Il Mezzogiorno nel sistema Italia, proiettato in una prospettiva Europea, la sinergia dei vari territori in connessione tra Nord e Sud Italia. Un tema che tocca con mano settori dell’economia, politiche e sociali.
Benvenuto Roberto Giuliani, autore e curatore del libro Europa 4.0, in sinergia con Paolo Carotenuto. Un libro che evoca dibattiti, esperienze, e progetti sul futuro, prospettive, iniziative. La Mission fondamentale. Ce ne parla?
Europa 4.0 è un progetto che nasce per proporre una nuova visione, nuove chiavi di lettura per questo “futuro che è già qui”, una realtà in continua trasformazione generata da cambiamenti epocali nel nostro modo di vivere e lavorare, negli equilibri del tessuto economico, sociale, italiano ed europeo.
Un’analisi da differenti angolazioni, grazie alla ricchezza e diversità di background ed esperienze degli autori dei singoli saggi, ognuno focalizzato su un tema (programmazione europea, lavoro che cambia, innovazione dei processi, nuove competenze, tecnologie e scienze umane, opportunità per pmi e start up, nuove progettualità di sviluppo locale, rilancio del Mezzogiorno), tutti indirizzati verso l’obiettivo comune, quello di fornire una visione complessiva ed olistica dell’attuale scenario, stimolando nuovi approcci positivi verso una nuova cultura del lavoro, dell’innovazione, del fare impresa e del fare sistema a livello locale, nazionale, europeo.
Un lavoro che rispecchia l’esperienza dell’Associazione Prospettiva Europea, una rete di professionisti e studiosi di differente estrazione che uniscono le loro competenze per porre in essere progettualità di ampio respiro. Europa 4.0 rappresenta da un lato un traguardo importante del cammino del nostro team, dall’altro un nuovo inizio, una nuova consapevolezza del nostro percorso. Sinergie e connessioni costruite in questi anni che ci indirizza verso un “Connecting Italy” secondo step che segna il passaggio dalla fase di analisi a quella delle proposte, da un tavolo di confronto a una piattaforma di collaborazione.
Il Progetto Connecting Italy mira a proporre soluzioni per consolidare le connessioni del Sistema Italia attraverso l’individuazione di strutture e strumenti idonei per nuovi modelli di sviluppo per formare Impresa nell’Europa 4.0, ovvero formare una nuova generazione di imprenditori e costruire le nuove competenze per gestire nuove progettualità in una dimensione 4.0.
Parlando di futuro, il Sud Italia, secondo un suo pensiero da Europeista e Meridionalista, il Mezzogiorno come secondo lei si prospetta in uno sviluppo sostenibile, crescita economica, e sociale per i giovani, inteso come Classe Dirigente del futuro, in Italia, ma soprattutto la sua visione in Europa?
Il rilancio del Mezzogiorno è un tema centrale nel nostro progetto, non solo perché la nostra iniziativa seppur nazionale e di respiro europeo parte dal Sud, ma soprattutto per la strategicità dei territori meridionali per il rilancio del sistema Italia nel nuovo scenario europeo 4.0, e in una nuova prospettiva Euromediterranea.
La rivoluzione digitale offre ai Mezzogiorni, ovvero quelle aree rimaste in ritardo nelle precedenti fasi di industrializzazione l’opportunità di trasformare il gap in vantaggio: non avendo, a differenza delle aree più sviluppate, una grande quantità di impianti, infrastrutture e processi da riconvertire, i territori meridionali possono creare nuove progettualità da zero realizzando un salto del gradino che li proietti direttamente nella quarta rivoluzione industriale.
Opportunità soprattutto per le nuove generazioni che devono costruire la propria professionalità e crescita personale in questa nuova dimensione. Devono pertanto formarsi e costruire il proprio bagaglio di competenze in un’ottica 4.0, che non significa solo digital skills ma soprattutto soft kills, ovvero quelle competenze tipicamente umane quali il team working, gestione delle relazioni, nuovo approccio al lavoro con una maggiore autonomia, nuova cultura d’impresa e capacità decisionali.
Queste ultime sono fondamentali non solo per la formazione di una nuova generazione di imprenditori ma anche per porre le basi per una nuova classe dirigente locale e nazionale con un’adeguata percezione del presente e visione del futuro.
