In attesa dell’autopsia che dovrà chiarire le cause della morte del boss Cosimo Di Lauro emergono particolari sulle sue condizioni di salute e di detenuto.
Intanto fumava cinque pacchetti di sigarette al giorno, che avevano reso i suoi denti neri come il carbone e poi di notte “ululava”, rendendo difficile il sono anche agli altri detenuti. Non solo perché l’arresto cardiaco che ha colpito il boss gli inquirenti non escludono sia stato scatenato da condizioni fisiche particolari.
La procura di Milano per la morte del boss Cosimo Di Lauro, deceduto ieri mattina alle 7.10 nel carcere di Opera a 48 anni, ha aperto un fascicolo per il reato di omicidio colposo. Il corpo non presentava evidenti segni di violenza e nella sua cella non sono stati trovati elementi che possano far pensare a una causa di decesso diversa dalla morte naturale.
Il pm Roberto Fontana, comunque, ha disposto l’autopsia e una consulenza medico-legale e tossicologia per chiarire anche le condizioni del detenuto prima del decesso. In particolare, Fontana ha chiesto documentazione sanitaria: quali farmaci assumeva, da quanto tempo, gli effetti collaterali di queste medicine, la cartella clinica.
La Procura, inoltre, cerchera’ di comprendere anche se c’erano o meno le condizioni per una perizia psichiatrica cosi’ come sollecitata negli anni dagli avvocati difensori di Di Lauro. Nelle prossime ore, inoltre, dovrebbe arrivare la decisione della questura di Napoli riguardo i funerali, ma quasi certamente sara’ in forma privata al cimitero nel quartiere di Secondigliano.
Cosimo Di Lauro e’ stato trovato esanime, supino sul letto della sua cella, dove trascorreva gran parte della giornata, privandosi anche dell’igiene personale. Nessun segno di violenza riconducibile al suicidio e’ stato riscontrato sul cadavere.
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Ieri, pero’, dopo la notizia della sua morte, e’ serpeggiata anche l’ipotesi che si fosse tolto la vita, una voce che non ha trovato finora alcun appiglio. Per i suoi avvocati, gia’ dal 2008 Cosimo Di Lauro era incapace di sostenere i processi, contrariamente a quanto invece sostenevano gli inquirenti.
L’ultima visita dei legali risale al giugno del 2019: gli avvocati si recarono nel carcere di Opera per incontrarlo dopo avere ricevuto una lettera nella quale pero’ non aveva scritto neppure una parola.
Quando gli avvocati gli chiesero il perche’ di quel suo gesto lui rispose, ancora una volta, con frasi farneticanti, prima di congedarsi, repentinamente, per – disse ai professionisti attoniti – “una riunione importante con alcuni imprenditori che doveva sostenere nella veste di capo di un mondo parallelo”.
Articolo pubblicato il giorno 14 Giugno 2022 - 19:30 / di Cronache della Campania