Il tribunale di Santa Maria Capua Vetere ha escluso l’aggravante mafiosa e dichiarato la prescrizione per gli otto imputati del processo per un giro di «mazzette» all’Asl di Caserta che vedeva come figura centrale l’imprenditore Angelo Grillo, ritenuto vicino al clan Belforte.
Prescrizione per lo stesso Grillo e per l’ex sindaco di Caserta ed ex dirigente Asl Giuseppe Gasparin, per l’altro ex dirigente dell’Asl di Caserta Raffaele Crisci, per la dipendente Asl Chiara Bonacci, per l’imprenditore Giovanni Cavallero e per tre collaboratori di Grillo.
La Direzione Distrettuale Antimafia di Napoli, che ha condotto le indagini e sostenuto l’accusa nel processo con il sostituto Luigi Landolfi, aveva chiesto pene pesanti, tra gli otto e i dodici anni, per lo stesso Grillo, ed ex politici e funzionari di vertice dell’Asl di Caserta, invocando la vicinanza di Grillo al clan Belforte, emersa in numerosi processi; per l’accusa Grillo avrebbe versato ai funzionari Asl soldi e regali, tra cui viaggi di piacere in località come Sharm El Sheik, per farsi liquidare dall’azienda sanitaria le fatture per i servizi resi dalla sua ditta, che effettuava le pulizie all’interno di ospedali dell’Asl casertana; quelle fatture pagate a Grillo prima di altri imprenditori creditori dell’Asl, per la Dda, erano favori fatti al clan Belforte di Marcianise.
Ma il collegio giudicante non ha condiviso tale tesi, facendo cadere, come richiesto dai difensori degli imputati (nello staff Vittorio Giaquinto, Massimo Garofalo, Camillo Irace), l’aggravante mafiosa che la Dda aveva contestato accanto a reati di corruzione; caduta l’aggravante, è scattata la «mannaia» della prescrizione, essendo passato troppo tempo dalla commissione dei fatti (dal 2008 al 2012).
Articolo pubblicato il giorno 14 Luglio 2022 - 14:04