Come secondo lei i territori del Sud e del Nord potrebbero connettersi tra loro generando un impatto positivo per l’economia e la crescita del Paese?
Parlando di connessioni, molto spesso ci riferiamo a collegamenti tra i territori, non necessariamente tra le Regioni, poiche’ non sempre si va a rispecchiare quelli che sono i confini. A livello Europeo pensiamo alle connessioni interregionali delle Macroregione Adriatico.
Ci sono aree che dialogano tra loro a prescindere dai confini geografici per un discorso di sistema, esistono dei sistemi locali che è giusto che si connettano con i sistemi limitrofi e con quelli compatibili: ecco cosa intendiamo con connessioni per fa ripartire il sistema italia. Riuscire a realizzare connessioni sotto tanti aspetti, con particolare attenzioni ad alcuni focus quali quelli della formazione: per esempio creare le connessioni nei sistemi universitari, il mondo delle imprese, per far nascere nuove startup, sviluppare le imprese, supportare le startup preesistenti per evitare che finiscano prematuramente o vengano inglobate da realta’ grandi e multinazionali.
È qui che deve intervenire il Sistema Italia, non tanto lo Stato o la Regione (è ancora diffusa questa mentalità per cui è l’Autorita’ politica deve intervenire per evitare che l’impresa venga acquisita). Secondo un mio pensiero, dobbiamo uscire da questo schema che è “lo Stato ad intervenire”.
Il sistema deve intervenire, e deve farlo a favore dell’impresa, è il tessuto che deve tutelare questa impresa, non necessariamente l’ Autorita’ con decisioni che piovono dall’alto. Questo, diciamo che al Nord un pochino già avviene, soprattutto nel Nord-Est che fa molta rete, sistema, anche la Lombardia, l’Emilia Romagna, un pochino anche l’Italia centrale come nelle Marche, Umbria, Toscana, mentre al Sud manca proprio questo approccio.
Bisogna “fare sistema” un argomento complesso e non semplice da mettere in atto?
Anche qui occorrono competenze, non sono soltanto quelle digitali, ma soprattutto competenze umane, che non mancano perché non ci sia la predisposizione, anzi sicuramente al Sud c’è, bisogna però svilupparle queste competenze. Un esempio; saper gestire un team, relazioni, problem solving, ecc, tutte cose che un giovane per poterle sviluppare deve avere anche l’opportunità di poterle realizzare.
Ad un giovane che non gli viene concessa alcuna possibilità e gli vengono affidate delle mansioni chiaramente non avrà questa capacità di gestire un team, anche piccolo di 2-3 persone, apportare sviluppi, ecc. Per realizzare ciò occorrono sicuramente delle opportunita’, ma questo soprattutto a livello universitario, formativo. Un esempio, discutiamo molto sulla necessita’ di nuovi incubatori d’impresa, che non dovrebbero essere soltanto incubatori in senso tecnico ma dei luoghi dove si apprende e si lavora, dove il giovane puo’ entrare, e passare direttamente dalla formazione al lavoro.
Sull’argomento formazione-lavoro c’è tutto il mondo degli stage formativi, che e’ un canale attraverso il quale introduce i giovani dalla formazione universitaria, al mondo del lavoro, favorendo soprattutto una coesione sociale?
Nella mia esperienza personale ho realizzato un’esperienza di stage in una multinazionale, Ericsson, con sede a Roma, molto importante per la mia crescita personale e professionale. Penso che a volte le occasioni di crescita bisogna anche propiziarle e sfruttarle al meglio, poichè poi bisogna avere le capacità di realizzare ciò che ci viene richiesto quando ci viene data un’opportunità.
È opportuno che i giovani sviluppino questo dinamismo ma anche, ritornando al discorso delle connessioni, che i sistemi locali sappiano creare le condizioni per tali opportunità. Ne abbiamo discusso molto in precedenza con il Professore Mario Raffa, che ricordiamo con profondo affetto per quanto ha fatto per la nostra rete, supportandoci e dandoci diversi pareri, spunti, insegnamenti, anche su settori molto specifici come per esempio quello dell’artigianato, sulle connessioni positive che si possono creare tra i vecchi maestri artigiani e il mondo dell’Universita’.
Tutti insegnamenti che riportano al “fare sistema”, discorsi dove non si parlava di autorita’ politica, ma di sistema, di tessuto locale che deve interagire creando delle opportunita’ per i giovani, e al tempo stesso realizzando anche i propri interessi, poiche’ investendo sui giovani si investe sul futuro, sulla continuità delle attività.
