Caserta. Sindaco condannato per stalking ai danni della ex moglie: i consiglieri di opposizione chiedono le dimissioni perchè è incompatibile con la carica istituzionale. Il primo cittadino si difende: “È una vicenda privata, in appello può essere ribaltata la sentenza”. Infuria la polemica a Cesa il comune in provincia di Caserta.
I consiglieri di opposizione del Comune chiedono le dimissioni del sindaco Enzo Guida, condannato a due anni per stalking e diffamazione ai danni della ex moglie.
A dare notizia della condanna di Guida, esponente del Pd, una nota pubblicata su facebook del gruppo consiliare Uniti per Cesa, composto dai consiglieri Ernesto Ferrante, Amelia Bortone, Carmine Alma e Maria Verde, secondo cui “la particolare gravità dei reati commessi da Guida è incompatibile con il ruolo di sindaco. Le condotte persecutorie e diffamatorie poste in essere da Guida hanno una rilevanza pubblica. Non sono ‘cose private. In un momento storico in cui – prosegue la nota – viene riconosciuta la gravità delle condotte persecutorie perpetrate attraverso l’uso dei social network, Cesa non può e non deve essere un mondo a parte in cui trionfano il silenzio, l’omertà e l’ipocrisia”. Per Guida si tratta “di una sentenza di primo grado che può essere ribaltata in appello, come spesso accade, e che ha riguardo a vicende private senza alcun attinenza con il mio ruolo pubblico. Andrò avanti come sindaco anche perchè la richiesta di dimissioni dell’opposizione non ha alcun fondamento giuridico”.
I consiglieri di opposizione ricordano la polemica innescata il 31 maggio dal circolo Pd di Cesa, di cui Guida fa parte, dopo che la consigliera Bortone aveva postato sui social un commento relativo alla segretaria comunale di Cesa e ritenuto sessista. “Qualche settimana fa siamo stati costretti a doverci sorbire una lezione di tutela delle Pari Opportunità e di rispetto dei diritti delle donne da parte del Pd, il partito di Guida. Alla luce di quanto e’ stato deciso da un Tribunale, cosa ha da dire adesso il Pd?. Finche’ Guida sarà in carica da condannato – aggiungono – a Cesa non si potrà più parlare di parità di genere, ‘panchine rosse’ e lotta alla violenza sulle donne. La sentenza di condanna è stata pronunciata in nome del popolo italiano, di cui fa parte anche la cittadinanza di Cesa”.
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