Cosimo Di Lauro “Sembrava un pazzo, negli ultimi tempi non mi rispondeva. Fingeva? Allora era un grande attore”.
Così si esprime Saverio Senese, l’avvocato napoletano che lo difendeva. Per la morte nel carcere di Opera a Milano del boss Cosimo Di Lauro non si trascura alcune pista di indagine, dopo l’apertura di un fascicolo da parte dei pm meneghini.
Al momento, si propende per un decesso dovuto a cause naturali in quanto nella cella di Lauro non sarebbero stati trovati elementi che facciano pensare a un suicidio o a una morte violenta. Non si escludera’ in fase di indagine pero’ una ipotesi di morte per avvelenamento.
La Procura di Milano ha disposto una consulenza medico legale e tossicologica per chiarire le cause della morte, nonche’ quali fossero le condizioni di salute. Il pm di turno Roberto Fontana ha aperto un fascicolo per omicidio colposo a carico di ignoti.
L’ultima richiesta di perizia e’ del 2018, da allora, ha fatto sapere il suo legale, le sue condizioni sono peggiorate sempre di piu’ ed era diventato anche un pericolo per gli altri detenuti nelle ore d’aria. Per questo viveva spesso in isolamento.
“Quando lo visitavo non rispondeva alle domande – ricorda Senese – ho sempre avuto la sensazione che fosse uno squilibrato”. Ma gia’ dieci anni fa il boss, cui gli inquirenti imputavano per decine di omicidi, alcuni dei quali commessi in prima persona, aveva manifestato qualche problema comportamentale.
“Durante i colloqui mi fissava – spiega l’avvocato – e dava la sensazione che non fosse in grado di comprendere”. L’ultimo contatto con il suo cliente che, malgrado tutto, ha comunque difeso “per deontologia professionale”, risale a quando era chiuso nel carcere di Rebibbia, molti anni fa, quasi una decina.
“L’autorita’ giudiziaria riteneva stesse fingendo. Se cosi’ e’ stato allora era anche un grande attore…”. Secondo quanto si e’ appreso anche i rapporti con la sua famiglia ormai erano cessati da tempo. Nel 2015 venne presentata una denuncia al DAP ed al garante dei detenuti proprio per mettere in evidenza l’immobilismo delle autorita’ competenti nei confronti del suo stato di salute (secondo una perizia di parte era affetto da una grave patologia psichiatrica) ma il comportamento di Cosimo e’ stato sempre ritenuto riconducibile a una strategia finalizzata a ingannare i giudici.
Stringatissima la lettera con la quale il DAP ha comunicato il decesso all’avvocato Senese: “Con riferimento al detenuto indicato in oggetto (Di Lauro Cosimo, nato a Napoli l’8 dicembre 1973, ndr), suo assistito, si comunica che in data odierna alle ore 7.10 ne e’ stato constatato il decesso”.
Per i legali del boss, deceduto a 49 anni nel carcere di Opera per cause saranno accertate dall’autopsia, non doveva restare in prigione, e doveva essere sottoposto a cure specifiche. Oltre dieci anni fa, il 15 gennaio 2008, la prima perizia di parte, “che dimostra come le attuali condizioni di salute, lungi dall’essere nate improvvisamente o per effetto di una simulazione, ma siano piuttosto il risultato di un lento processo”. I medici elencavano ansia, disturbi mentali e comportamenti bizzarri “come ridere a crepapelle anche nel cuore della notte”
“Occorre evidenziare come lo stato di salute mentale dell’imputato, sia stato ritenuto, nel corso degli anni, compromesso a tal punto da indurre d’ufficio, a fronte di preoccupanti comportamenti del detenuto, definiti, dai sanitari, ‘anomali’, sia il Magistrato di Sorveglianza competente per territorio che l’amministrazione penitenziaria, ad avanzare richiesta di sottoposizione dello stesso a osservazione psichiatrica cosi’ come prescritto dall’art. 112 del regolamento sull’ordinamento penitenziario”
, scriveva il difensore ai giudici della III corte d’Assise napoletana.Senese, alle sue tesi, allegava anche pareri di medici in servizio in istituti di pena nelle quali dal 2007 era transitato come detenuto in regime di carcere duro il boss Cosimo Di Lauro. “Del resto non si spiegherebbero altrimenti le massicce dosi di psicofarmaci somministrati per anni a un paziente psichiatrico che, evidentemente, meritava ben altra attenzione e cura terapeutica”, aggiungeva.
