Capua. Si definivano la “base di Batman” e con un pizzico di esagerazione, “un’azienda multinazionale”.
E’ quanto emerge dall’indagine coordinata dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Napoli e realizzata dai carabinieri che ha sgominato con undici arresti un agguerrito e organizzato gruppo di spacciatori con base alle palazzine popolari di Capua .
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Da qui, in particolare dal Parco Primavera, complesso facente parte del quartiere popolare di Sant’Agata, controllavano in modo egemone a Capua la vendita di hashish, cocaina e crack; acquirenti arrivavano pero’ anche da altri comuni dell’agro-caleno e dalla vicina Santa Maria Capua Vetere.
I carabinieri della Compagnia di Capua hanno notificato otto ordinanze in carcere emesse dal Gip di Napoli e altre tre ai domiciliari; tutti devono rispondere di associazione a delinquere finalizzata al traffico di sostanze stupefacenti in concorso.
L’inchiesta ha accertato, tra la fine del 2020 e l’inizio del 2021, l’esistenza di un gruppo che tra Capua, Aversa e Caiazzo spacciava hashish, crack e cocaina. Intercettazioni, ma anche attivita’ di osservazione, pedinamento e controllo, hanno documentato uno smercio continuo di sostanze stupefacenti.
Gli acquirenti davano appuntamento allo spacciatore con messaggi WhatsApp, utilizzando termini convenzionali. E i controlli dei ‘clienti’ a cui, di volta in volta, veniva sequestrato la droga acquistata, hanno mostrato che questa era destinato a un uso non personale. Sono circa 233 gli episodi di spaccio accertati, indicati in 36 capi di imputazione.
Nelle perquisizioni domiciliari legate agli arresti di oggi, nell’intercapedine ricavata in un muro delle cantine di un palazzo, sono stati rinvenuti 17 panetti di hashish
del peso complessivo di circa 1,8 chili, per un valore di mercato di tredicimila euro e un bilancino di precisione.Movimentavano grosse partite di droga, vendevano all’ingrosso e non temevano le forze dell’ordine ma i lockdown, che limitavano fortemente lo spaccio. L’intercettazione sulle limitazioni allo spaccio a causa della pandemia risale all’ottobre del 2020, quando la curva Covid era in risalita.
A parlare e’ il presunto capo della banda di pusher, Claudio Monaco, che dice al suo interlocutore: “Dobbiamo dimezzare l’approvvigionamento perche’ se arriva un nuovo lockdown restiamo con la droga in mano”. Monaco, 51 anni, era dietro le sbarre gia’ da qualche tempo: a lui il provvedimento e’ stato notificato in cella.
E’ lui che viene intercettato mentre esprime tutto il suo disprezzo per i carabinieri, specie dopo la morte del 37enne maresciallo Antonio Montaquila, investito e ucciso a Capua nel settembre 2020 mente faceva jogging (l’investitore fu arrestato).
“Devo andare a p… sui suoi fiori” dice Monaco. Dalle indagini e’ emerso che il 51enne, insieme al fratello Roberto e ai due giovani fratelli Fabio Mandesi e Davide Mandesi di 27 e 28 anni (i tre sono finiti in carcere), gestiva la base tenendo sotto scacco i residenti “onesti” del Parco.
La droga veniva infatti nascosta nelle intercapedini della cantine, nel vano ascensore, mai in casa dei pusher; inoltre Monaco e complici avevano installato numerose telecamere per controllare l’arrivo delle forze dell’ordine e avevano vedette ai punti di accesso del parco.
Gli appuntamenti con gli acquirenti venivano presi tramite whatsapp e venivano usati termini criptici per indicare la droga, sebbene poi tra di loro i pusher parlavano senza remore, tanto che gli inquirenti hanno potuto ricostruire l’organigramma del gruppo proprio ascoltando gli indagati.
Durante le indagini i carabinieri guidati dal colonnello Paolo Minutoli hanno arrestato sette spacciatori e sequestrato 13mila euro in contanti e parecchia droga per un valore di 30mila euro; stanotte, durante l’esecuzione delle misure – vi hanno preso parte decine di carabinieri con l’unita’ cinofila proveniente da Sarno – sono stati trovati sempre in un’intercapedine quasi due chili di hashish.
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