Venerdì 17 giugno h. 21.00, al Parco Borbonico del Fusaro – Ostrichina, la Cappella Neapolitana, diretta da Antonio Florio, presenta, la prima rappresentazione moderna de Bello Tiempo Passato, Intermezzo comico – Napoli 1673, Musiche di Francesco Boerio.
“Nella storia dell’opera in musica gli Intermezzi compaiono soltanto nel primo Settecento, in genere interpretati da coppie di cantanti-attori tra un atto e l’altro di un’opera seria. Ma la tradizione degli intermezzi è molto più antica e segue i percorsi della commedia dell’Arte durante il pieno Seicento, quando venivano introdotti tra gli atti delle commedie per intrattenere il pubblico pagante.
Molti elementi dei comici dell’Arte passarono nell’opera in musica “alla veneziana” quando, dopo il 1637, compagnie specializzate cominciarono a rendere itineranti i melodrammi. A Napoli i primi intermezzi, chiamati spesso “tramezzi”, si ritrovano tuttavia nei libretti di opere sacre, un genere che ebbe una straordinaria fortuna soprattutto dopo il 1670, anno in cui fu presentata La colomba ferita, capolavoro di Francesco Provenzale.”, Dinko Fabris dalle note di sala.
Ne Bello tiempo passato, la partitura alterna le parti recitative con vere e proprie arie solistiche. La trama è assolutamente tipica dei canovacci delle compagnie comiche del Seicento. La scena si apre sui vicoli della Napoli spagnola del secondo Seicento, presumibilmente riconoscibili dal pubblico. In quei vicoli si aggira un Calabrese lamentandosi per un amore lontano e per le ingiustizie subite, nella sua lingua buffa e quasi incomprensibile.
Lo ferma un Napoletano, un oste che vuole approfittare della sua ingenuità per spillargli soldi, proponendogli cibi appetitosi. Ma giunge un Ragazzo che da tempo insegue la sua preda, proprio il Calabrese sciocco, per farsene gioco: dopo averlo provocato con una secchiata d’acqua per calmarne i bollori, fugge inseguito dal Calabrese provocando la delusione del Napoletano che pensava già al ricco conto da riscuotere per il pranzo.
Il Calabrese torna riaccendendo la speranza dell’oste ma, sul più bello, compare un soldato spagnolo, che come tanti “capitani” tipici della sua nazione, si vanta di essere un guerriero invincibile, e terrorizza il calabrese e il napoletano fino a quando non torna in scena il Ragazzo che lo costringe ad una ignominiosa fuga.
Liberati tutti i presenti dal pericolo, l’oste chiede il conto al Calabrese minacciandolo con toni aggressivi ma interviene ancora il Ragazzo-gustiziere che costringe gli altri attori a fare riverenza al pubblico, perché lo spettacolo è giunto alla fine.
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