Gran Bretagna, l’addio di Boris Johnson: il premier se ne va obbligato da una raffica di dimissioni al governo e critiche.
Alla fine Boris Johnson ha ceduto, ma solo in parte. Presto non sarà più primo ministro della Gran Bretagna, ma per ora resta con incarico ad interim. Lo ha annunciato da Downing Street dopo settimane di rivelazioni e scandali e due giorni, gli ultimi, tartassati da dimissioni a raffica dei membri del suo governo, ministri e sottosegretari in fuga che gli chiedevano ufficialmente di gettare la spugna.
Ha detto Johnson, “è la volontà del partito conservatore che debba esserci un nuovo leader del partito conservatore e quindi un nuovo primo ministro. Il procedimento di scelta del nuovo leader deve cominciare adesso e il calendario sarà annunciato la prossima settimana”. Nel sistema britannico, il leader del partito di maggioranza è automaticamente primo ministro. Johnson dunque annuncia che resta al governo in attesa di nominare il nuovo leader conservatore, probabilmente in autunno.
E chiosa: “sono triste di lasciare il più bel lavoro del mondo, ma in politica nessuno è insostituibile”. Lo scandalo delle feste durante il lockdown del Covid, le false informazioni circa il parlamentare Christopher Pincher accusato di abusi sessuali, una serie di altre accuse di comportamenti sessuali inappropriati per altri deputati. La pressione su Johnson è cresciuta per mesi.
In molti soprattutto dall’opposizione gli chiedevano di andarsene subito. Per le strade di Londra, i cittadini sembrano unanimi: “Era tempo, no? Sul serio, conosce qualcuno che abbia altrettanta arroganza, prepotenza, capacità di illudersi, la lista è infinita. Bello vedere tutti quei ministri che adesso hanno ritrovato la loro integrità. Dov’erano mesi fa?” dice una donna. E ancora: “E’ quello che succede quando hai un primo ministro senza scrupoli. Bugia dopo bugia”.
“Troppi scandali, il Partygate, la gestione della crisi Covid… Direi che è il momento giusto”. “Chi verrà dopo? Non mi interessa, non farà un gran lavoro. Dobbiamo aspettare le prossime elezioni e cambiare via. Non necessariamente verso i laburisti ma non i conservatori”.
Fra i possibili premier ci sono tutti i notabili conservatori. Dopo dodici anni di Tory al potere però, i britannici potrebbero averne abbastanza. Intanto Boris Johnson ha lamentato di non aver convinto i colleghi di partito a sostenere il governo com’è quando, ha detto, “stiamo avendo risultati così buoni e abbiamo un mandato così ampio”, citando fra i suoi successi la Brexit e il sostegno dato all’Ucraina.
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