L’estate, da sempre stagione ideale per leggere, rinnova ogni anno l’amore per la letteratura in tutti gli appassionati che – approfittando delle giornate più lunghe e delle meritate vacanze – desiderano dedicarsi a questa attività in assoluto relax.
Cronache della Campania coglie dunque l’occasione per far partire, da oggi, la rubrica Campania d’Autore che, con cadenza settimanale, suggerirà ai suoi affezionati lettori, i libri di autori campani contemporanei. Perché la Campania dà i natali ad una serie di ottimi scrittori, conosciuti, meno conosciuti ed esordienti capaci di affascinare, incuriosire ed emozionare – ciascuno con il proprio stile narrativo – il lettore più attento ed esigente.
Ogni libro proposto sarà accompagnato da una recensione che entrerà nella trama di questo e gli aspetti salienti del racconto in esso contenuto. Inaugura questo spazio dedicato alla lettura, il romanzo “L’albero di mandarini” edito da Rizzoli di Maria Rosaria Selo, autrice napoletana, affermata scrittrice e sceneggiatrice di cortometraggi e documentari che nel 2014, con la raccolta di racconti “La donna immaginaria”, ha vinto il concorso
letterario “L’Iguana” dedicato ad Anna Maria Ortese, ma che si è anche più volte distinta in altri premi letterari ricevendo la menzione d’onore e, proprio con il romanzo che vi presentiamo oggi , ha ottenuto la candidatura alla LXXVI edizione del Premio Strega conclusosi pochi giorni fa, il 7 luglio 2022.
“L’albero di mandarini “ narra il vissuto di una donna forte, determinata e con un sogno nel cuore: studiare e migliorarsi. La protagonista è Maria Imparato, napoletana. Della Napoli del 1940 e dell’immediato dopoguerra – perché il racconto attraversa la seconda guerra mondiale per poi approdare al periodo immediatamente successivo, oltre ad arrivare all’inizio degli anni 2000.
Ritroviamo qui descritta la Napoli verace, dei vicoli e delle tradizioni. Che patisce le ristrettezze del periodo bellico. Che reagisce indomita e riesce talvolta a trovare uno spiraglio di luce in una realtà di stenti e paura. Tutto, di questo romanzo, trasuda napoletanità. Anche la copertina che, con l’immagine di Maria – tipica bellezza mediterranea – dagli scaffali di una libreria attira ed esercita un vero e proprio richiamo
a guardarla, che incuriosisce e determina il lettore a scrutare il contenuto del libro per poi rimanerne completamente catturato.
La copertina infatti traduce perfettamente l’essenza della protagonista che, dedita al mestiere di sarta, ha fascino ed eleganza innati ed una grande passione per il bello. Doti che insieme al suo connaturato sentire la pongono in netto contrasto con l’ambiente in cui vive, ostile e sospettoso a causa dei suoi propositi di cambiamento. La prima a remarle contro è la madre Nunzia, personaggio apparentemente anaffettivo, ma che affonda la sua durezza nelle vicissitudini della vita.
Nunzia, riservandole parole forti che penetrano l’anima della figlia, vorrebbe che Maria tenesse i piedi ben puntati per terra diventando parte di quella realtà che invece la protagonista ostinatamente rifiuta. Il difficile rapporto con la madre, la mancanza dell’importante affetto materno sarà un elemento che condizionerà Maria e che la indurranno a prendere decisioni capaci comunque di ferirla, al di là dei suoi buoni propositi.
La protagonista trova invece affetto, comprensione e rifugio nell’incantevole figura di Pupella, una donna bellissima costretta al mestiere di prostituta, ma che esprime sentimenti sinceri e puri. Che accarezza Maria bambina con le sue parole cariche di emozionante saggezza e avendo cura di tenerla fuori della sua realtà permeata di ripiego e tristezza. Il rapporto con Pupella sarà un ulteriore elemento di attrito con la madre.
“ Maria è una guerriera, con armi spuntate, ha solo un cervello, due mani ed una grande determinazione ed una grande voglia di migliorare, cambiare il suo stato sociale, uscire dalla sua povertà assoluta, non per ambizione ma per sopravvivenza.” (Maria Rosaria Selo)
Riservata e schiva, Maria crede nell’amore, ma contrariamente alla sorella minore non riesce ad approcciarsi a questo sentimento in maniera lieve e spensierata.
L’amore infatti arriva, ma esordisce riservandole la delusione cocente del tradimento e l’amara rinuncia. Anche l’uomo della sua vita Tonino Balestrieri – manipolato dalla madre che lo domina con la sua presenza ingombrante di donna potente, austera e decisamente snob – infierisce su di lei con un duro colpo quando decide di assecondare i genitori e partire per il Brasile.
“Tonino stava ragionando su loro due e, quando si ragiona sull’amore, vuol dire che non si ama“ Ma alcune volte l’amore torna e Tonino si rifà vivo. La vuole con sé in Brasile, vuole sposarla e formare una famiglia. La coraggiosa Maria realizza il desiderio di entrambi ed affronta il lungo ed angosciante viaggio per Rio de Janeiro, che però culmina in un’esperienza allucinante. Al cospetto della suocera, per nulla contenta della scelta del figlio, gli anni migliori della sua vita conoscono il buio, le tenebre.
“Il diavolo pareva non volesse togliere la coda dal suo piatto”.
La storia è coinvolgente, i dialoghi sono densi e spesso attraversati dalla concretezza del dialetto, capace d’immergere il lettore nella naturale atmosfera della città. Ma il tratto distintivo della narrazione è il continuo appello alla speranza e alla forza, che non mostrano mai cedimenti e testimoniano con quanto coraggio la protagonista abbia cavalcato le tristi vicende della vita.
L’albero di mandarini, il titolo del libro, che potrebbe apparire addirittura dissonante rispetto alla storia fin qui esposta, è in realtà il riferimento costante della vita di Maria. Il legame tra loro è descritto fin dalle prime pagine del libro, perché quest’albero si trova nel cortile del basso dove lei vive, in uno dei quartieri poveri di Napoli, funge da luogo dei sogni e dei desideri, da stanza segreta. Maria bambina si sente protetta sotto la sua ombra, gioca con i suoi frutti e s’inebria inalandone il profumo.
Ma il mandarino è anche un pensiero costante di Maria adulta ed in difficoltà, che attraverso la memoria dei momenti condivisi al suo tepore, ne percepisce l’identica protezione di un tempo e le restituisce serenità.
Un ulteriore aspetto coinvolgente di questo libro è che l’autrice, come da lei stessa affermato, è stata ispirata dalle vicende di vita della madre, che come Maria si è sposata per procura, ha serbato un vivo ricordo delle sue esperienze e ne ha reso partecipe la figlia. “L’albero di mandarini” esprime perciò un valore aggiunto alla narrazione, quello dell’amore di una figlia che ha voluto rendere omaggio alla propria madre con l’intento di ripagarne i sacrifici sofferti, testimoniandone il coraggio e celebrandone lo spessore di donna.
Ricostruire gli anelli della storia , anche attraverso la fitta corrispondenza intercorsa tra le famiglie della madre e del padre, custodite gelosamente per ben 60 anni, è perciò un vero e proprio atto d’amore di Maria Rosaria Selo verso la sua famiglia. Circostanza che conferma le sue doti umane e non solo artistiche.
Buona lettura!
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