Tornare a divertirsi con intelligenza. È questo l’obiettivo del progetto “Napoli come back. Torniamo a vivere insieme” guidato dall’Università Suor Orsola Benincasa di Napoli insieme con il Comune di Napoli, il Coni e una folta rete di associazioni, ordini professionali (commercialisti, avvocati e psicologi) e federazioni sportive.
Un progetto ideato da Fabio Curcio, medico esperto di prevenzione e cura delle dipendenze, che è stato affidato integralmente ai giovani dell’Università (il Suor Orsola) e delle scuole superiori (il Liceo Pansini) e divulgato anche grazie alla partnership con lo storico periodico di informazione universitaria Ateneapoli.
Duecento i giovani coinvolti in un lungo percorso di formazione “alla progettazione e organizzazione di eventi e alla diffusione della cultura del benessere e della socialità sana”. Il percorso culmina in tre serate spettacolo previste per il 9 Giugno, il 14 Luglio e il 22 Settembre tra il Castel dell’Ovo e il Borgo Marinari e dedicate rispettivamente alla musica, all’arte e allo sport (info e prenotazioni su www.facebook.com/alsobna).
“L’escalation delle recenti violenze che stanno macchiando le serate napoletane, con il dibattito che ne è seguito, ha solo portato ulteriormente all’attenzione quella che già era una chiara emergenza: il disagio giovanile e le dipendenze. Affrontarla in modo organico è una sfida che si fa sempre più urgente all’indomani della pandemia e delle diffuse sociopatie che riscontriamo tutti i giorni anche sui banchi delle scuole e delle Università con triste evidenza.
Ed è una sfida che l’Università Suor Orsola Benincasa e il Comune di Napoli hanno raccolto con energia e per la quale hanno chiamato a raccolta tutte le componenti della città, partendo proprio dai suoi giovani perché è un’emergenza che non può avere soluzioni calate dall’alto”.
Così Paola Villani, direttore del Dipartimento di Scienze umanistiche dell’Università Suor Orsola Benincasa e coordinatore scientifico del progetto, spiega le ragioni e gli obiettivi di questa importante sfida pedagogica e sociale. “Arte, musica, sport sono i temi sui quali stanno lavorando i ragazzi, come contenuti che vogliono colmare quei vuoti che spesso sono la pericolosa porta di accesso al disagio e alle dipendenze”, evidenzia la Villani sottolineando che si tratta di “un progetto nel quale un punto fermo è anche l’educazione alla bellezza”.
Le tre serate saranno precedute da tre conferenze nel segno del valore sociale e pedagogico dell’arte, della cultura e dello sport come antidoti al disagio e strada di benessere, anche perché, come spiega la Villani, “le dipendenze vengono spesso come esito di vuoti e il nostro progetto vuole provare a colmare i vuoti dando ai giovani contenuti, obiettivi e relazioni”.
I ragazzi al centro del progetto: non servono soluzioni calate dall’alto
“Il vero punto di forza del progetto “Napoli come back” – chiarisce la Villani – è proprio la centralità dei ragazzi. L’organizzazione e la realizzazione delle iniziative è infatti tutta nelle mani di studenti e laureati raccolti dall’associazione ALSOB presieduta da Maria Cristina Gaeta che ha lavorato in stretta sinergia con gli studenti del Liceo Pansini guidati dalla dirigente Daniela Paparella”.
Saranno, ad esempio, proprio gli studenti liceali, formati e accompagnati dai loro colleghi universitari specializzati nella valorizzazione dei beni culturali, a guidare le visite a Castel dell’Ovo durante i diversi appuntamenti. Appuntamenti quanto mai variegati quelli previsti nelle tre lunghe serate di giugno, luglio e settembre.
Ogni volta ad animare l’intero Borgo Marinari ci saranno dalle 16 a mezzanotte convegni scientifico-divulgativi, esibizioni dal vivo, premiazioni ed ospiti con la formula “Suor Orsola Experience” che trasformerà il Borgo in un villaggio di giovani ed adulti con voglia di divertirsi insieme e di gustare i numerosi percorsi enogastronomici che saranno allestititi lungo il percorso.
“Il lungo periodo di isolamento che stiamo lentamente superando ha tolto molto, in termini di formazione e relazioni sociali, ai nostri giovani. Renderli protagonisti di azioni concrete e riconoscere loro un ruolo centrale nei processi di cittadinanza attiva è la via giusta per ripartire”.
Anche il Sindaco di Napoli, Gaetano Manfredi, sostiene con convinzione la scelta pedagogica della centralità dei giovani sottolineando come “il disagio giovanile e l’abbandono scolastico vadano contrastati su più fronti così come le istituzioni si stanno impegnando a fare, come dimostra il primo importante passo del Patto educativo per Napoli”.
Anche il Rettore dell’Università Suor Orsola Benincasa, Lucio d’Alessandro, che proprio con Gaetano Manfredi è stato al vertice della Conferenza dei Rettori delle Università Italiane, sottolinea l’importanza di soluzioni progettuali di lungo termine. “Si chiedono a gran voce interventi di polizia – spiega d’Alessandro – ma è evidente che le misure tampone, pure necessarie, non possono non accompagnarsi a progetti di prevenzione organici e di medio e lungo periodo. Progetti che uniscano un rigoroso approccio scientifico ad una forte operatività concreta. Una ricerca-azione che raccolga le migliori competenze del territorio.
Al Suor Orsola da anni la ricerca è al servizio delle fragilità educative così come testimonia, da ultimo, il nostro ruolo primario anche nel progetto RE-SERVES, un progetto di Rilevante Interesse Nazionale (PRIN) del Ministero dell’Università e della Ricerca proprio sul tema delle fragilità educative ormai molto diffuse tra i ragazzi (comportamenti antisociali, aggressivi e violenti sempre più all’ordine del giorno)”.
Articolo pubblicato il giorno 2 Giugno 2022 - 13:25