Cassino. Omicidio Serena Mollicone: assolti i cinque imputati. Tensione fuori e dentro l’aula dopo la lettura del dispositivo.
Si grida ‘vergogna’ in aula alla lettura del dispositivo, ma ci sono anche le lacrime e gli abbracci dei cinque imputati che dopo dieci ore di camera di consiglio sono stati giudicati innocenti.
Assolti Marco Mottola, il padre Franco, ex comandante dei carabinieri di Arce e la moglie Anna Maria, i tre erano accusati dell’omicidio di Serena Mollicone, avvenuta nel paese in provincia di Frosinone nel giugno del 2001. Assolti anche Vincenzo Quatrale, all’epoca vice maresciallo e accusato di concorso esterno in omicidio, e l’appuntato dei carabinieri Francesco Suprano a cui era contestato il favoreggiamento.
A 21 anni dall’omicidio di Serena Mollicone, la giovane di Arce uccisa nel 2001, è arrivata la sentenza della Corte d’Assise del Tribunale di Cassino.
La storia dell’omicidio. Serena Mollicone scompare da Arce in provincia di Frosinone il 1 giugno del 2001. Ha 18 anni ed è una studentessa del liceo socio pedagogico di Sora. Il suo corpo viene ritrovato domenica 3 giugno 2001 in località Fonte Cupa, in un bosco situato nel comune di Fontana Liri. Le indagini vengono portate avanti dai carabinieri della compagnia di Pontecorvo e per 45 giorni non porteranno a nessun risultato. Per questo motivo la procura di Cassino affida gli accertamenti alla Polizia di Stato, Unita’ Analisi Crimine Violento.
Per due anni l’inchiesta prosegue nel più assoluto silenzio fino a quando il 6 febbraio del 2003 viene arrestato Carmine Belli, carrozziere di Rocca d’Arce, conoscente della famiglia Mollicone ed accusato del delitto. Il processo in corte d’assise celebrato a Cassino nel 2004 scagiona completamente l’uomo, così come avviene nel processo d’appello e in quello di Cassazione. Belli trascorrerà dunque 17 mesi in cella di isolamento da innocente.
Il carrozziere oggi era in aula ad attendere il verdetto nei confronti dei cinque imputati. “Ricordo quando fui assolto, ci fu un applauso in aula, poi una guardia mi disse te ne puoi andare a casa” ha detto Belli. “Dal 2001 al 2003 ho subito 30-40 perquisizioni, interrogatori lunghissimi, dalle 14 alle 6 della mattina dopo – ricorda il carrozziere di Arce – Una volta mi prelevarono sul posto di lavoro alle 14 e la mattina dopo alle 5 mi dissero te ne puoi andare, da Frosinone ad Arce sono 25 km e me la feci a piedi, non mi accompagnarono neanche a casa. Spero che si arrivi alla verità, chiedo solo questo” ha detto poche ore prima della lettura del dispositivo di sentenza nei confronti degli imputati.
Dal 2004 al 2008 non c’è nessun elemento che consenta la riapertura dell’indagine sull’omicidio della Mollicone.
La svolta arriva l’11 aprile del 2008 quando si toglie la vita il brigadiere Santino Tuzi, all’epoca dell’omicidio in servizio presso la caserma dei carabinieri di Arce. Il sottufficiale pochi giorni prima di spararsi un colpo di pistola al petto racconta ai superiori e al magistrato dell’epoca Maria Perna di aver visto la ragazza entrare nella caserma dei carabinieri di Arce il 1 giugno del 2001 e di non averla più vista uscire. L’accanimento investigativo sulla figura di Tuzi porterà lo stesso alla disperazione ed a commettere l’insano gesto.
Nel 2011 a tre anni da questa ulteriore tragedia, la procura di Cassino chiede l’archiviazione delle cinque persone indagate per insufficienza di prove.
Si tratta del maresciallo Franco Mottola, ex comandante della caserma di Arce, del figlio Marco, della moglie Anna Maria e dei carabinieri in servizio all’epoca della scomparsa di Serena, Vincenzo Quatrale e Francesco Suprano.La famiglia Mollicone presenta opposizione alla richiesta di archiviazione e il gip del tribunale di Cassino Angelo Valerio Lanna accoglie questa istanza e rinvia gli atti alla procura chiedendo ulteriori approfondimenti investigativi e scientifici.
Nel marzo del 2016 si dispone la riesumazione della salma della ragazza, trasferita presso l’Istituto di medicina legale di Milano per essere esaminata, nell’arco di oltre un anno e mezzo, dall’antropologa forense Cristina Cattaneo. I risultati di questa autopsia vengono ritenuti clamorosi e sufficienti dalla procura per poter chiudere le indagini e chiedere il processo per cinque persone: ad essere accusati di omicidio volontario ed occultamento di cadavere sono l’ex maresciallo Mottola, la moglie e il figlio.
A finire sotto processo anche l’ex vicecomandante Vincenzo Quatrale accusato di concorso esterno in omicidio ed istigazione al suicidio nei confronti di Tuzi, l’appuntato dei carabinieri Francesco Suprano che deve rispondere nel reato di favoreggiamento. Il processo ha inizio il 19 marzo 2021 in corte d’assise di Cassino.
I pubblici ministeri Beatrice Siravo e Maria Carmen Fusco chiedono le condanne di tutti gli imputati: 30 anni per Franco Mottola, 24 per il figlio e 21 per la moglie. E poi 15 anni per Quatrale e 4 anni per Suprano.
Ma dopo dieci ore di camera di consiglio i giudici della Corte d’Assise di Cassino hanno invece rigettato le richieste di condanna dei pm e assolto tutti gli imputati.
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