Via i panni stesi dai vicoli di Napoli. Anche no. “Non e’ una questione di giusto o sbagliato. E’ una questione di opportunita’ o non opportunità”. Lo ha detto lo scrittore Maurizio De Giovanni. La peculiarita’ di cui si deve tenere conto nell’amministrare il capoluogo campano, per lui, e’ che Napoli non e’ una citta’ simile ad altre.
“Non si puo’ gestire Napoli come si gestirebbero Mantova, Roma o Milano. Napoli e’ una citta’ basata sulla tolleranza, ma soprattutto fisicamente stretta, sovrapposta, invadente”, ragiona De Giovanni. “Se uno non e’ tollerante, da Napoli se ne deve andare – aggiunge – siamo una comunita’ che per 10 mesi l’anno ha le finestre aperte, vive in strada. E di questo bisogna prendere atto e farsene una ragione. Ma a Napoli non ricordo nessun turista scappare urlando per gocce d’acqua cadute dai panni stesi”.
Nonostante le rassicurazioni e le spiegazioni del sindaco e della Giunta di questa mattina, “rimane la sensazione che la lista delle priorita’ per Napoli e’ un’altra”. “Bisogna distinguere il simbolo, i panni stesi, segnale di una connessione, almeno tra due famiglie che condividono lo stesso filo, e cio’ che e’ giusto.
I panni stesi sono un rapporto generato dall’urbanistica, strade strette, palazzi che quasi si toccano, balconcini dove non entrerebbe neanche un piede per intero e quindi non c’e’ possibilita’ di stendere alcunche’ – ragiona lo scrittore – e’ giusto dire no allo sgocciolio, ma certo non e’ un provvedimento che prenderei in via primaria dovendo governare ora Napoli. Dobbiamo stare attenti, la materia scivolosa, quali siano gli stereotipi legati a questa citta’ e Napoli ne e’ gravata da tutti i punti di vista.
Tuttavia bisogna prendere atto che e’ una citta’ diversa da qualsiasi altra metropoli anche fisicamente. L’estensione del suo centro e’ limitata, le vie sono strettissime. Se e’ vero che ogni citta’ civile non si stendono i panni sulla testa della gente, e’ vero anche che nelle altre metropoli non ci sono vie cosi’ poco larghe.
Poi questa e’ una modalita’ di vita napoletana, cosi’ come lo e’ lo street food che esiste fin dal 1600, modalita’ generate da condizioni peculiari”. “Giusto e’ giusto non far sgocciolare il bucato, non scuotere le tovaglie sulla testa delle persone come accade nella serie televisiva ispirata ai miei romanzi di Mina Settembre. Pero’ Napoli e’ basata sulla tolleranza”.
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