia, che assiste i fratelli Dario e Massimo Vassallo. “Finalmente dopo dodici anni si apre uno spiraglio di luce”, dice.
“Non posso che esprimere speranza e soddisfazione perche’ stavamo perdendo la speranza. La Procura di Salerno sembra convalidare a pieno la ricostruzione che noi avevamo fatto in merito alla posizione di Cagnazzo che era stata archiviata.
Di fronte all’enormita’ delle accuse, pero’, mi sembra che l’azione della Procura sia stata un po’ timida e tardiva. Lo dico nel massimo del rispetto e della stima di miei ex colleghi di cui ho sempre apprezzato l’attivita’. Ma i cittadini si aspettano maggior coraggio dalla magistratura”.
“Dopo dodici anni dall’uccisione di Angelo Vassallo le indagini sembrano aver preso la giusta direzione. Sarà la magistratura a dover accertare dei singoli ma Vassallo, da Sindaco innamorato di Pollica e del porto di Acciaroli, non poteva tacere di fronte al tentativo della camorra di trasformare il territorio che lui aveva riqualificato, trasformandolo in una meta turistica di qualità, in una piazza di spaccio.
Sconcertano sia i ‘clamorosi depistaggi’ su cui indaga la Dda di Salerno sul presunto coinvolgimento di un alto ufficiale dell’Arma dei carabinieri. Dopo tanto buio finalmente si intravede la luce. Il nostro pensiero è rivolto alla famiglia di Angelo che non si è mai arresa lottando per la verità e giustizia”. Questo il commento di Stefano Ciafani presidente nazionale di Legambiente e di Mariateresa Imparato presidente Legambiente Campania.
La svolta nelle indagini sull’omicidio di Angelo Vassallo, sindaco “pescatore” di Pollica ucciso il 5 settembre 2010, è “una bella notizia”. Lo ha detto Stefano Pisani, attuale sindaco di Pollica al suo terzo mandato consecutivo, che ricopriva la carica di vicesindaco nella Giunta comunale guidata da Angelo Vassallo quando fu ucciso.
Pisani sottolinea di voler essere “cauto nelle valutazioni” e aggiunge: “Apprendo con piacere che si sta continuando a lavorare e che finalmente si potrà fare chiarezza su alcuni fatti che sono stati sempre oggetto di riflessione.
Ci sono interrogativi che riguardavano queste circostanze che non hanno mai trovato una risposta concreta, ci sono dei fatti che vanno spiegati. In questo caso c’è un provvedimento e ci sono delle persone indagate, vuol dire che i magistrati hanno degli elementi ulteriori da utilizzare”.
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