Confermato lo stop auto a benzina e diesel nel 2035 . La plenaria dell’Europarlamento ha infatti approvato la proposta della Commissione Europea di stoppare la vendita di motori endotermici entro il 2035, uno degli assi portanti del pacchetto Fit for 55.
Dunque a partire dal 2035 stop alla vendita di auto nuove a benzina e diesel.
Indice Articolo
- Qual è l’obiettivo dello stop alle auto inquinanti?
- Cosa accade in Italia, Paese con una forte presenza dell’industria dell’auto?
- Quanti posti di lavoro si rischiano di perdere con il solo mercato di auto elettriche?
- Ci sono deroghe per i piccoli produttori di auto e furgoni?
- L’auto elettrica inquina meno?
- Chi fabbrica le batterie per le auto elettriche?
- Quali incentivi all’acquisto di auto elettriche in Italia?
- E chi non ha soldi per cambiare la vecchia auto a benzina o diesel?
Qual è l’obiettivo dello stop alle auto inquinanti?
Abbattere le emissioni anidride carbonica (Co2), con L’Europa mercato di riferimento per i produttori di auto elettriche. Lo stop alle auto inquinanti è uno fra gli assi portanti del pacchetto Fit-for-55 della Commissione europea, il piano di riforme per tagliare del 55% le emissioni di anidride carbonica (Co2) e raggiungere la neutralità climatica entro il 2050.
Cosa accade in Italia, Paese con una forte presenza dell’industria dell’auto?
La decisione del Parlamento dell’Unione europea con il voto a favore dello stop dal 2035 alle immatricolazioni di automobili con motore endotermico genera timori nel mondo del lavoro, moltiplicando le incertezze dei lavoratori di un settore industriale che ha rappresentato finora un’eccellenza italiana.
Quanti posti di lavoro si rischiano di perdere con il solo mercato di auto elettriche?
Per fare un’auto elettrica si stima venga occupata il 30% di forza lavoro in meno. Questo perché manca la componentistica tipica dei motori endotermici (dai pistoni agli iniettori ai cilindri, etc.).
I componentisti italiani lavorano per Stellantis ma anche per i grandi gruppi tedeschi. Si stima che il 30% delle auto tedesche siano assemblate con parti made in Italy, e Anfia, associazione dei componentisti, le imprese che producono parti per il motore endotermico, indica in 70mila il numero dei posti di lavoro (in tutto il settore ne garantisce 161mila).
Ci sono deroghe per i piccoli produttori di auto e furgoni?
Sì, è stata approvata la deroga per i piccoli produttori di auto, quelli da 1.000 a 10.000 auto costruite ogni anno, e furgoni, da 1.000 a 22.000 all’anno: la scadenza non sarà quindi al 2030, come inizialmente previsto dalla proposta della Commissione Ue, ma al 2036, come richiesto nell’emendamento “salva Motor Valley”.
Questo emendamento era stato presentato con l’obiettivo di salvaguardare la produzione di supercar nella terra dei motori dell’Emilia-Romagna (Ferrari, Lamborghini): i piccoli produttori di auto e furgoni avranno più tempo a disposizione rispetto ai costruttori tradizionali per adattarsi all’elettrificazione totale.
L’auto elettrica inquina meno?
L’auto elettrica non ha emissioni di anidride carbonica. Emissioni pari a zero, dunque, ma va anche considerato come è stata prodotta l’energia che muove l’auto elettrica. Se ricaricavata da fonti rinnovabili, dunque, sarà davvero a emissioni zero. Altro tema da considerare, poi, è l’inquinamento legato alla produzione e allo smaltimento delle batterie della vettura elettrica
Chi fabbrica le batterie per le auto elettriche?
Le gigafactory che producono batterie per le auto elettriche sono collocate per il 70% in Asia (la Cina ha il 45% del mercato, poi Corea del Sud e Giappone).In Europa i maggiori progetti per la costruzione di gigafactory sono in Germania, Francia e Gran Bretagna. In Italia Stellantis convertirà lo stabilimento di Termoli in fabbrica di batterie.
Quali incentivi all’acquisto di auto elettriche in Italia?
Il governo Draghi ha dato il via libera agli incentivi per l’acquisto di auto e moto elettriche, ma anche ibride e a bassa emissione, una misura strutturale che, su proposta del ministro dello Sviluppo Economico Giancarlo Giorgetti, stanzia 650 milioni l’anno per il 2022, il 2023 e il 2024. In tutto quasi 2 miliardi in tre anni. Sono risorse che fanno parte del Fondo Automotive che ha una dotazione finanziaria complessiva di 8,7 miliardi fino al 2030 per dare un sostegno alla filiera nella transizione verso l’elettrico.