Roberto Giuliani lei ci ha descritto un corretto significato del termine connettivita’, ci descrive anche le importanti iniziative che ci sono in campo, alle porte del prossimo convegno?
Abbiamo tante iniziative in sinergia con la rete dell’ A.I.M. Alleanza Istituti Meridionalisti, l’Associazione Internazionale Guido Dorso con il suo Segretario Generale il Professore Francesco Saverio Coppola, a partire dal prossimo webinar “Nuove connessioni per il Mezzogiorno e il Sistema Italia nell’Europa 4.0, in programma martedì 26 luglio alle 11 presso la sede dell’Associazione Dorso situata al Centro Direzionale. Sarà un seminario realizzato in sinergia con le altre realtà della nostra rete sulla base di argomenti di interesse comune per realizzare quel tavolo di collaborazione, obiettivo del Progetto Connecting Italy, per realizzare nuove progettualità e anche, in questa fase particolare che stiamo vivendo, con uno stimolo anche verso la politica.
Quando si parla di formazione di Classe Dirigente, certo, c’è tutto un percorso. Se partiamo dalla formazione del tessuto produttivo, dei nuovi imprenditori, lavoratori, competenze, e’ chiaro che si arrivi anche alla formazione della nuova Classe Dirigente. E’ fondamentale il concetto che i giovani debbano essere inseriti prima in un contesto lavorativo e poi in quello sociale.
Bisogna dare la possibilità ai giovani di poter realizzare, sviluppare quelle competenze decisionali, quelle soft skills per poter garantire un futuro al Paese, e poi è chiaro che i più bravi nel gestire queste dinamiche saranno classe dirigente, con un’adeguata visione del presente e del futuro. Quello che vediamo adesso è una visione superficiale della realta’. Questo è un problema, non si può sviluppare una corretta analisi se non si ha bene il polso della situazione, è difficile che si possa intervenire correttamente. E’ importante saper confrontarsi con l’interlocutore, creare connessioni, comunicazioni flessibili, non necessariamente una semplificazione come a volte avviene nella comunicazione politica che tende a banalizzare le questioni.
Il tema delle connessioni, è il focus di questo webinar che faremo con l’Associazione Internazionale Guido Dorso che e’ un’occasione per lanciare questo secondo step che si chiama “Connecting Italy”. Connessioni tra i sistemi, i tessuti. Questo webinar è una fase di lancio di proposte, dove le analisi le abbiamo gia’ realizzate in Europa 4.0, ed adesso l’idea e’ che questo tavolo di confronto diventa un tavolo di collaborazione, dove oltre a noi di Prospettiva Europea abbiamo in sinergia l’Associazione Internazionale Guido Dorso, la rete dell’A.I.M. Alleanza Istituti Meridionalisti, l’Associazione The Smart Institute, think tank indipendente, la cui mission riguarda lo sviluppo dell’eccellenza attraverso la leadership professionale, imprenditoriale e culturale.
Grazie alle connessioni che abbiamo nelle diverse aree d’Italia cerchiamo anche di essere, nel nostro piccolo, un primo mattone per operare verso la riconnessione del Sistema Italia, attraverso una piattaforma di collaborazione molto ambiziosa che vuole creare un centro di connessione partendo dal Sud, che sia aperto a tutto il Paese. E magari in prospettiva futura anche andare oltre, a un discorso di cooperazione interregionale Europea.
Per ora, come tutte le cose realizzate con metodo, bisogna muoversi step by step. Un primo step che stiamo iniziando a buttare giù è un Osservatorio sulle Zes, le 8 zone economiche speciali, elemento importante alla luce anche del monitoraggio del PNRR, sappiamo che sono momenti delicati e bisogna anche vedere che cosa si sta’ facendo, come si sta facendo, se si stanno rispettando le scadenze, ecc.
Le zone economiche speciali sono 8: se andiamo a vedere i confini rispecchiano un po’ tutte le Regioni del Sud Italia. Un modo di parlare di Mezzogiorno con un’analisi un po’ più mirata, non guardando i confini regionali, ma aree specifiche non create a caso, ma sulla base di alcuni parametri economici molto ben precisi in riferimento alle fasi di sviluppo che questi territori stanno vivendo.
Valentina Busiello
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