Come causa ipotetica scatenante delle turbe psichiche di Di Lauro, l’avvocato indicava due fattori, il protrarsi del carcere duro dal febbraio 2005, e “la somministrazione di una terapia psichiatrica qualitativamente inadeguata, in uno alla terapia farmacologica inidonea tanto nel dosaggio, e piu’ in generale, sia nella posologia che nella tipologia di farmaco”. Gia’ la Direzione sanitaria della Casa Circondariale di Roma Rebibbia scriveva: “dall’11.12.2007 ha iniziato a manifestare disturbi del comportamento caratterizzati da ansia e confusione mentale e da atteggiamenti bizzarri”.
Dario Mazza, neurologo e psichiatra forense, consulente di parte, con una relazione dell’8 marzo 2010, dopo un esame psichico, una relazione psicodiagnostica, la visione del diario clinico, nonche’ della documentazione clinica esibita dalla parte, formulava nelle conclusioni: “reazione di personalita’ da isolamento, caratterizzato dalle seguenti turbe: pseudo-allucinazioni uditive, reazione depressiva ansiosa, turbe del sonno”.
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Il presidio sanitario di Roma Rebibbia pochi giorni prima certificava un “disturbo del sonno cronico e a discreta condizione disforica in soggetto con elementi istero-temperamentali di personalita’.
A tale scopo assume copiosa (scritto inflettere maiuscole, ndr.) terapia farmacologica”
, e a settembre l’Uoc medicina della casa circondariale ricordava che “fin da dicembre 2007 e’ stato sottoposto a periodici controlli psichiatrici per un quadro caratterizzato inizialmente da ansia, a tratti di tipo disforico, con associata insonnia di grado discreto. A tali disturbi si sono aggiunte nel tempo riferite alterazioni dispercettive uditive (‘voci che parlano della moglie andando nell’intimo, fruscii notturni, ultrasuoni provenienti dal citofono della cella, forse provocati da qualcuno per non farlo dormire’).E’ stato trattato nel tempo con associazioni che assume tuttora di ansiolitici, neurolettici e ipnoinducenti di diverso tipo e a dosaggi variabili con risultati in genere parziali e incostanti”. Mazza con una relazione del 31 maggio 2011 osservava: “Dalla visione della cartella clinica emerge che Di Lauro e’ sottoposto a una terapia psicofarmacologica particolarmente incisiva e sedativa a base di ansiolitici, ipnotici, tranquillanti maggiori a tipo neurolettici, e anticolingergici in modo continuato ormai da circa tre anni”. Terapia che “non ha indotto significative variazioni migliorative del quadro di base, malgrado l’aumento del dosaggio e il ricorso ad altra categoria di psicofarmaci”.
A L’Aquila, Cosimo Di Lauro venne anche ricoverato tra giugno e luglio 2011 e ad agosto di quell’anno un altro consulente di parte, Allocca, certificava che “l’esordio psicopatologico di Cosimo Di Lauro risalirebbe al gennaio 2008, allorquando, in seguito alla evidenza di pensiero dissociativo, lo psichiatra della CC di Rebibbia gli prescrive per la prima volta un neurolettico (Haldol 5 gtt/sera)”, sottolineando “la assoluta necessita’ di ricovero presso Istituto Neurologico, da individuare, ove praticare sia le indagini genetiche, sia nuovi test neurofisiologici, sia biopsia di nervo/muscolo al fine di giungere a una corretta definizione diagnostica della patologia.
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Si conferma che la modalita’ di esordio subacuta potrebbe richiedere, qualora confermata la diagnosi di polineuropatia, un tempestivo intervento farmacologico e riabilitativo mirato ad evitare la cronicizzazione dei sintomi”.
A fine mese, anche Miccoli, del presidio sanitario dell’istituto di pena de L’Aquila, certificava: “il detenuto in oggetto risulta affetto da polineuropatia sensomotoria con disturbo bilaterale del visus, rallentamento ideomotorio, disturbo nell’articolazione della parola, masse muscolari ipotrofiche, lentezza nel movimento volontario. Al fine di escludere una patologia neurologica sistemica nell’ambito delle atrofie spino cerebrali e dell’atrofia ottica di Laber e’ consigliabile eseguire indagini genetiche come suggerito dallo specialista Neurologo dell’Istituto”.
“E’ giusto che i camorristi sanguinari finiscano i loro giorni in carcere. Inquietanti sono i messaggi Di solidarieta’ e amicizia che stanno scrivendo alcuni cittadini sui social. Ovviamente non si potranno celebrare i funerali Di un simile delinquente che va solo dimenticato per il male che ha fatto a tante persone innocenti. Chiediamo alle piattaforme social e in particolare a tik tok Di monitorare video e commenti che esaltino e mitizzino questo camorrista portandolo ad esempio”: cosi’ sulla morte in carcere Di Cosimo Di Lauro il consigliere regionale di Europa Verde Francesco Emilio Borrelli membro della commissione anticamorra.
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