Per l’acquisto di auto elettriche, con prezzo fino a 35 mila euro più Iva, si potrà chiedere un contributo di 3.000 euro, a cui potranno aggiungersi altri 2.000 euro se è contestualmente rottamata un’auto omologata in una classe inferiore a Euro 5. Questa categoria di ecobonus è finanziata con 220 milioni nel 2022, 230 milioni nel 2023 e 245 milioni nel 2024.
Per l’acquisto di veicoli ibridi plug-in, con prezzo fino a 45 mila euro più Iva, è possibile chiedere un contributo di 2.000 euro a cui potranno aggiungersi ulteriori 2.000 euro con la rottamazione di un’auto inferiore a Euro 5. Per questa categoria di ecobonus sono previsti 225 milioni nel 2022, 235 milioni nel 2023 e 245 milioni nel 2024.
Per le auto endotermiche a basse emissioni, con un prezzo fino a 35 mila euro più Iva, il contributo potrà essere di 2.000 euro ma solo con rottamazione di un’auto omologata in una classe inferiore ad Euro 5. Questa categoria di ecobonus è finanziata con 170 milioni nel 2022, 150 milioni nel 2023 e 120 milioni nel 2024.
Gli incentivi per l’acquisto dei veicoli elettrici, ibridi, plug-in ed endotermiche sono concessi soltanto alle persone fisiche. Una piccola percentuale dei fondi è riservata alle società di car sharing per comprare veicoli elettrici, ibridi, plug-in. Sono previsti contributi ai piccole e medie imprese ma solo per l’acquisto di veicoli commerciali nuovi elettrici con la contestuale rottamazione di un veicolo omologato in una classe inferiore ad Euro 4.
E chi non ha soldi per cambiare la vecchia auto a benzina o diesel?
«Io penso che i carburanti sintetici possano essere una buona soluzione – ha detto il ministro della Transizione ecologica, Roberto Cingolani -. Nella transizione ecologica, se ho un’ auto vecchia e non posso cambiarla perché non ho i soldi, non è male se posso avere un carburante sintetico che taglia le emissioni, senza dover cambiare auto e adattare la rete di rifornimento. È inutile dire ‘diamo l’auto elettrica a tutti’, quando non possiamo farlo subito».
Il bando alla vendita delle AUTO a motore termico entro il 2035 votato ieri dal Parlamento europeo non piace all’assessore piemontese all’Economia Andrea Tronzano, ma neanche a molti degli stakeholders torinesi e del Piemonte, terra storica del comparto automotive.
Tra rappresentanti degli imprenditori e rettore del Politecnico, tutti la giudicano una scelta troppo vicina nel tempo. Il primo a scagliarsi contro la scelta dei deputati europei è stato il presidente dell’Unione industriali di Torino, Guido Marsiaj, che ieri sera ha parlato di un “colpo durissimo” per l’automotive.
Il tema è tornato fuori questa mattina durante la tavola rotonda sull’energia organizzata da Coesa Energy per inaugurare la sua nuova sede torinese, nel quartiere di Cit Turin. “Abbiamo speso migliaia di miliardi negli ultimi vent’anni per avanzare sempre nelle tecnologie sul motore termico. Oggi l’Europa non può imporci questo tipo di limitazione. Non può, lo dico con nettezza” ha protestato dal palco l’assessore al Bilancio della Regione Piemonte Andrea Tronzano, “dobbiamo arrivare, e lo dico agli industriali, a fare in modo che nel 2035, se ci sono dei carburanti che sono ecologici, il motore termico possa continuare ad esistere“.
Ma a pronunciare le parole più dure sulle scelte europee è stato il rettore del Politecnico torinese Guido Saracco, che ha parlato di una scelta che “giudico sbagliata, ma l’Europa ha preso una scelta talebana sull’AUTO elettrica” che secondo il rettore forzerà una transizione soltanto momentanea, visto che sull’elettrico alla fine prevarrà l’idrogeno “perché è più sostenibile”.
Idrogeno su cui ieri il Piemonte ha ricevuto il via libera dal Governo per la creazione di una hydrogen valley sabauda coi fondi del Pnrr. Il bando europeo alle AUTO termiche è stato criticato anche dal presidente di Confindustria Marco Gay: “Non è un buon segnale quanto votato ieri sera in Europa. Tutti siamo consapevoli dell’importanza dell’ambiente e della decarbonizzazione, ma questo deve fare il passo necessario con l’economia reale“, una tesi simile a quella espressa nella tarda serata di ieri da Marsiaj.
“Dobbiamo vedere come è possibile fronteggiarla“, ha dichiarato il presidente della Camera di commercio di Torino Dario Gallina intervenendo sulla scelta che il Parlamento europeo “purtroppo” ha votato, ma tenendo viva la speranza in un ripensamento: “Non è definitiva”.
Articolo pubblicato il giorno 9 Giugno 2022 - 18:14